Matrimoni Gay
Un approccio hobbesiano
Può esistere un diritto a sposare
una persona dello stesso sesso? Sul
piano del diritto positivo, dove non è l’autorità
ma la forza delle istituzioni a fare la differenza, sì. Sul piano del del
costume sociale possono invece sussistere
varie posizioni e pratiche: dalla negazione assoluta all’approvazione totale,
passando per varie sfumature del conformismo politico, ideologico e culturale. Ciò però significa che fino a quando non ci sarà perfetta consonanza culturale tra diritto positivo e
costume sociale, l’idea delle “nozze gay” continuerà ad essere fonte di conflitti,
tanto più gravi quanto più forti e coese saranno le divisioni sociali. Questo in linea teorica, perché in linea pratica l'assoluta consonanza, o consenso sociale è un obiettivo impossibile da conseguire, come ben prova l'esperienza storica e sociale
Due notazioni.
La prima è che non esistono
diritti, se non quelli sanciti dalle leggi e tutelati dai codici e soprattutto dalle forze di polizia. E che di conseguenza - seconda osservazione - il cosiddetto diritto alla felicità, invocato
dalle comunità gay ( e non solo) è una costruzione culturale che non potrà non avvalersi per essere implementato dell'uso della forza. E non solo in fase di istituzionalizzazione, ma anche dopo, dal momento che il consenso sociale è storicamente fluttuante e inafferrabile. Insomma - come insegna Hobbes - il consenso sociale divide, la forza delle istituzioni unisce.
Il che implica che il
culturalismo - così apprezzato dai
sostenitori della teoria del gender (genere) - è
un’arma a doppio taglio: nel senso che alla forza per implementare una costruzione "culturale" ricorrono inevitabilmente tutti. Semplificando: amici e nemici della comunità gay. Magari, si può concedere che le tesi contrarie al matrimonio tra persone dello stesso sesso siano costruzioni culturali che possono vantare, per così dire, maggiore anzianità di servizio. Che però se non corroborata dalla forza ( o da un inafferrabile consenso assoluto) rischia di contare poco o nulla.
Parliamo di una discrasia che, riflettendo la costante frattura tra diritto e
costume sociale ( tra forza e cultura,
se si vuole), mantiene i conflitti sempre vivi, come ad esempio mostrano le varie reazioni suscitate dalla
circolare Alfano - si noti Ministro dell’Interno, a capo, come dire, del Ministero
della Forza Pubblica - sulla
cancellazione delle nozze gay contratte
all’estero.
Ciò avviene anche perché gli uomini, in ultima istanza, al capire preferiscono il credere: al logico il non logico; alla argomentazione scientifica la mitologia sociale, spesso nascosta, per dirla con Boudon, dietro "buone ragioni" che però sono accampate da tutte le parti in conflitto. Quindi, piaccia o meno, il livello di istruzione collettiva ha un valore più che altro statistico-figurativo…
Ciò avviene anche perché gli uomini, in ultima istanza, al capire preferiscono il credere: al logico il non logico; alla argomentazione scientifica la mitologia sociale, spesso nascosta, per dirla con Boudon, dietro "buone ragioni" che però sono accampate da tutte le parti in conflitto. Quindi, piaccia o meno, il livello di istruzione collettiva ha un valore più che altro statistico-figurativo…
Di qui però i perenni conflitti culturali sempre pronti a
trasformarsi in vere e proprie guerre civili. E la necessità di dirimerli,
per garantire, anche se temporaneamente, la pace sociale, attraverso lo scambio protezione-obbedienza, come Hobbes aveva ben
capito.
Insomma, i diritti, buoni o cattivi che siano, per imporsi e durare hanno sempre bisogno della spada.
Carlo Gambescia
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