Il Papa, il cristianesimo e l’Isis
Porgere l’altra guancia?
Sull’analisi politico-strategica intorno
all’avanzata dell’Isis lasciamo la parola ad Angelo Panebianco, autore di un
eccellente editoriale (*). Due parole invece sul pacifismo di certo cattolicesimo dolciastro, politicamente di sinistra, le spendiamo noi.
Il fotomontaggio con la bandiera nera
del Califfato che sventola su San Pietro apparso su una rivista jihadista, conferma che è sempre il nemico a scegliere
il proprio nemico. Per farla breve (e scusandoci per il tono troppo
confidenziale): si può porgere l’altra guancia anche per un milione di volte,
ma se il nemico ha deciso di distruggerti non ti
restano che due possibilità: o soccombere con un ramoscello d' ulivo tra
le mani, o batterti fino alla morte sua
o tua… In sintesi ( a rischio di
blasfemia): Carl Schmitt 1 - Gesù Cristo 0.
Il Cattolicesimo ( e il cristianesimo), quello meno ingenuo ( o meno fintamente ingenuo), ha sempre giustificato, se non teorizzato, quale guerra
giusta la guerra difensiva. Ora, non si chiede al Papa (ed eventualmente agli altri ministri dei culti cristiani) di mettere l'elmetto e benedire pubblicamente nuove guerre crociate, bensì di far pervenire alle cancellerie occidentali, ovviamente tra le quinte, il messaggio che un'azione di guerra, soprattutto di terra, non sarebbe sgradita. Che si aspetta ? Sarebbe un atto di realismo politico. Vero.
Certo, l'immobilismo dell'Occidente (americano ed europeo) - ben "fotografato" da Panebianco - non dipende dal pacifismo cattolico. O comunque non solo. Va anche detto che il culto non cattolico ma cristiano, non vede (e non vedrebbe), di buon occhio, per ragioni di concorrenza l' attivismo (per giunta in campo bellico) del Papa... Insomma anche il mondo cristiano, come quello islamico, è diviso. Però un via libera del Vaticano, informale s'intende, aiuterebbe...
Carlo Gambescia
(*)
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