Il Napoli non è squadra fortunata, sotto la brillante gestione di Aurelio De Laurentiis, che prese nel 2004 la squadra in C, pur sfiorando più le volte lo scudetto, è incappata nel lungo ciclo vittorioso della Juventus. Comunque il terzo scudetto c’è. Auguri e complimenti al Napoli.
Ma va registrato un altro fatto importante.
Non pochi storici del calcio – a partire dai socialisti Ghirelli e Brera – hanno collegato strutture sociali ed economiche all’andamento delle squadre calcistiche sulla falsariga ideologica delle scene di lotta di classe a San Siro.
Un’associazione causa-effetto in parte comprovata, almeno a far tempo dal consolidamento federale negli anni Venti del Novecento del “massimo campionato di serie A”, come declamava Carosio, che invece era fascista.
Dove l’economia cresce, il calcio vola. Ecco l’assioma socialista. Un tempo addirittura applicato alla nazionale di calcio sovietica, che alla fin fine non vinceva mai nulla. Ma lo si ripeteva a pappagallo per celebrare servilmente i successi economici, in verità inesistenti, di Mosca.
In effetti però, il famoso scudetto del Verona nel 1985, che gli anticapitalisti romantici del calcio mitizzano, non fu un effetto del comunitarismo delle piccole squadre, ma un prodotto del decollo del Pil nel Nord-Est, quindi della società fondata sul contratto, tanto per citare due concetti sociologici reinventati da Ferdinand Tönnies: comunità e società.
Va però detto, che il terzo scudetto del Napoli ha smentito il materialismo storico di Ghirelli, Brera e Marx.Perché nel 2022 non si è registrata alcuna sintonia tra Pil della Campania e i successi calcistici del Napoli.
Quest’anno, la Campania – con Napoli che segue a ruota – oltre a non aver mai colmato nei due decenni precedenti i dislivelli con il Nord – registra addirittura un regresso, che potrebbe restare tale anche nel 2023 (*).
Insomma, De Laurentiis ha smentito Marx e vinto lo scudetto. Di nuovo complimenti a auguri.
Carlo Gambescia
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