Forse non tutti i lettori ricordano un vecchio film: “La guerra dei bottoni”. Una guerra di ragazzi di campagna, monelli che si strappavano i bottoni degli abiti a vicenda: chi ne raccoglieva di più vinceva. Niente feriti, niente morti.
Che rapporto c’è tra i bottoni staccati e il Liceo del Made in Italy? Il lettore ci segua fino in fondo e capirà.
Sotto forte pressione di Mussolini e degli ambienti colonialisti e imperialisti nel 1937 l’Istituto Orientale di Napoli varò una laurea in scienze coloniali (*). Nel dopoguerra, alla luce dei disastri ideologici e bellici fascisti venne prudentemente soppressa.
Purtroppo, per dirla alla buona, il lupo perde il pelo ma non il vizio: Fratelli d’Italia, in attesa di mettere le mani sull’università, vuole introdurre il Liceo del Made in Italy, per la formazione dei quadri intermedi coloniali, pardon sovranisti (**).
Rileviamo tre errori.
Primo. Ammesso e non concesso che si tratti di sovranismo buono, il tentativo di raccordare scuola e professioni è destinato al fallimento, perché i tempi del mercato, anche dei mestieri e delle professioni, sono più veloci di quelli della scuola. Pertanto il liceo sovranista è destinato, ancora prima di nascere, a una rapida obsolescenza. Fatica sisifea (grande sforzo, vani risultati).
Secondo. Il quadro delle materie studiate riflette solo il versante italiano del commercio mondiale. Come se l’Italia fosse in guerra commerciale con gli altri paesi. Si trasmette ai giovani una visione conflittuale del commercio internazionale. Che non favorisce, come invece dovrebbe essere, il pacifico interscambio culturale ed economico. Un anti-Erasmus.
Terzo. Presentando l’iniziativa, Giorgia Meloni, che è non andata oltre l’istituto tecnico, si è vantata della superiorità delle scuole professionali sui licei, tra gli applausi dei suoi. Perfetto. Perché allora denominarlo “Liceo” del Made in Italy? Borghesi piccoli piccoli? Giudichino i lettori.
A nostro avviso, Fratelli d’Italia, a cominciare da Giorgia Meloni, giorno dopo giorno, sembra rivelare una visione ristretta dell’Italia, senza respiro, gretta, provinciale.
Il sovranismo, per ora, sembra essere un nazionalismo perseguito con altri mezzi, apparentemente innocui. Certo, sempre per ora, non si sognano disastrose imprese coloniali, però c’è un problema non secondario: la forma mentis è la stessa del vecchio nazionalismo. Che oggi ha assunto il nome di Made in Italy. Una specie di guerra dei bottoni. Meno pericolosa di quella con i proiettili.
Per il momento però. Perché esiste un problema di fondo, serio, di psicologia politica.
È comunque guerra. “Culturalmente” la dirigenza di Fratelli d’Italia ragiona come i colonialisti della laurea in scienze coloniali. Il che, ammesso e non concesso che le cose non precipitino (i tempi sono cambiati, eccetera, eccetera), non è psicologicamente “sano”, perché si guarda il mondo da una sola angolazione e per giunta in cagnesco.
Quindi attenzione.
Carlo Gambescia
(*) Qui per una efficace ricostruzione storica (l'articolo viene scaricato in automatico dopo il clic): https://www.google.com/url?esrc=s&q=&rct=j&sa=U&url=https://rime.cnr.it/index.php/rime/article/download/222/385/&ved=2ahUKEwjwpdKivo_-AhULxgIHHVuGAbI4ChAWegQICRAC&usg=AOvVaw3Or96iiOGf83d-E2Bxdj4O .
(**) Qui il disegno di legge: https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/19/DDLPRES/0/1372391/index.html?part=ddlpres_ddlpres1-articolato_articolato1 .
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.