L’espressione può apparire forte. Per alcuni addirittura ingiusta. Però, delle due l’una: o papa Francesco non sembra rendersi conto dei suoi atti, o se ne rende conto, pure troppo.
Ci spieghiamo meglio.
Dal punto di vista dell’aggressione russa all’Ucraina, il viaggio in Ungheria, una delle nazioni più retrive dell’Unione Europea, è uno splendido assist alla Russia, come si dice nel linguaggio sportivo (*).
La Chiesa, passata la grande paura del comunismo, ha rispolverato i vecchi archibugi dell’antiliberalismo e dell’ anticapitalismo. Perciò il Papa non va in visita nell’Ucraina filoccidentale, per giunta aggredita, nicchia sulla Russia nemica dell’Occidente, e vola nell’ultratradizionalista Ungheria, che confina con l’Ucraina. Che è a un passo quindi. Fischiettando come se nulla fosse, se ci si perdona l’immagine.
La visita in Ungheria, tra l’altro negli stessi giorni in cui la Russia bombarda Kiev, ha perciò un solo significato: far capire che la Chiesa cattolica non giudica Mosca la sola colpevole dell’invasione. E questo, come dicevamo, è un ottimo assist verso Mosca.
Al Papa non sembra importare che i fatti indichino il contrario: che, per usare le parole di Francesco, se esiste un “solista della guerra” si chiama Russia.
Che senso ha tutto questo nell’economia della politica internazionale del Vaticano? Cosa guadagna da un atteggiamento filorusso? Probabilmente si spera nel miglioramento dei rapporti con la Chiesa ortodossa russa e nella possibilità – a dire il vero remota – di una apertura di un mercato della fede cattolica di centocinquanta milioni di possibili fedeli contro i 40 dell’Ucraina.
A molti osservatori sfugge il fatto che il Vaticano, nonostante i proclami ideali, come tutti gli attori politici, ragiona in termini di potenza, cioè di possibilità di espansione. Alla fin fine, per la Chiesa cattolica, visto che la potenza si esprime sempre in cifre, conta la crescita del numero di fedeli.
Si dirà, che il nostro ragionamento è brutale, perché materialistico, quindi incapace di tenere conto dei moventi ideali. Ma quale altra spiegazione dare al silenzio della chiesa? Punteggiato da involute quanto generiche condanne di una guerra in realtà causata da Mosca, sempre per ragioni di potenza?
Cosa pensare allora? Diciamo come alternativa alla nostra tesi. Che la Chiesa non ha più una vera politica internazionale e che di conseguenza naviga a vista? Può essere.
Va però considerato, proprio sul piano dei moventi ideali, che l’anticapitalismo e l’antiliberalismo della Chiesa cattolica favoriscono i rapporti con quei paesi che condannano la fantomatica “deriva individualistica” dell’Occidente, tra i quali spiccano la Russia e l’Ungheria.
Budapest, pur facendo parte dell’Ue, non ne condivide i valori liberali, quasi quanto la Russia.
Del resto è noto che le alleanze più solide sono quelle che coniugano interessi e valori. E nel caso della Chiesa cattolica, che ad esempio da tempo guarda all’Africa, altro gigantesco mercato, girando le spalle alla secolarizzata Europa occidentale, si può obiettivamente rilevare che i suoi interessi e valori la spingono verso i nemici dell’Occidente.
Pertanto papa Francesco è perfettamente consapevole di ciò che fa.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/04/28/il-papa-in-volo-per-lungheria-previsti-incontri-con-autorita-e-clero_36232fcd-df7a-43de-8b48-ce40ece28630.html .
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