A Mosca si va in prigione per le idee, da ultimo il caso dell’Istituto Sakharov, in Europa si protesta ferocemente per andare in pensione due anni prima. A Mosca si decide di aggredire l’Ucraina, richiamando alle armi i soldati in congedo, in Europa ci si dedica alla violenza negli stadi.
L’Europa è come una nave alla deriva. L’immagine non è certamente originale, ma – crediamo – efficace. Non c’è equipaggio, non c’è comandante, ogni passeggero fa legge a sé, salvo pagare, ovviamente a rate, una crociera cominciata nel 1957, con i Trattati di Roma. Si dirà, ecco i soliti riferimenti: la stucchevole retorica sul Titanic, a coloro che danzano in abito da sera, eccetera, eccetera. No, questa volta le cose potrebbero andare peggio.
Se le destre vinceranno le prossime elezioni europee, la nave finirà non contro un banco di ghiaccio, ma contro tanti banchi di ghiaccio. Il sovranismo o nazionalismo, come diavolo lo si chiami, è un velenoso dissolvente che ha già distrutto l’Europa due volte. E la terza, farà un solo boccone delle istituzioni dell’Unione Europea: Finis Europae, e forse per sempre. Dal momento che non esiste nessuna Europa delle nazioni. Si tratta di un ossimoro. Infatti, ammesso e non concesso il principio confederativo, le confederazioni sono più litigiose delle federazioni. Mentre le federazioni, se ben gestite istituzionalmente (checks and balances, eccetera), riescono ad evitare gli ostacoli sia dell'anarchia nazionalista, amata dalle destre, sia del “superstato” sociale che invece piace tanto alle sinistre del regolamento di condominio.
Se invece vinceranno le sinistre, la nave proseguirà verso la deriva, preoccupandosi che le quote-vacanza siano versate regolarmente. Una specie di federalismo condominiale. In realtà, la nave Europa, nonostante tutto, dispone ancora di una buona rete di mezzi di salvataggio: una rete che si chiama Euro. Però si spende e si spande, provocando inflazione, e l’Euro non potrà prima o poi non risentirne. La sinistra pretende, al tempo stesso, un Euro forte e una forte spesa pubblica. Il che è impossibile.
Dicevamo dell’egoismo europeo. Si potrebbe parlare di “egoismo da status quo”. Si vuole preservare un buon tenore di vita, quello attuale, puntando, più o meno ufficialmente, sul desviluppo. Che cos’è la cosiddetta transizione ecologica, se non la versione Ue, in giacca e cravatta, della decrescita felice?
Di fatto, si pongono le basi, per un deprezzamento dell’Euro, attraverso l’accrescimento della spesa pubblica, per costruire – ecco la catastrofica stupidità – una società economica di natura anticapitalistica che rifiuta l'idea di sviluppo, il sale di ogni benessere sociale. E in particolare dell'attuale buon tenore di vita.
In questo modo, pretendendo di conoscere il bene della gente, si minano le basi dello sviluppo che invece produce il bene della gente. Autoaffondamento, per restare in metafora.
La nave di cui sopra, non solo rischia di non vedere il fatale iceberg, come il Titanic, ma teorizza la costruzione di zattere. Invece di andare avanti, va indietro. Non si morirà per Iceberg ma di freddo, fame e miseria, rigorosamente redistribuita dal capo-zattera.
L’egoismo, se spinto troppo in fondo, non premia mai i singoli, figurarsi gli stati, perché è il padrino della vigliaccheria (si veda lo stentato appoggio all’Ucraina aggredita), della miope prepotenza (si vedano le proteste francesi), della stupidità economica (si pensi alla transizione ecologica).
A dire il vero il culmine dell’imbecillità egoistica è quello dell’atteggiamento verso i migranti. Con una natalità a tasso zero si sbatte la porta in faccia a famiglie, donne e bambini. Non considerando due cose che in passato hanno fatto grande l’Europa: 1) la nostra grande di capacità di acculturare ai nostri valori lo “straniero”; 2) la sfida verso l’ignoto, che, in età moderna, ha fatto la grandezza di portoghesi, spagnoli, olandesi, britannici, scopritori e conquistatori del mondo. Va giustamente ricordato che negli equipaggi, e spesso al comando, si trovavano non pochi italiani. Comunque sia: tutti europei. Questo il punto.
Tra l’altro, i demografi ci dicono che una volta inserito nel tessuto sociale il migrante, diventato immigrato, adotta gli standard “riproduttivi” europei. Quindi nessuna “grande sostituzione” dall’alto come sostiene il complottismo razzista delle destre. Purtroppo, queste tesi , non le difende più neppure la sinistra. Come prova il discorso di Mattarella in Polonia. La redistribuzione, sulla quale ora insiste anche il Presidente, è roba da condominio europeo. La sfida è culturale. Se si vuole di mentalità. Perciò di fuoriuscita dall’egoismo.
Sta a noi accettare la sfida e tornare a credere nei valori europei, con coraggio, altruismo e gusto del rischio.
Come i primi navigatori degli Oceani. Seguiti dai corsari, dai mercanti, dai conquistatori, dai militari e anche dai preti, Valori che non sono quelli delle pensioni, degli stadi con i cori fascisti, delle divisioni dei migranti in millesimi condominiali.
Dobbiamo tornare ad essere coscienti della forza del nostro grande passato, segnato dalla modernità politica, economica e (perché no?) militare. E dal grande senso di libertà che ispirano tuttora due grandi istituzioni europee: la democrazia rappresentativa e il libero mercato.
Dimenticavano. Esistono pure non pochi imbecilli che fanno tifo per la Russia. Cioè per la dittatura e l’autarchia economica. Gli stessi cretini dei cori fascisti e razzisti negli stadi. Autolesionismo allo stato puro.
Ricapitolando: nave alla deriva, equipaggio litigioso, egoismo devastante, imbecillità diffusa.
Se continua così, l’esperienza del Titanic rischia di restare, rispetto a ciò che ci attenderà, quella di una tra le più belle crociere di tutti i tempi.
Carlo Gambescia
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