venerdì 17 novembre 2017

 Le vedove mediatiche di Totò Riina  
To be continued...



Al  “Fatto” di oggi  quasi quasi dispiace che Totò Riina sia morto (o sul punto di morire). E allora cosa si inventa  per accontentare gli affezionati lettori?  Quelli che senza una puntata  del più grande serial  politico-criminale italiano non riescono a iniziare la giornata?  Che la Mafia è in riunione per eleggere il successore. Elementare, Dottor Travaglio, elementare...
Dove prenda “il Fatto” certe informazioni, non sappiamo. Ci vorrebbe uno specialista in neuro-mafia (come per la neuro-economia). Di sicuro però, il  dispiacere per la dipartita del mafioso n. 1, attenzione da 24 anni in carcere (e questa, in un paese normale,  dovrebbe essere la buona notizia),  spezza il cuore, di larga parte della stampa italiana e di quegli opinionisti  abituati a vivere,  anche benino, sul “romanzo mafia”.
Ciò  non significa che la mafia, quella vera,   non esista, ci mancherebbe altro. Quel che si vuol dire  è che la Mafia ha assunto in Italia la funzione simbolica  svolta da  Satana e accoliti  nella teologia cristiana medievale: una  reductio ad mafium (pardon), cui si accompagna,  nel comiziante di turno, l’espressione accigliata, perché ci si ostina a non scoperchiare la famosa cupola che sarebbe a Roma. E che  di regola, quando si dice il caso,   coincide sul piano politico-umano,  con tutti coloro  che non sono di sinistra:  se un politico  è di destra, o peggio un conservatore,  secondo la vulgata dei professionisti dell’antimafia,  maleodora inevitabilmente di  “Cosa Nostra”. "Concorre, ambientalmente",  a prescindere...
Figurarsi quindi come la morte di Totò-Astaroth  abbia  gettato nello sconforto totale il “Club dell’indagate a Roma”:  Riina avrebbe dovuto vivere 2000 anni, per pentirsi, e svelare i segreti del fantomatico palazzo romano.   Che,  a forza di  identificarlo, senza un cazzo di prova (pardon), con Montecitorio,  ha portato i pentastellati  in Parlamento e Di Maio in viaggio di nozze a Washington. Naturalmente le vedove di Riina, tipo “il Fatto” e compagnia (di sinistra) cantante,  potrebbero rifarsi a breve. Come?  Se il centrodestra vincesse le prossime elezioni,  sarebbe assai facile rispolverare tutti gli stereotipi e individuare tra  gli eredi politici  di Berlusconi  i personaggi secondari  per un atteso e avvincente spin-off.
Sembra già di sentirli i ragazzi del coro: “Riforma delle pensioni? Mafia!”; “Riforma del lavoro? Mafia!”; Riforma dello ius soli (se approvato)? Mafia!”; “Riduzione delle tasse? Mafia”. E così via. fino ai brutti voti a scuola...  Mafia, anche quelli.
Riina è morto.  Arrivederci a  primavera.  To be continued...

Carlo Gambescia