lunedì 27 novembre 2017

 Berlusconi da Fazio 
Rieccolo!


Berlusconi, il vecchio mago  della pioggia,  è tornato. E si dice sicuro di vincere.  Il succo del programma  è semplicissimo: aumentare le pensioni, diminuire le tasse. Evviva il Paese di Bengodi!
Per venire alle cose serie,  il punto  è  che con  la legge elettorale in vigore servirebbe un miracolo. Per quale ragione?  Perché, sulla carta ( torneremo però sul punto),  nessun partito  sembra essere  in grado di conquistare in toto, i 231 seggi, alla Camera e i 101 al Senato,  della quota uninominale (sorta di sotterraneo premio di maggioranza), che sommati a quelli del proporzionale,  potrebbero garantire una maggioranza di governo. 
Abbiamo detto partiti: Pd, Fi, Lega, eccetera. E una coalizione?  Il  centrodestra “coalizzato”, potrebbe  farcela?   In teoria sì.  Ed è su questo che probabilmente conta Berlusconi… 
Dicevamo in teoria però.  Perché?  Per  la semplice ragione che  la vittoria  nell’uninominale impone un patto di ferro: nel senso che all’interno della coalizione, sulla base di patti di desistenza, gli elettori  leghisti dove necessario, dovrebbero votare i candidati forzisti, post-finiani, post-democristiani e viceversa. E questo dal Nord al Sud.
Cosa difficilissima, se non impossibile, da perseguire, perché i rapporti  interni al centrodestra, non sono buoni, dal momento che la Lega di  Salvini intende contendere il primato a Forza Italia, tornata ad essere più Berlusconiana che mai. Da questo punto vista, vanno anche esclusi -  a maggior ragione -   patti di desistenza, per così dire  repubblicani,  con il Pd, per impedire che nei collegi uninominali, vincano  candidati del M5S.  E qui c'è un altro rischio. Quale?  Che l’accesa concorrenza interna al centrodestra (con o senza coalizione) ed esterna con il Pd, partito che, tra l’altro, deve misurarsi a sinistra con avversari esterni ed interni,  finisca per favorire, anche per la quota uninominale,  il M5S.
Purtroppo, il tutti contro tutti,  rischia di  avvantaggiare il movimento pentastellato, che invece si presenta compatto  e con una proposta politica, priva di contenuti, ma dalle forme propagandistiche ben definite  intorno  all’idea-madre dell’antipolitica,  idea  che piace molto agli italiani.
Non comprendiamo perciò come il vecchio mago della pioggia possa ribaltare questa situazione. I suoi  possibili  “alleati”  non intendono  essere superati elettoralmente da FI.  Ciò significa, che se Forza Italia, da sola,  riuscisse  ad arrivare prima (al proporzionale),  non avrebbe i voti (uninominali) per governare: con il venti-venticinque per cento (di più sarebbe irrealistico), non si va nessuna parte. Lo  stesso discorso vale  per le altre forze di centrodestra. La questione, politicamente parlando, è di vita o di morte:  quanto più  Berlusconi accresce il suo peso relativo, tanto più diminuisce il peso delle altre forze di centrodestra e viceversa.  Quindi inevitabilmente, coalizione  o meno, ogni partito di centrodestra cercherà di togliere più voti possibili ai concorrenti:  la gara non è rivolta  tanto al vincere quanto al far perdere  il vicino di casa.   Altro che patti di desistenza.
Il Rosatellum, con il ritorno del proporzionale,  ha reso impossibile,  di “fatto”,  le alleanze,  e al tempo stesso, per quel che riguarda l’uninominale, non favorisce vittorie nette. E, cosa più grave, considerate le gravi divisioni tra le forze moderate (di destra e sinistra), rischia di facilitare,  nell' uninominale,  il movimento  pentastellato, che naviga da solo tra  30/35 per cento. E che così, una volta fatto il pieno di voti  e seggi,  potrebbe tagliare il traguardo per primo. Con tutte le conseguenze del caso…

Carlo Gambescia