Berlusconi da Fazio
Rieccolo!
Rieccolo!
Berlusconi,
il vecchio mago della pioggia, è tornato.
E si dice sicuro di vincere. Il succo del
programma è semplicissimo: aumentare le
pensioni, diminuire le tasse. Evviva il Paese di Bengodi!
Per venire alle cose serie, il
punto è che con la legge elettorale in
vigore servirebbe un miracolo. Per quale ragione? Perché, sulla carta ( torneremo però sul punto), nessun partito sembra essere in grado di conquistare in toto, i 231
seggi, alla Camera e i 101 al Senato,
della quota uninominale (sorta di sotterraneo premio di maggioranza), che sommati a quelli del proporzionale, potrebbero garantire una
maggioranza di governo.
Abbiamo detto partiti: Pd, Fi,
Lega, eccetera. E una coalizione? Il centrodestra “coalizzato”,
potrebbe farcela? In teoria sì. Ed
è su questo che probabilmente conta Berlusconi…
Dicevamo in teoria però. Perché? Per la
semplice ragione che la vittoria nell’uninominale impone un patto di ferro: nel senso che all’interno della coalizione,
sulla base di patti di desistenza, gli elettori
leghisti dove necessario, dovrebbero votare i candidati forzisti,
post-finiani, post-democristiani e viceversa. E questo dal Nord al Sud.
Cosa
difficilissima, se non impossibile, da perseguire, perché i rapporti interni al centrodestra, non sono buoni, dal
momento che la Lega
di Salvini intende contendere il primato
a Forza Italia, tornata ad essere più Berlusconiana che mai. Da
questo punto vista, vanno anche esclusi - a maggior ragione - patti di desistenza, per
così dire repubblicani, con il Pd, per impedire che nei collegi
uninominali, vincano candidati del
M5S. E qui c'è un altro rischio. Quale? Che l’accesa
concorrenza interna al centrodestra (con o senza coalizione) ed esterna con il
Pd, partito che, tra l’altro, deve misurarsi a sinistra con avversari esterni
ed interni, finisca per favorire, anche per la quota uninominale, il M5S.
Purtroppo, il tutti contro tutti, rischia di avvantaggiare il movimento
pentastellato, che invece si presenta
compatto e con una proposta politica,
priva di contenuti, ma dalle forme propagandistiche ben definite intorno all’idea-madre dell’antipolitica, idea che piace molto agli italiani.
Non comprendiamo perciò come il vecchio mago della pioggia possa ribaltare questa situazione. I suoi possibili
“alleati” non intendono essere
superati elettoralmente da FI. Ciò significa, che se Forza Italia, da sola, riuscisse ad arrivare prima (al proporzionale), non avrebbe i voti (uninominali) per
governare: con il venti-venticinque per cento (di più sarebbe irrealistico), non si va nessuna parte. Lo stesso discorso vale per le altre forze di centrodestra. La
questione, politicamente parlando, è di vita o di morte: quanto più
Berlusconi accresce il suo peso relativo, tanto più diminuisce il peso
delle altre forze di centrodestra e viceversa.
Quindi inevitabilmente, coalizione
o meno, ogni partito di centrodestra cercherà di togliere più voti
possibili ai concorrenti: la gara non è rivolta tanto al vincere quanto al far perdere il vicino di casa. Altro che
patti di desistenza.
Il
Rosatellum, con il ritorno del proporzionale,
ha reso impossibile, di “fatto”,
le alleanze, e al tempo stesso,
per quel che riguarda l’uninominale, non favorisce vittorie nette. E, cosa più
grave, considerate le gravi divisioni tra le forze moderate (di destra e
sinistra), rischia di facilitare, nell' uninominale, il movimento pentastellato, che naviga da solo tra 30/35 per cento. E che così, una volta fatto il pieno di voti e seggi, potrebbe tagliare il traguardo per primo. Con tutte le conseguenze del caso…
Carlo Gambescia