Sicilia,
elezioni regionali 2017
Prosegue la marcia del Movimento 5 Stelle
Al posto di Berlusconi, nonostante i risultati (*), non
canteremmo vittoria. Ha vinto una coalizione di quattro
partiti, o meglio (anzi peggio)
raggruppamenti, che uniti,
sommano più voti (un 2,30 %, se non
erriamo) rispetto a quelli presi da
Musumeci. Il che significa che il
consenso intorno all’avvocato
palermitano non è assoluto. Inoltre, il vincitore un post-missino (perbene, dicono),
sempre a causa del voto disgiunto, ha preso voti, anche da coloro che appoggiavano Micari: la differenza tra i
voti delle forze politiche che insieme sostenevano il candidato Pd e i voti conseguiti separatamente
non è proprio ridotta (il 4,3 %). Quindi, anche con la metà più uno dei seggi, non
vediamo vita facile per Musumeci. O comunque il rischio è quello di sempre, di immergersi nelle acque imbrogliate della ARS.
L’
unico vero vincitore è Cinque Stelle. Il suo candidato riceve quasi il 35 per cento dei voti mentre il partito - perché tale è - si attesta intorno al 27 per cento e guadagna
sei seggi. I pentastellati non conquistano la Presidenza ma continuano a crescere. La marcia di Cinque Stelle, sembra inarrestabile: si noti l'atteggiamento sprezzante del "miracolato" (dalla vita) Di Maio, che già si sente a Palazzo Chigi, verso il vecchio inquilino Renzi, ormai un povero "sfigato". Ma si osservi, sempre al riguardo, il cauto atteggiamento dei telegiornali
pubblici, che con il solito fiuto dei
segugio, si stanno riorientando, piano piano ma inesorabilmente, verso Grillo. Mai guastarsi con i futuri vincitori...
Si
tende ad attribuire la sonora sconfitta siciliana del Pd a Renzi. Può darsi. In
realtà, però, se ci si passa la caduta di stile, si litiga in due. Perciò le colpe
della sconfitta andrebbero suddivise con gli oppositori interni: la protervia
politica non paga. Cinque anni fa,
cumulando il risultato di Crocetta e della Marano
(candidata della sinistra-sinistra), il centrosinistra, prese il 37%,
oggi, più diviso di prima, si
ferma al 31. Fava, più o meno, prende gli stessi voti della Marano.
Ripetiamo, la sinistra-sinistra non cresce e la sinistra riformista perde voti.
Chi guadagna dalla disunione? Probabilmente Cinque Stelle.
Quanto
ai piagnistei sull’affluenza, rispetto
alle elezioni del 2012, il calo è dello 0,65…
C’è la conferma di un trend, non
il tracollo improvviso.
Se
lo scenario siciliano si dovesse configurare anche in occasione delle prossime politiche, diverrebbe
fondamentale la conquista della quota uninominale. Perché se Cinque Stelle, ora con una forbice di consensi tra il 27 e il 35 %, riuscisse a conquistare, a causa delle disunioni interne-esterne al centrodestra e al centrosinistra, anche i seggi della quota uninominale, potrebbe diventare il
primo partito italiano. E chiedere - anzi imporre - a Mattarella l’incarico
di formare il nuovo governo.
Certo,
il centrodestra, con il suo quaranta per cento, qualora replicasse il
risultato siciliano, potrebbe, a sua volta, candidarsi. Ma vincere è una cosa, governare un’altra… Soprattutto quando si è in
tre, quattro, cinque, eccetera… E con un Presidente del Consiglio - ammesso che Berlusconi riesca a convincere la Corte Europea - sotto il tiro della magistratura italiana di sinistra.
Pertanto,
il quadro che esce fuori dalle elezioni siciliane è quello, tanto per non farsi
mancare nulla, di grandissima instabilità. Il centrosinistra disunito non vince, quindi non può governare. Il
centrodestra, unito può vincere, ma non può governare. I Cinque Stelle, possono vincere. E potrebbero
pure governare.
Carlo Gambescia