martedì 7 novembre 2017

Sicilia, elezioni regionali 2017 
Prosegue la marcia del Movimento 5 Stelle 




Al posto di Berlusconi, nonostante i risultati (*), non canteremmo vittoria. Ha vinto una coalizione di quattro partiti, o meglio (anzi peggio)  raggruppamenti,  che uniti, sommano più voti (un  2,30 %, se non erriamo) rispetto a quelli presi da Musumeci. Il che  significa che il consenso  intorno all’avvocato palermitano non è assoluto. Inoltre, il vincitore un post-missino (perbene, dicono), sempre a causa del voto disgiunto, ha preso voti, anche da coloro che appoggiavano Micari: la differenza tra i voti  delle forze politiche che insieme sostenevano il candidato Pd e i voti conseguiti separatamente  non è proprio ridotta (il 4,3 %).  Quindi, anche con la  metà più uno dei seggi,  non vediamo vita facile per Musumeci.  O comunque il rischio è quello di sempre, di immergersi nelle acque imbrogliate della ARS. 
L’ unico  vero  vincitore  è  Cinque Stelle.  Il suo candidato riceve quasi  il 35 per cento dei voti mentre il partito -  perché tale è -  si attesta intorno al 27 per cento e guadagna sei seggi. I pentastellati non conquistano la Presidenza  ma continuano a crescere.  La marcia di Cinque Stelle, sembra inarrestabile: si noti l'atteggiamento sprezzante del "miracolato" (dalla vita)  Di Maio,  che già si sente a Palazzo Chigi,  verso il vecchio inquilino Renzi, ormai un povero "sfigato".  Ma si osservi, sempre al riguardo,  il cauto atteggiamento dei telegiornali pubblici, che con il solito  fiuto dei segugio, si stanno riorientando, piano piano ma inesorabilmente, verso Grillo. Mai guastarsi con i futuri vincitori... 
Si tende ad attribuire la sonora sconfitta siciliana del Pd a Renzi. Può darsi. In realtà, però, se ci si passa la caduta di stile, si litiga in due. Perciò le colpe della sconfitta andrebbero suddivise con gli oppositori interni: la protervia politica non paga.  Cinque anni fa, cumulando il risultato di Crocetta e della Marano (candidata della sinistra-sinistra), il centrosinistra, prese il  37%,  oggi, più diviso di prima,  si ferma al  31. Fava, più o meno,  prende gli stessi voti della Marano. Ripetiamo, la sinistra-sinistra non cresce e la sinistra riformista perde voti. Chi guadagna dalla disunione? Probabilmente Cinque Stelle.           
Quanto ai piagnistei sull’affluenza,  rispetto alle elezioni del 2012,  il calo è dello 0,65…  C’è la conferma di un  trend, non il tracollo improvviso.
Se lo scenario siciliano si dovesse configurare anche in occasione delle prossime politiche, diverrebbe fondamentale  la conquista della  quota uninominale.   Perché se Cinque Stelle,  ora con una forbice di consensi tra il 27 e il 35 %,  riuscisse a conquistare, a causa delle disunioni interne-esterne al centrodestra e al centrosinistra,  anche i seggi della quota uninominale,  potrebbe diventare il primo partito italiano.  E chiedere -   anzi imporre -    a  Mattarella  l’incarico di formare il nuovo governo.
Certo,  il centrodestra, con il suo  quaranta per cento, qualora replicasse il risultato siciliano, potrebbe, a sua volta,  candidarsi. Ma vincere è una cosa,  governare un’altra… Soprattutto quando si è in tre, quattro,  cinque,  eccetera… E con un Presidente del Consiglio - ammesso che Berlusconi riesca a convincere la Corte Europea -  sotto il tiro della magistratura italiana di sinistra. 
Pertanto, il quadro che esce fuori dalle elezioni siciliane è quello, tanto per non farsi mancare nulla, di grandissima instabilità. Il centrosinistra disunito non vince, quindi non può governare.  Il centrodestra, unito può vincere, ma non può governare. I Cinque Stelle, possono vincere. E potrebbero pure governare. 

Carlo Gambescia