mercoledì 23 dicembre 2009

Termini Imerese e 
capitalismo “competitivo”


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“L’unico modo per risolvere il nodo Termini sarebbe spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia. Se Lombardo è capace di fare questo, che Dio lo benedica", (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/12/22/visualizza_new.html_1648860796.html ) . Così, in due battute, Sergio Marchionne, ha spiegato al popolo come funziona il capitalismo “competitivo”: gli uomini come le merci non possono avere patria e sentimenti. Ma devono sottomettersi spazialmente a sua maestà il profitto. Andare dove il capitale chiama, senza riguardo per alcuno.
Ma facciamo un passo indietro. Cento anni fa gli operai di Termini Imerese, sarebbero finiti in mezzo alla strada e costretti a emigrare. Nel periodo fascista sarebbe intervenuto lo Stato. Ma anche durante la Prima Repubblica. Oggi, in piena Seconda Repubblica, i poteri pubblici invece restano a guardare. Sì, esistono gli ammortizzatori sociali (e questo in qualche modo è un progresso sociale). Ma hanno durata ridotta. E soprattutto non soddisfano un requisito identitario: quello della dignità che il lavoro conferisce all’uomo, a ogni uomo.


Il cassaintegrato, infatti, si sente inutile. E questo in una società, ripetiamo, dove il lavoro in qualche misura, è ancora fonte di riconoscimento e auto-riconoscimento sociale. Insomma, il problema non è quello del minimo vitale, o del puro sostentamento. Ma di creare per i lavoratori prospettive di vita, dignitose e socialmente accettabili.
Come concludere? Che ai lavoratori di Termini Imerese si potrebbero dare altre risposte, di tipo socialdemocratico, capaci di difendere la sostanza morale e sociale del vivere umano, come scriveva Karl Polanyi. Parliamo di politiche economiche pubbliche, dal lato della domanda. E perciò di provvedimenti (si pensi solo ai bisogni infrastrutturali della Sicilia) distanti anni luce dai torvi "istinti animali" di quel capitalismo selvaggio teorizzato da Marchionne. Che, non sappiamo se per un surplus di inopportuna ironia, l’Amministratore Delegato della Fiat definisce “competitivo”…
Ora la destra, almeno questa destra, non ne è capace, costitutivamente. Ma la sinistra, che pure negli ultimi anni ha governato, che cosa ha intenzione di fare? A parte proporre improbabili rivoluzioni "decresciste", o peggio ancora, involuzioni politiche di tipo sudamericano…


Carlo Gambescia 

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