Ma a che servono i cattolici come
Rosy Bindi ?
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Prima i fatti. E dunque l’intervista di Rosy Bindi alla “Stampa”:
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“Ci mancava pure questa. Sia ben chiaro, questa intervista deve aprirsi con la solidarietà a Berlusconi e con la condanna del gesto. Resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine...”.
( http://www.lastampa.it/redazione/cmsezioni/politica/200912articoli/50349girata.asp)
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E meno male che Rosy Bindi, era “da poco tornata dalla messa delle cinque”, stando almeno a Carlo Bertini, l’intervistatore.
Ma Rosy Bindi è veramente cattolica, come continuamente dichiara?
Bella domanda. E qui c’è un antefatto.
La Bindi, come lei stessa ricorda (http://www2.rosybindi.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=81&sid=1 ) “fu testimone della morte” di Vittorio Bachelet, avvenuta il 12 febbraio 1980 alla Sapienza. Mentre conversavano nell’atrio della Facoltà di Scienze Politiche, il professore fu avvicinato alle spalle e ucciso da un commando delle Brigate Rosse… E Rosy Bindi lo vide agonizzare nel suo sangue.
Oggi lì c’è una targa.
Ora, chiunque assista a un episodio del genere non può non maturare, per solo principio di umanità, una profonda avversione nei riguardi della violenza. Figurarsi un cattolico dichiarato…
E invece no. Sembra che quella violenza le sia scivolata addosso, senza aver lasciato alcuna traccia. Dal momento che la tesi della corresponsabilità “sistemica” della vittima, sollevata dalla Bindi a proposito di Berlusconi, venne a suo tempo usata dai brigatisti per giustificare l’uccisione del professor Bachelet, studioso di diritto del lavoro.
Per
Ma, allora, a che servono i cattolici come lei?
Carlo Gambescia
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