giovedì 24 dicembre 2009

La Rete, Carl Schmitt 

e la teoria amico-nemico



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La Rete dipende dalla politica o dall’estetica? O da entrambe? Nel senso di una estetica della politica o viceversa di una politica dell’estetica.
Non giochiamo con la parole, ma cerchiamo di porre un problema fondamentale: quello del senso dello scrivere e pubblicare in Rete.
Diciamo subito che l’agenda della Rete - e mi riferisco in particolare alla Blogosfera e Social Network in genere - è fissata dai media tradizionali. Di regola post e commenti inseguono - commentando e indagando - i fatti accaduti così come sono comunicati da radio, televisione, giornali. Certo, le “reazioni” sono differenti, spesso più dure, o se si vuole, naive, anche perché vi scrivono tutti, senza magari avere alcuna preparazione specifica… Ma il punto non è questo ( o almeno non solo).
Le “reazioni” svolgono un ruolo di approfondimento? Difficile dire. Anche perché la Blogosfera è fortemente politicizzata, per non parlare di FaceBook e simili. Ma attenzione, politicizzata, non in senso strettamente partitico, ma in chiave schmittiana: sulla Rete si scrive sempre contro qualcuno… Deve esserci “un nemico”. Possibilmente da distruggere, per ora verbalmente.

La Rete è polemos per eccellenza. Spesso a livelli addirittura inenarrabili. Di qui il fascino estetico della violenza attraverso la parola. Ma di conseguenza politica ed estetica della parola, come nell' "incendio estetico-culturale prefascista e pre-guerra civile europea, rischiano di congiungersi con effetti esplosivi, come nel caso della campagna d’odio contro Berlusconi, successiva all'aggressione (benché anche prima...), fatta di immagini e parole di fuoco.
Di qui l’impossibilità di proporre qualsiasi ragionamento obiettivo, perché a un’estetica politica della violenza non si comanda: se non si è schierati, ci si deve schierare per forza... La Rete eleva al quadrato la faziosità e la terribile logica del colpo su colpo. La Rete non conosce avversari ma solo nemici: è la guerra di tutti contro tutti. Si va dal soggettivismo più spinto, del narciso che non vuole essere contraddetto, soprattutto se eterno adolescente, all’oggettivismo schmittiano delle categorie amico-nemico, professate dal complottista tipo…
In una parola, sulla Rete accade quel che non dovrebbe mai avvenire: la militarizzazione della cultura e di conseguenza dell'informazione. Un fenomeno, tra l'altro molto temuto dallo stesso Carl Schmitt: quello dell'estensione della dicotomia amico-nemico agli altri campi della vita sociale. In realtà la Rete, nonostante la sua tanto incensata postmodernità, è molto novecentesca.
Chiudiamo con una riflessione personale.


Che senso può avere proporre riflessioni pacate (così sono definite le nostre...) a chi crede di essere sempre in trincea? Perché attratto da un' estetica jüngeriana della mobilitazione totale dell'operaio della Rete, contro un nemico continuamente reinventato e "anatemizzato"... E dunque frutto, anch’esso, di un’estetica, probabilmente barbara, della politica…
Metapolitica e sociologia, in ultima istanza, non possono nulla contro la spada dei prepotenti. La ragione, purtroppo, finisce sempre per cedere il passo alla violenza.
Anche sulla Rete. Per ora verbale, poi chissà...


Carlo Gambescia 

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