La Rete , Carl Schmitt
e la teoria amico-nemico
.
Non giochiamo con la parole, ma cerchiamo di porre un problema fondamentale:
quello del senso dello scrivere e pubblicare in Rete.
Diciamo subito che l’agenda della Rete - e mi riferisco in particolare alla
Blogosfera e Social Network in genere - è fissata dai media tradizionali. Di regola
post e commenti inseguono - commentando e indagando - i fatti accaduti così
come sono comunicati da radio, televisione, giornali. Certo, le “reazioni” sono
differenti, spesso più dure, o se si vuole, naive,
anche perché vi scrivono tutti, senza magari avere alcuna preparazione
specifica… Ma il punto non è questo ( o almeno non solo).
Le “reazioni” svolgono un ruolo di approfondimento? Difficile dire. Anche
perché la Blogosfera
è fortemente politicizzata, per non parlare di FaceBook e simili. Ma attenzione,
politicizzata, non in senso strettamente partitico, ma in chiave schmittiana:
sulla Rete si scrive sempre contro qualcuno… Deve esserci “un nemico”.
Possibilmente da distruggere, per ora verbalmente.
Di qui l’impossibilità di proporre qualsiasi ragionamento obiettivo, perché a
un’estetica politica della violenza non si comanda: se non si è schierati, ci
si deve schierare per forza... La
Rete eleva al quadrato la faziosità e la terribile logica del
colpo su colpo. La Rete
non conosce avversari ma solo nemici: è la guerra di tutti contro tutti. Si va
dal soggettivismo più spinto, del narciso che non vuole essere contraddetto,
soprattutto se eterno adolescente, all’oggettivismo schmittiano delle categorie
amico-nemico, professate dal complottista tipo…
In una parola, sulla Rete accade quel che non dovrebbe mai avvenire: la
militarizzazione della cultura e di conseguenza dell'informazione. Un fenomeno,
tra l'altro molto temuto dallo stesso Carl Schmitt: quello dell'estensione
della dicotomia amico-nemico agli altri campi della vita sociale. In realtà la Rete , nonostante la sua tanto
incensata postmodernità, è molto novecentesca.
Chiudiamo con una riflessione personale.
Che senso può avere proporre riflessioni
pacate (così sono definite le nostre...) a chi crede di essere sempre in
trincea? Perché attratto da un' estetica jüngeriana della mobilitazione totale
dell'operaio della Rete, contro un nemico continuamente reinventato e
"anatemizzato"... E dunque frutto, anch’esso, di un’estetica,
probabilmente barbara, della politica…
Metapolitica e sociologia, in ultima istanza, non possono nulla contro la spada
dei prepotenti. La ragione, purtroppo, finisce sempre per cedere il passo alla
violenza.
Anche sulla Rete. Per ora verbale, poi chissà...
Carlo Gambescia
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