A proposito di un post di Massimo
Fini sul diritto di odiare Berlusconi...
Riproduciamo il testo di Fini
pubblicato qui: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6600 .
I nostri commenti sono in colore
rosso.
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Silvio Berlusconi continua a cantare il
refrain dell’odio che sarebbe stato seminato nei suoi confronti da alcuni
settori dell’opposizione, da alcuni giornali, da alcuni opinionisti, da alcuni
artisti.
Il primo a introdurre l’odio come categoria politica fu Pierluigi Battista dopo
la grande manifestazione di piazza San Giovanni di qualche anno fa (quella
organizzata da MicroMega e da Paolo Flores d’Arcais) che radunò un milione di
persone contro una delle tante leggi “ad personam” volute dal premier per
sfuggire ai processi che riguardano lui e i suoi sodali.
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Fini invece
pure... Possibile che il nostro Ribelle non sappia che il clima di odio politico
e sociale ha radici lontane. E che è in quella divisione tra rossi e neri che
risale primo dopoguerra. E che è stata messa a fondamento della costituzione
repubblicana. Non per niente, se Berlusconi, liquida i suoi avversari come
comunisti, lui viene bollato come fascista, nemico della costituzione. Ed è da
quella fratttura storica che si deve ripartire, per capire la vera matrice di
"guerra civile" novecentesca della crisi attuale. E superarla,
andando oltre il fascismo e l'antifascismo. Il Cavaliere e i suoi nemici sono
appendici di un Novecento che non vuole finire... Ed eventualmente - le
"due" appendici - dovrebbero cadere insieme...
E, tra l'altro, di queste cose Fini ne dovrebbe sapere qualcosa personalmente,
perché due anni fa, lui e i suoi sodali furono cacciati via, sulla base della
pregiudiziale antifascista, da una manifestazione organizzata dalla sinistra
antiamericana.
E invece che fa? Prende la ricorsa e usa l’argumentum
ad hominem. Il che prova ancora una volta che la sua non è
un’analisi indipendente, ma da capetto di partito. Fini non è più il
giornalista di una volta. Bisogna prenderne atto
E infatti cita Berlusconi, il "nemico numero 1" e Battista,
giornalista del “Corriere della Sera”, ergo, si lascia intuire, un servo. E
quindi entrambi inattendibili... Ai quali contrappone Paolo Flores d’Arcais:
lui sì che è buono perché contrario a Berlusconi. Si tratta di un espediente
argomentativo: Fini fa questi nomi all'inizio dl pezzo, per catturare subito
l’attenzione del lettore, come insegnava Ortega y Gasset, grande scrittore,
giornalista di lusso e conferenziere... Fini però è a caccia di voti, più o
meno come Berlusconi. Anzi, per ora, di abbonamenti...
Inoltre Fini fa finta di non vedere... Fa il vago. Perché così può permettersi
di non distinguere fra la
Repubblica di Berlusconi, certo un furbetto, ma eletto dal
popolo, e quella giudiziaria, auspicata dal d’Arcais, non eletta da nessuno. Ma
del resto Fini non si è dichiarato Talebano? E, si sa, il Talebano non ama la
democrazia tout court: né
furbetta, né giudiziaria. E anche questa pulsione per la giustizia cotta e
mangiata, lungo un arco scellerato che va dal titanismo giacobino al
fondamentalismo antimoderno, potrebbe essere una chiave interessante per
spiegare la deriva antidemocratica di un giornalista con un passato di tutto
rispetto.
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Una manifestazione assolutamente pacifica dove non si respirava alcuna
atmosfera d’odio, ma semplicemente si contestavano delle leggi che, violando il
principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, relegava tutti gli
altri a soggetti di serie B ledendo la loro dignità. Casomai era proprio
Battista con l’apparenza di scagliarsi, in un’importante trasmissione
televisiva, contro l’odio ad alimentarlo. Ma il punto non è questo.
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Tipica petitio principii. Si dà per
dimostrato, quel che dimostrato non è: l’assenza di odio in quella
manifestazione… Ovviamente Fini sorvola abilmente, sul clima, non proprio
idilliaco, del No Berlusconi Day...
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L’odio è un sentimento, come l’amore , come la gelosia,
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Altra petitio principii. O come si dice a
Roma: Fini "la butta in caciara". Esistono sentimenti pro-sociali e
anti-sociali, basta sfogliare qualsiasi manuale di psicologia... E l'odio è tra
questi ultimi. Inoltre accostare l’amore all’odio rinvia anche all' argumentum ad populum… Ci si rivolge al
cuore della folla per blandirla. Qualche cattivo - direbbe - per fregarla...
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e
nessuno Stato, nemmeno il più totalitario, ha mai osato mettere le manette ai
sentimenti. Le ha messe alle azioni, le ha messe alle opinioni, non ai
sentimenti.
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Nuova petitio principii. Invitiamo Fini a
rileggere la storia del Novecento. In particolare le opere di Nolte, Furet e
Besançon…
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Tanto
più questo dovrebbe valere in una democrazia.
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Quale
democrazia? Quella giudiziaria? Dove chi non confessa viene tenuto in prigione?
Magari fino a quando non si decida a parlare? Salvo togliere il disturbo
suicidandosi? Come ai tempi di “Mani Pulite”...
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Io ho
il diritto di odiare chi mi pare e anche di manifestare questo mio sentimento.
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Giusto.
Anche i nazisti rivendicavano il diritto di odiare gli Ebrei… Peccato però che
il diritto all’odio non sia previsto da alcuna costituzione liberale e
democratica. Ma Fini - lo dice lui - è Talebano, quindi…
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L’unico
discrimine è la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare ma se torco
anche un solo capello alla persona, o al gruppo di persone che detesto per me
si devono aprire le porte della galera. Voler mettere le manette all’odio, come
pare si voglia fare introducendo il reato di “istigazione all’odio”, significa
in realtà mettere le manette alla critica. Perché l’odio è una categoria
psicologica di difficilissima e arbitraria definizione.
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Quindi
Tartaglia deve andare in galera.
Ma Tartaglia sembra sia psicolabile. Allora come la mettiamo? E come ci si può
difendere dal "matto" che passa all’atto? Intanto, misurando
"tutti" le parole. Una "bella calmata". O no? Cosa che
Fini, "buttandola in caciara", non fa.
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Se io scrivo che il premier (si chiami Berlusconi o Pincopallo)
è stato dichiarato corruttore di testimoni in giudizio da un Tribunale della
Repubblica, istigo all’odio o riporto un fatto di cronaca? Se scrivo che in
nessun altro paese democratico, e forse anche non democratico, un premier che
si trovi in una simile situazione non potrebbe rimanere un giorno di più al suo
posto (come fu per Collor de Mello in Brasile) istigo all’odio o esprimo una
legittima opinione, giusta o sbagliata che sia? Se scrivo che un premier, si
chiami Berlusconi o Pincopallo, fa delle leggi “ad personam” o “ad personas”
che ledono il principio di uguaglianza, istigo all’odio o denuncio una grave
anomalia del sistema?
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E quando si scrive che Tartaglia ha fatto bene? E che è un eroe?
Anche qui come la mettiamo?
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Berlusconi raggiunge poi l’apice della spudoratezza quando, dopo
l’inaccettabile aggressione che ha subito a Milano, dichiara: “Quanto è
avvenuto deve avvisarci del fatto di come sia davvero pericoloso guardare agli
altri con sentimenti che non siano di rispetto e di solidarietà.
Quindi da quest’ultima esperienza dobbiamo essere ancora più convinti di quanto
abbiamo praticato fino ad oggi e cioè che è giusto il nostro modo di
considerare gli avversari come persone che la pensano in modo diverso, ma che
hanno il diritto di dire tutto ciò che pensano. E che noi dobbiamo difenderli
per far sì che lo possano dire e che non sono nemici o persone da combattere in
ogni modo, ma persone da rispettare. Lo facciamo noi con gli altri, ci
piacerebbe che lo facessero gli altri nei nostri confronti”.
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Berlusconi sfrutta politicamente quel che gli è capitato, come
qualsiasi altro politico. Né più né meno di quel che fa Massimo Fini, che
sfrutta quel che è accaduto a Berlusconi per attaccarlo… Tipico di un
atteggiamento – ripetiamo – non da analista indipendente, cosa che Fini non è
più da un pezzo, ma da capopopolo… Inoltre con "il colpo su colpo" si
corre solo il rischio di moltiplicare l'odio. E come abbiamo già scritto
"l'odio non ha colore e non va mai giustificato. Proprio per evitare che
una certa situazione precipiti lungo la spirale, spesso irreversibile, del
terrorismo e della repressione. Una spirale del colpo sul colpo, dove rischia
di restare questione puramente "mitologica" individuare chi abbia
cominciato per primo. L'odio si combatte smettendo di odiare. Dando, insomma,
il buon esempio, senza aspettare che l'altro faccia il primo passo, soprattutto
prima - il famoso "attimo prima" poi studiato dagli storici - che una
situazione precipiti completamente. Dal momento che - e sia chiaro per tutti -
la guerra civile è male, la pace sociale è bene. Non esiste una terza
via".
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Rispetto degli avversari? Chi da quindici anni bolla tutti
coloro che non la pensano come lui o che non agiscono come lui vorrebbe, come
“comunisti” con tutta la valenza negativa che questo termine ha assunto oggi e
quindi appioppando loro tutti gli orrori del comunismo? Chi ha detto che i
magistrati (quelli naturalmente che non si adeguano ai suoi desiderata) “sono
dei pazzi antropologici”? Chi ha detto di Di Pietro, dopo aver tentato invano
di farlo entrare nel suo primo governo, che “è un uomo che mi fa orrore”?Il
diritto degli avversari di “dire tutto ciò che pensano”? Chi ha emesso
l’“editto bulgaro” definendo “criminali” Luttazzi, Freccero e Travaglio,
togliendo di mezzo i primi due e facendo additare, dai suoi mazzieri, Travaglio
al ludibrio delle folle ed esponendo il giornalista che, a differenza sua, non
è protetto da eserciti pubblici e privati, a pericolose ritorsioni?
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Argumentum
ad populum. Buono per fans di Fini… Privo di valore analitico, per le ragioni
di cui sopra. L’odio politico e sociale viene da lontano. E poi Berlusconi, “il
dittatore mediatico” non è stato battuto elettoralmente due volte? E per due
volte non se n’è stato buono buono seduto tra i banchi dell’opposizione? Di
solito gli aspiranti dittatori, quando perdono, rovesciano le democrazie… O no?
Ma forse è meglio, come sopra, "buttarla in caciara"…
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Se vogliamo metterci sul piano dei Battista e dei Berlusconi se c’è qualcuno
che ha seminato e semina odio in questo paese è proprio l’attuale premier.
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Ecco, a
questo punto, al posto di Battista, eviteremmo Piazza del Duomo e dintorni…
Un’ultima notazione. Berlusconi è convinto, credo sinceramente
convinto, che chi non lo ama “mi odia e mi invidia”. In termini psicoanalitici
si potrebbe dire che “proietta la sua ombra”.
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Chissà
invece quali saranno i contorni dell’ombra “proiettata” dall’odio di Massimo
Fini verso Berlusconi… Probabilmente gli stessi di una certa statuina del Duomo
di Milano...
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Carlo Gambescia
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