mercoledì 23 dicembre 2009

A proposito di un post di Massimo Fini sul diritto di odiare Berlusconi...


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I nostri commenti sono in colore rosso.
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Silvio Berlusconi continua a cantare il refrain dell’odio che sarebbe stato seminato nei suoi confronti da alcuni settori dell’opposizione, da alcuni giornali, da alcuni opinionisti, da alcuni artisti.
Il primo a introdurre l’odio come categoria politica fu Pierluigi Battista dopo la grande manifestazione di piazza San Giovanni di qualche anno fa (quella organizzata da MicroMega e da Paolo Flores d’Arcais) che radunò un milione di persone contro una delle tante leggi “ad personam” volute dal premier per sfuggire ai processi che riguardano lui e i suoi sodali.
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Fini invece pure... Possibile che il nostro Ribelle non sappia che il clima di odio politico e sociale ha radici lontane. E che è in quella divisione tra rossi e neri che risale primo dopoguerra. E che è stata messa a fondamento della costituzione repubblicana. Non per niente, se Berlusconi, liquida i suoi avversari come comunisti, lui viene bollato come fascista, nemico della costituzione. Ed è da quella fratttura storica che si deve ripartire, per capire la vera matrice di "guerra civile" novecentesca della crisi attuale. E superarla, andando oltre il fascismo e l'antifascismo. Il Cavaliere e i suoi nemici sono appendici di un Novecento che non vuole finire... Ed eventualmente - le "due" appendici - dovrebbero cadere insieme...
E, tra l'altro, di queste cose Fini ne dovrebbe sapere qualcosa personalmente, perché due anni fa, lui e i suoi sodali furono cacciati via, sulla base della pregiudiziale antifascista, da una manifestazione organizzata dalla sinistra antiamericana.
E invece che fa? Prende la ricorsa e usa l’argumentum ad hominem. Il che prova ancora una volta che la sua non è un’analisi indipendente, ma da capetto di partito. Fini non è più il giornalista di una volta. Bisogna prenderne atto
E infatti cita Berlusconi, il "nemico numero 1" e Battista, giornalista del “Corriere della Sera”, ergo, si lascia intuire, un servo. E quindi entrambi inattendibili... Ai quali contrappone Paolo Flores d’Arcais: lui sì che è buono perché contrario a Berlusconi. Si tratta di un espediente argomentativo: Fini fa questi nomi all'inizio dl pezzo, per catturare subito l’attenzione del lettore, come insegnava Ortega y Gasset, grande scrittore, giornalista di lusso e conferenziere... Fini però è a caccia di voti, più o meno come Berlusconi. Anzi, per ora, di abbonamenti...
Inoltre Fini fa finta di non vedere... Fa il vago. Perché così può permettersi di non distinguere fra la Repubblica di Berlusconi, certo un furbetto, ma eletto dal popolo, e quella giudiziaria, auspicata dal d’Arcais, non eletta da nessuno. Ma del resto Fini non si è dichiarato Talebano? E, si sa, il Talebano non ama la democrazia tout court: né furbetta, né giudiziaria. E anche questa pulsione per la giustizia cotta e mangiata, lungo un arco scellerato che va dal titanismo giacobino al fondamentalismo antimoderno, potrebbe essere una chiave interessante per spiegare la deriva antidemocratica di un giornalista con un passato di tutto rispetto.
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Una manifestazione assolutamente pacifica dove non si respirava alcuna atmosfera d’odio, ma semplicemente si contestavano delle leggi che, violando il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, relegava tutti gli altri a soggetti di serie B ledendo la loro dignità. Casomai era proprio Battista con l’apparenza di scagliarsi, in un’importante trasmissione televisiva, contro l’odio ad alimentarlo. Ma il punto non è questo.
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Tipica petitio principii. Si dà per dimostrato, quel che dimostrato non è: l’assenza di odio in quella manifestazione… Ovviamente Fini sorvola abilmente, sul clima, non proprio idilliaco, del No Berlusconi Day...
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L’odio è un sentimento, come l’amore , come la gelosia,
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Altra petitio principii. O come si dice a Roma: Fini "la butta in caciara". Esistono sentimenti pro-sociali e anti-sociali, basta sfogliare qualsiasi manuale di psicologia... E l'odio è tra questi ultimi. Inoltre accostare l’amore all’odio rinvia anche all' argumentum ad populum… Ci si rivolge al cuore della folla per blandirla. Qualche cattivo - direbbe - per fregarla...
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e nessuno Stato, nemmeno il più totalitario, ha mai osato mettere le manette ai sentimenti. Le ha messe alle azioni, le ha messe alle opinioni, non ai sentimenti.
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Nuova petitio principii. Invitiamo Fini a rileggere la storia del Novecento. In particolare le opere di Nolte, Furet e Besançon…
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Tanto più questo dovrebbe valere in una democrazia.
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Quale democrazia? Quella giudiziaria? Dove chi non confessa viene tenuto in prigione? Magari fino a quando non si decida a parlare? Salvo togliere il disturbo suicidandosi? Come ai tempi di “Mani Pulite”...
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Io ho il diritto di odiare chi mi pare e anche di manifestare questo mio sentimento.
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Giusto. Anche i nazisti rivendicavano il diritto di odiare gli Ebrei… Peccato però che il diritto all’odio non sia previsto da alcuna costituzione liberale e democratica. Ma Fini - lo dice lui - è Talebano, quindi…
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L’unico discrimine è la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare ma se torco anche un solo capello alla persona, o al gruppo di persone che detesto per me si devono aprire le porte della galera. Voler mettere le manette all’odio, come pare si voglia fare introducendo il reato di “istigazione all’odio”, significa in realtà mettere le manette alla critica. Perché l’odio è una categoria psicologica di difficilissima e arbitraria definizione.
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Quindi Tartaglia deve andare in galera.
Ma Tartaglia sembra sia psicolabile. Allora come la mettiamo? E come ci si può difendere dal "matto" che passa all’atto? Intanto, misurando "tutti" le parole. Una "bella calmata". O no? Cosa che Fini, "buttandola in caciara", non fa.
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Se io scrivo che il premier (si chiami Berlusconi o Pincopallo) è stato dichiarato corruttore di testimoni in giudizio da un Tribunale della Repubblica, istigo all’odio o riporto un fatto di cronaca? Se scrivo che in nessun altro paese democratico, e forse anche non democratico, un premier che si trovi in una simile situazione non potrebbe rimanere un giorno di più al suo posto (come fu per Collor de Mello in Brasile) istigo all’odio o esprimo una legittima opinione, giusta o sbagliata che sia? Se scrivo che un premier, si chiami Berlusconi o Pincopallo, fa delle leggi “ad personam” o “ad personas” che ledono il principio di uguaglianza, istigo all’odio o denuncio una grave anomalia del sistema?
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E quando si scrive che Tartaglia ha fatto bene? E che è un eroe? Anche qui come la mettiamo?
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Berlusconi raggiunge poi l’apice della spudoratezza quando, dopo l’inaccettabile aggressione che ha subito a Milano, dichiara: “Quanto è avvenuto deve avvisarci del fatto di come sia davvero pericoloso guardare agli altri con sentimenti che non siano di rispetto e di solidarietà.
Quindi da quest’ultima esperienza dobbiamo essere ancora più convinti di quanto abbiamo praticato fino ad oggi e cioè che è giusto il nostro modo di considerare gli avversari come persone che la pensano in modo diverso, ma che hanno il diritto di dire tutto ciò che pensano. E che noi dobbiamo difenderli per far sì che lo possano dire e che non sono nemici o persone da combattere in ogni modo, ma persone da rispettare. Lo facciamo noi con gli altri, ci piacerebbe che lo facessero gli altri nei nostri confronti”.
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Berlusconi sfrutta politicamente quel che gli è capitato, come qualsiasi altro politico. Né più né meno di quel che fa Massimo Fini, che sfrutta quel che è accaduto a Berlusconi per attaccarlo… Tipico di un atteggiamento – ripetiamo – non da analista indipendente, cosa che Fini non è più da un pezzo, ma da capopopolo… Inoltre con "il colpo su colpo" si corre solo il rischio di moltiplicare l'odio. E come abbiamo già scritto "l'odio non ha colore e non va mai giustificato. Proprio per evitare che una certa situazione precipiti lungo la spirale, spesso irreversibile, del terrorismo e della repressione. Una spirale del colpo sul colpo, dove rischia di restare questione puramente "mitologica" individuare chi abbia cominciato per primo. L'odio si combatte smettendo di odiare. Dando, insomma, il buon esempio, senza aspettare che l'altro faccia il primo passo, soprattutto prima - il famoso "attimo prima" poi studiato dagli storici - che una situazione precipiti completamente. Dal momento che - e sia chiaro per tutti - la guerra civile è male, la pace sociale è bene. Non esiste una terza via".
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Rispetto degli avversari? Chi da quindici anni bolla tutti coloro che non la pensano come lui o che non agiscono come lui vorrebbe, come “comunisti” con tutta la valenza negativa che questo termine ha assunto oggi e quindi appioppando loro tutti gli orrori del comunismo? Chi ha detto che i magistrati (quelli naturalmente che non si adeguano ai suoi desiderata) “sono dei pazzi antropologici”? Chi ha detto di Di Pietro, dopo aver tentato invano di farlo entrare nel suo primo governo, che “è un uomo che mi fa orrore”?Il diritto degli avversari di “dire tutto ciò che pensano”? Chi ha emesso l’“editto bulgaro” definendo “criminali” Luttazzi, Freccero e Travaglio, togliendo di mezzo i primi due e facendo additare, dai suoi mazzieri, Travaglio al ludibrio delle folle ed esponendo il giornalista che, a differenza sua, non è protetto da eserciti pubblici e privati, a pericolose ritorsioni?
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Argumentum ad populum. Buono per fans di Fini… Privo di valore analitico, per le ragioni di cui sopra. L’odio politico e sociale viene da lontano. E poi Berlusconi, “il dittatore mediatico” non è stato battuto elettoralmente due volte? E per due volte non se n’è stato buono buono seduto tra i banchi dell’opposizione? Di solito gli aspiranti dittatori, quando perdono, rovesciano le democrazie… O no? Ma forse è meglio, come sopra, "buttarla in caciara"…
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Se vogliamo metterci sul piano dei Battista e dei Berlusconi se c’è qualcuno che ha seminato e semina odio in questo paese è proprio l’attuale premier.
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Ecco, a questo punto, al posto di Battista, eviteremmo Piazza del Duomo e dintorni…

Un’ultima notazione. Berlusconi è convinto, credo sinceramente convinto, che chi non lo ama “mi odia e mi invidia”. In termini psicoanalitici si potrebbe dire che “proietta la sua ombra”.
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Chissà invece quali saranno i contorni dell’ombra “proiettata” dall’odio di Massimo Fini verso Berlusconi… Probabilmente gli stessi di una certa statuina del Duomo di Milano...

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Carlo Gambescia

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