mercoledì 2 dicembre 2009


Discussioni
Un’intervista a Michael Hardt sulla decrescita


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Segnaliamo ai lettori la seguente intervista a Michael Hardt, coautore con Toni Negri, di Impero e Moltitudine, uscita ieri sul “manifesto” (http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20091201/pagina/07/pezzo/265964/ ) . Vi si parla di decrescita in termini problematici. Alcuni passaggi, in particolare, sembrano interessanti:
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“È un istinto giusto quello di non fidarsi di coloro che insistono sull'austerità. Tuttavia, sono convinto che in questo ambito bisogna confrontarsi una buona volta sulla questione dei limiti. Questo non vuol dire che bisogna lasciar perdere la nostra battaglia per il benessere per tutti, il «vogliamo tutto» di Balestrini. Ma bisogna pure trovare una conciliazione tra le nostre domande democratiche e i limiti delle risorse naturali. Sono convinto che sia possibile tenere insieme l'illimitata creatività sociale umana e i limiti delle risorse naturali”.
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“Io penso che il discorso che si è sviluppato attorno al concetto di decrescita sconti due grossi equivoci. Prima di tutto bisogna chiarire cosa si intende per crescita, se si intende quella della grande industrializzazione, della produzione di merce materiale, oppure se si intende la crescita di conoscenze, immagini e codici. Questo è un tipo di crescita che secondo me è illimitata e che non produce necessariamente danni all'ecosistema. L'altro equivoco è che non si fa differenza tra mondo dominante e mondi subordinati. Prova a dire in un foro sociale mondiale ai sindacalisti indiani e indonesiani che non devono crescere e quelli ti mandano a quel paese. E a ragione. Perché la questione della crescita è una questione che si pone in maniera diversa per diverse economie. In ogni caso, credo che l'idea di decrescita sia parte di una discussione che è necessario fare e sono felice che nell'avvicinamento a Copenhagen si stia sviluppando un dibattito intenso attorno a questa ed altre questioni “
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“Sicuramente c'è un nesso tra la scarsità delle risorse e la difficoltà del capitale globale, ma non mi sembra convincente vedere il motivo principale della crisi economica attuale nei problemi ecologici come fanno alcuni”.
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Particolarmente interessante la distinzione tra crescita economica e sviluppo intellettuale. Che, ad esempio, è stata teorizzata, tra gli altri, da un economista non marxista, come François Perroux. Di rilievo anche l’abbozzo di approccio “laico” (non fondamentalista) alla questione ecologica.
E qui mi fermo. La parola ai lettori.



Carlo Gambescia

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