Discussioni
Un’intervista a Michael Hardt
sulla decrescita
Segnaliamo
ai lettori la seguente intervista a Michael Hardt, coautore con Toni Negri, di Impero e Moltitudine, uscita ieri sul “manifesto” (http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20091201/pagina/07/pezzo/265964/ ) . Vi si parla di decrescita
in termini problematici. Alcuni passaggi, in particolare, sembrano
interessanti:
.
“È un
istinto giusto quello di non fidarsi di coloro che insistono sull'austerità.
Tuttavia, sono convinto che in questo ambito bisogna confrontarsi una buona
volta sulla questione dei limiti. Questo non vuol dire che bisogna lasciar
perdere la nostra battaglia per il benessere per tutti, il «vogliamo tutto» di
Balestrini. Ma bisogna pure trovare una conciliazione tra le nostre domande
democratiche e i limiti delle risorse naturali. Sono convinto che sia possibile
tenere insieme l'illimitata creatività sociale umana e i limiti delle risorse
naturali”.
.
“Io penso che il discorso che si è sviluppato attorno al concetto di decrescita
sconti due grossi equivoci. Prima di tutto bisogna chiarire cosa si intende per
crescita, se si intende quella della grande industrializzazione, della
produzione di merce materiale, oppure se si intende la crescita di conoscenze,
immagini e codici. Questo è un tipo di crescita che secondo me è illimitata e
che non produce necessariamente danni all'ecosistema. L'altro equivoco è che
non si fa differenza tra mondo dominante e mondi subordinati. Prova a dire in
un foro sociale mondiale ai sindacalisti indiani e indonesiani che non devono
crescere e quelli ti mandano a quel paese. E a ragione. Perché la questione
della crescita è una questione che si pone in maniera diversa per diverse
economie. In ogni caso, credo che l'idea di decrescita sia parte di una
discussione che è necessario fare e sono felice che nell'avvicinamento a
Copenhagen si stia sviluppando un dibattito intenso attorno a questa ed altre
questioni “
.
“Sicuramente c'è un nesso tra la scarsità delle risorse e la difficoltà del
capitale globale, ma non mi sembra convincente vedere il motivo principale
della crisi economica attuale nei problemi ecologici come fanno alcuni”.
.
Particolarmente interessante la distinzione tra crescita economica e sviluppo
intellettuale. Che, ad esempio, è stata teorizzata, tra gli altri, da un
economista non marxista, come François Perroux. Di rilievo anche l’abbozzo di
approccio “laico” (non fondamentalista) alla questione ecologica.
E qui mi fermo. La parola ai lettori.
Carlo Gambescia
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