domenica 20 dicembre 2009

Onorare Craxi? Sì, ma “storiograficamente”


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Come ha notato Antonio Di Pietro, con la delicatezza che gli è propria, Craxi è morto da “latitante, condannato per corruzione e illecito finanziamento ai partiti”. Il che è vero. Sbaglia perciò la Moratti a proporre di intitolare una via di Milano all’ex segretario socialista, (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2009/12/29/visualizza_new.html_1649934294.html ). Va però anche detto che non si parla di un terrorista, ma di un politico, e di alto livello, che provò a costruire un socialismo democratico, sganciato nettamente da qualsiasi condizionamento marxista-leninista. Certo, con metodi italiani, elemosinando tangenti a destra e manca. Del resto, a differenza del Pci, i socialisti italiani non godevano di finanziamenti internazionali.
E’ pure nostra convinzione che "Mani Pulite", a un certo punto, si convertì in un vero e proprio regolamento di conti tra la sinistra rimasta fedele al Pci, pesantemente condizionata negli anni Ottanta dall’onda lunga socialista, e Craxi. Contro il quale la vendicativa sinistra paleocomunista, rispolverò addirittura l’epiteto di socialtraditore.
Ora, per una volta, siamo d’accordo con Di Pietro. Non si può dedicare una strada di Milano a un "latitante"… Ma, pur condannando il “metodo Craxi” - che non crediamo sia scomparso con lui - non possiamo non rispettare, se non ammirare, il suo grandioso progetto di rinnovamento del socialismo italiano. Una vera svolta che guardava lontano, verso la costruzione di quella socialdemocrazia di stampo europeo, che si fatica a ritrovare nell’attuale Pd, che di socialista e democratico ha veramente poco.
Craxi, nel caso, andrebbe perciò “onorato”, non con misure di tipo toponomastico, ma con un serio lavoro storiografico, rivolto a indagare le ombre e le luci, non poche, di un Psi che testardamente guardava a Turati. Il vero padre del socialismo riformista italiano.
Craxi forse non ne fu all’altezza. Ma devono essere gli storici a stabilirlo, non i giudici, o peggio ancora, gli ex giudici passati alla politica come Antonio Di Pietro.


Carlo Gambescia 

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