Onorare Craxi? Sì, ma
“storiograficamente”
Come ha notato Antonio Di Pietro, con la delicatezza che gli è propria, Craxi è
morto da “latitante, condannato per corruzione e illecito finanziamento ai
partiti”. Il che è vero. Sbaglia perciò la Moratti a proporre di intitolare una via di
Milano all’ex segretario socialista, (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2009/12/29/visualizza_new.html_1649934294.html ). Va però anche
detto che non si parla di un terrorista, ma di un politico, e di alto livello,
che provò a costruire un socialismo democratico, sganciato nettamente da
qualsiasi condizionamento marxista-leninista. Certo, con metodi italiani,
elemosinando tangenti a destra e manca. Del resto, a differenza del Pci, i
socialisti italiani non godevano di finanziamenti internazionali.
E’ pure nostra convinzione che "Mani Pulite", a un certo punto, si
convertì in un vero e proprio regolamento di conti tra la sinistra rimasta
fedele al Pci, pesantemente condizionata negli anni Ottanta dall’onda lunga
socialista, e Craxi. Contro il quale la vendicativa sinistra paleocomunista, rispolverò
addirittura l’epiteto di socialtraditore.
Ora, per una volta, siamo d’accordo con Di Pietro. Non si può dedicare una
strada di Milano a un "latitante"… Ma, pur condannando il “metodo
Craxi” - che non crediamo sia scomparso con lui - non possiamo non rispettare,
se non ammirare, il suo grandioso progetto di rinnovamento del socialismo
italiano. Una vera svolta che guardava lontano, verso la costruzione di quella
socialdemocrazia di stampo europeo, che si fatica a ritrovare nell’attuale Pd,
che di socialista e democratico ha veramente poco.
Craxi, nel caso, andrebbe perciò “onorato”, non con misure di tipo
toponomastico, ma con un serio lavoro storiografico, rivolto a indagare le
ombre e le luci, non poche, di un Psi che testardamente guardava a Turati. Il
vero padre del socialismo riformista italiano.
Craxi forse non ne fu all’altezza. Ma devono essere gli storici a stabilirlo,
non i giudici, o peggio ancora, gli ex giudici passati alla politica come
Antonio Di Pietro.
Carlo Gambescia
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