Un mio saggio e caro amico, che conosce bene la destra, questa destra di estrazione missina, quindi neofascista, sostiene che più che governare Giorgia Meloni vuole comandare (*). Ha ragione.
Ma cosa vuole dire? Qui rilanciamo, lavorando sulla sua intuizione.
Innanzitutto va chiarito un fatto fondamentale: che si governa nel nome di tutti e si comanda invece sempre nel nome di pochi, come accampati in territorio nemico. Il fascismo ad esempio, si accampò e ordinò agli italiani di comportarsi, da un giorno all’altro, da fascisti. Lo stesso Movimento Sociale, nel dopoguerra, non uscì dall’accampamento, se non per qualche sortita parlamentare. E così via fino a Giorgia Meloni. Che, come i suoi padri ideologici, continua a vedere nemici ovunque.
Saremo più precisi:
Governare un paese significa che non si può dividerlo in buoni e cattivi, autodichiararsi buoni, e governare contro altri liquidati come cattivi.
Comandare, significa preoccuparsi che gli ordini siano eseguiti, a prescindere. Si esercita l’autorità, e si giudica privo di qualsiasi importanza l'essere in disaccordo con una metà del paese
Differenza di lana caprina? Troppo sottile? Può darsi. Però, storicamente parlando, quel fascismo che è nell’album di famiglia (politica) di Giorgia Meloni, comandava e non governava. Comandò di imprigionare gli oppositori, comandò di perseguitare gli ebrei, comandò guerre puramente autolesionistiche. Comandò, perché ne aveva l’autorità, conquistata però con la violenza e con l’inganno.
Giorgia Meloni invece – si sottolinea – comanda grazie al libero voto degli elettori. Quindi è nel giusto. Però, ripetiamo, il punto è che non governa, ordina, e sempre contro qualcuno (la sinistra, i migranti, le minoranze politiche e sociali dissidenti,studenti, lesbiche, gay, bisessuali, trasgender, intellettuali, centri sociali, Ong e persino gli ultimi punk).
In sintesi: o si è dalla parte del Dio, Patria e Famiglia, la triade celebrata dalla destra, o automaticamente si diventa suoi nemici
Nemici attenzione, non avversari. Infatti il comandare, tipico dei militari, implica l’esistenza del nemico, che va sempre indicato e al quale ci si deve opporre. Di qui la necessità del comandare, in termini di ordine e disciplina, per avere la meglio sul campo, quindi vincere, sbaragliando il nemico. Il che spiega pure la logica dell’ “accampamento”.
Come si può intuire il comandare è ben lontano dalla logica liberale del governare e quando necessario mediare con l’avversario, che è tale perché condivide gli stessi valori liberali. Si pensi al concordia discors (concordia discordante) di Orazio. Che in politica indica un’armonia prodotta da una inziale discordanza di pareri, armonia che nasce da un benefico contrasto d’idee.
Si unisca al comandare il fiume di menzogne, o comunque di dichiarazioni inverificabili, raccontato ogni giorno dalla destra, con Giorgia Meloni come capofila, e si avrà il quadro di un clima politico sempre più opprimente.
L’estrema destra che ci governa è antropologicamente diversa. Non è un partito come gli altri. La sua logica politica, non solo è antilberale, dal momento che anche un comunista è antiliberale. Ma è preliberale: identitaria e gerarchica, non solo disprezza l’individuo e le sue libertà, ma le giudica inutili e pericolose, perché di intralcio all’esecuzione degli ordini.
Quindi non governa, comanda.
Carlo Gambescia
(*) Fonte della foto di copertina: https://infosannio.com/2025/04/30/giorgia-meloni-nascita-di-una-premier-con-il-mito-di-atreju/ .
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