domenica 4 maggio 2025

Papa Trump

 


Ieri Giuliano Ferrara in uno dei suoi ultimi editoriali, uno più umorale dell’altro, scomodava Shakespeare, senza giungere a nessuna conclusione  su Trump.

Va detto che di questi tempi la stessa politologia fatica molto. Trump non è inquadrabile, almeno secondo le classiche categorie del liberalismo occidentale.

È sicuramente un leader “agitatore”, spiazza e tiene sulla corda tutti. Non ama intralci: vuole comandare, più che governare, come scrivevamo ieri (*). Ideologicamente è per lo stato forte, la nazione, i metodi decisi in politica estera, e, per ora, ancora a parole (nonostante l’assalto dei suoi a Capitol Hill), un ammiratore dell’uso della violenza, del ricatto, delle parole forti nelle relazioni politiche. Apprezza i dittatori, e neppure lo nasconde. Inoltre ha un altissimo senso di sé: si considera un superuomo. La sua volontà di potenza è più che evidente.

La cultura politica di Trump, come abbiamo scritto più volte, è preliberale: crede, come Luigi XIV, che un capo pacifico non può coprirsi di gloria.

Un personaggio del genere – qui basterebbe rileggere The Federalist – è per la tradizione politica americana un corpo estraneo. Qui la sua pericolosità. Perché non lo si può trattare come un normale leader democratico o repubblicano. Non c’è nulla di buono in lui. E qui veniamo a un punto, emerso ieri, che riguarda il fotomontaggio di Trump vestito da papa, rilanciato dai social e da lui condiviso e commentato, con grande entusiasmo, addirittura su Truth. Ebbene sì, ora è ufficiale, Trump, si sente perfettamente in grado di fare anche il Papa. E lo rivela pochi giorni prima del prossimo conclave. Diciamo che sta sulla notizia. Trump è un ottimo comunicatore.

Però quel che va evitato è ridurre la cosa al dettaglio dell’autoironia. Perché parliamo di un uomo che ha più volte mostrato di esserne totalmente privo. Quindi la pista autoironica è sbagliata.

Giuliano Ferrara ha scomodato Shakespeare, noi invece scomoderemo solo Luigi Magni, regista colto e amante della storia. Chi non ricorda la sua versione della Tosca, con Proietti, Gassman (padre), la Vitti? C’è una scena in cui il barone Scarpia, bieco capo della polizia, dopo aver ingannato e congedato Tosca, tira fuori una specie di tiara da  un vano segreto e se la pone sulla testa, esclamando, se ricordiamo bene: “Perché non Papa, anch’io? Perché?”.

Ecco lo Scarpia-Trump sogna, nel suo immenso delirio di onnipotenza, di sostituirsi anche al papa. Il che, non ha precedenti, nella storia dei moderni imperatori europei, se non in Napoleone, che si incoronerà da solo nel 1804 (esistono altri pochi esempi extraeuropei, Haiti, Repubblica Centrafricana, Cina).

L’auto-incoronazione, o il semplice desiderio da Scarpia a Trump, ha una fortissima connotazione politica, come dicevamo preliberale: si guarda allo stato assoluto, che al massimo vede nella religione un ruvido strumento di controllo sociale.

Lo stato assoluto – non è ma inutile ricordarlo – era basato su un pilastro: che ogni re è imperatore “a casa sua”, quindi rifiuto delle autorità religiose o tradizionali, soprattutto se di derivazione romana. Insomma, fine dell’universalismo medievale.

Napoleone aggiunge il “tocco” dell’ auto-legittimazione mediante una dimostrazione simbolica di indipendenza e sovranità, come il porsi sul capo da solo la corona imperiale. Impero che però avrà vita breve.

Però, ecco il punto, Hitler, Mussolini, Lenin e Stalin, a parte l’ateismo di fondo, mai sognarono di mascherarsi da papi. Anche nella chiave solo simbolica della dichiarazione (a quei tempi, ovviamente, i social non esistevano). E si parla dell’esperienza totalitaria. Non una cosetta.

Trump, non sappiamo quanto consapevolmente, torna invece alle origini: allo stato assoluto preliberale. O meglio diciamo che resta in bilico tra Luigi XIV (padre dello stato assoluto) e Napoleone (incoronatosi da solo). Comunque sia, volontà di potenza allo stato puro. Anche se al momento Trump ricorda più il Barone Scarpia di Gigi Magni.

Pecchiamo di fantasia metapolitica. Trump è solo un idiota fortunato? Può anche essere.

Però, alla volontà di potenza quando c’è, e nel caso di Trump c’è, non si comanda.

Crediamo perciò che il peggio debba ancora venire.

Carlo Gambescia

 

(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/05/una-destra-che-non-governa-comanda.html .

 

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