Sapienza politica e irrilevanza politica possono anche non coincidere. La scelta di Robert Francis Prevost, il nuovo Papa, Leone XIV, un agostinano, centrista dicono, molto asciutto nei modi, stile funzionario, rinvia alla bimillenaria sapienza politica della Chiesa: se si vuole la sua assicurazione sulla vita.
Il Conclave ha mostrato grande sapienza politica. Forse sarebbe piaciuto a Machiavelli, che con Guicciardini, suo grande amico, se la rideva delle fratesche Repubbliche degli Zoccoli.
Un Papa americano, il primo nella storia della Chiesa, che tra l’altro sceglie il nome di Leone, nome di “battaglia” (Leone I, Magno, fronteggiò Attila; Leone IV costruì le famose mura contro i saraceni; Leone XIII, che oltre alla Rerum Novarum in cui sparò sul mucchio liberal-socialista, criticò l’ “americanismo”, cioè l’idealizzazione degli Stati Uniti).
Un papa americano dicevamo, eletto in un momento storico in cui gli Stati Uniti, hanno rovesciato le alleanze e parlano un durissimo linguaggio di potenza. Trump, per ora, come un piccolo Attila.
Come può essere interpretata l’elezione di Leone XIV, Papa numero 267?
In un due modi principali: a) un atto di sudditanza della Chiesa; b) una saccocciata di biglie gettata tra i piedi di Trump. Esiste anche una terza ipotesi, diciamo subordinata: c) prendere tempo, per studiare la situazione e far sì che la nuova amministrazione Trump non dia subito per scontato l’arrivo di un Papa amico: un bravo “patriota”, che non romperà le uova nel paniere. Ma potrebbe anche essere il contrario. Quindi incertezza sparsa in quantità industriali. Santa Madre Chiesa la sa lunga.
Comunque sia, le scelta, a prescindere dalla motivazione, ripetiamo, è sagace. La Chiesa, come ieri abbiamo scritto a caldo, ha una capacità unica di fiutare l’aria che tira. E l’elezione di un Papa americano, se si vuole la nostra opinione (al di là delle tre ipotesi formulate) può rappresentare una spina nel fianco di Trump. Certo, sempre ammesso che il magnate abbia un qualche interesse nel conservare l’unità dei cattolici americani e che intenda mostrarsi, quantomeno pubblicamente, rispettoso nei riguardi del Papa.
E qui si apre la questione della rilevanza politica della Chiesa (*), cioè della “post-sagacità”: della capacità o meno di incidere, sempre se vorrà incidere, sulle tribolate vicende politiche del nostro tempo. Per farla breve, Leone XIV ammorbidirà Trump, come Leone I ammorbidì Attila?
Qui servirà, per così dire, una specie di "prova del nove". Di verifica. Se si vuole il momento della verità. Innescato dagli eventi ovviamente.
Quali? La questione migranti deportati (già sembra vi sia stato qualche mese fa un piccolo scontro Prevost-Vance)? Gli errori economici di Trump, che rischiano di accrescere il numero dei poveri e delle famiglie a rischio? O ancora, l’assalto trumpiano alle libertà americane, che sono, oltre che libertà costituzionali, libertà religiose? Infatti, una Roma conciliare (ma qui dipende sempre dalla spinta alle cose che vorrà dare il nuovo Papa) non vedrebbe di buon occhio un cristianesimo americano, ebraico-centrico e anti-musulmano.
In realtà, l’unica vera prova del nove è di natura politico-militare. Come potrebbe reagire la Chiesa di Roma all’invasione armata della Groenlandia? Non si dimentichi che di recente Trump ha ribadito l’idea di impadronirsi di quella terra con le buone o con le cattive.
Quindi prima o poi colpirà.
L’attacco alla Groenlandia, tra l’altro, potrebbe innescare una crisi con l’Europa e all’interno della Nato. Ovviamente sono in gioco anche il Canada (qui però Trump sembra meno intenzionato all’invasione) e infine Panama ( diciamo ordinaria amministrazione).
Per le sue conseguenze, molte delle quali impreviste (si pensi alla forza mitizzante di un’eroica resistenza locale; a Jens-Frederik Nielsen con l’elmetto e il mitra come Allende; alla richiesta disperata di aiuto alla Danimarca, e di riflesso all’Europa), l’invasione della Groenlandia potrebbe addirittura portare a un conflitto militare Europa-Stati Uniti. Ovviamente non va esclusa neppure l’acquiescenza di un’ Europa, minacciata su due fronti, a Est (Russia) a Ovest (Stati Uniti) .
Però resta il punto: cosa farebbe Leone XIV? Il “patriota americano”, il bravo ragazzo in senso trumpiano? Oppure il difensore della libertà?
Tutte le chiacchiere, in massima parte inutili, delle ultime ore (non
c’è nulla di più sterile che il proiettare i propri desideri
sull’analisi degli eventi), non aiutano a capire una cosa: che Leone
XIV rischia di imbattersi in un enorme scoglio di natura
politico-militare.
Ora, una Chiesa “ospedale da campo”, grande organizzazione umanitaria, sarebbe la più idonea ad affrontare la bufera? Non crediamo. Una Chiesa in camice bianco e stereoscopio al collo, cura i feriti e resta a guardare. Oppure occorre una Chiesa militante che distingua i buoni dai cattivi e si schieri con i veri difensori della libertà contro le dittature? E in nome di che cosa?
Un passo indietro. Quando si parla della critica all’americanismo di Leone XIII ( racchiusa, per precisione, nella lettera apostolica Testem Benevolentiae diretta all’arcivescovo James Gibbons di Baltimora, 1899), si deve riflettere su un punto: Leone XIII, che nella Rerum Novarum, recepì l’antiliberalismo dei padri Taparelli e Liberatore, rivendicava l’universalismo spirituale del Chiesa contro l’universalismo organizzativo degli Stati Uniti.
Tuttavia l’idea di una Chiesa “ospedale da campo”, ideologicamente parlando, va nella direzione dell’universalismo organizzativo Usa.
Perciò, al di là di tutto, anche dell'invasione della Groenlandia, che per noi, ribadiamo, è molto più di un'ipotesi, resta una questione fondamentale.
Tornerà la Chiesa a incidere politicamente? A ribadire, sul piano ideologico, il suo autentico universalismo spirituale, nel senso di non fare sconti ai nemici della libertà. Scelta che, ovviamente, può avere varie declinazioni politiche, dal recupero della controrivoluzione al rilancio del socialismo cristiano o ecologista. Però sarebbe una Chiesa viva. Oppure continuerà, passivamente, a curare i feriti?
Qui, la "prova del nove". Qui si gioca la missione di Leone XIV.
Carlo Gambescia
(*) Si veda qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/05/lirrilevanza-politica-del-papa.html .
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