Roma/ L’uomo che al semaforo palleggia con la testa
Un simbolo di libertà
Domenica
scorsa tornando da Fiumicino, dal finestrone del bus shuttle, fermo al
semaforo rosso, ho scorto un uomo di circa sessanta’anni, tarchiato, che, palleggiando abilmente con la testa, intratteneva automobilisti,
attenti e generosi. Insomma, al verde, tutti felici e contenti.
Artista
di strada o foca ammaestrata? Dovremmo,
innanzitutto, chiederlo a lui (*). Che
dire? Prendersela con il capitalismo
cattivo che costringe gli uomini a vendersi, magari umiliandosi, all’angolo
della strada? Oppure gioire della capacità umana, di inventarsi un lavoro, tutto sommato onesto, capace di produrre
reddito?
Due
possibilità. Coloro che chiamano in causa il capitalismo appartengono all’universo
dei moralisti. quelli che ritengono di sapere sempre cosa sia bene per l’individuo, per imporglielo. Mentre
coloro che celebrano la creatività umana, anche a livelli non propriamente elevati (diciamo, a prescindere),
appartengono al mondo piuttosto ridotto, minoritario dei pragmatici, del vivi e lascia vivere.
Da un
lato coloro che possiedono ( o meglio
credono di possedere) una ricetta morale (che quasi sempre diventa politica) in grado di riformare il
mondo, dall’altro coloro che confidano nelle capacità
pratiche degli uomini, da sempre, si dice, in grado di cavarsela da soli. I primi, enfatizzano quel bisogno di sicurezza, che secondo alcuni animerebbe la maggioranza degli uomini, al
punto di barattare la libertà con la schiavitù; i secondi
credono invece nella volontà di libertà ad ogni costo che, per contro, apparterrebbe a pochi. Chi ha ragione? Premesso che, comunque sia, si tratta di atti di fede sulla reale consistenza della natura umana, ritengo se non giusta, più vicina alla realtà delle cose, la tesi di Hayek. Il quale scorge, a proposito della dicotomia di cui sopra, da un lato razionalisti e
costruttivisti, (per riferirsi al palleggiatore: quelli che si indignano e invocano l'assistenza sociale), dall’altro i pragmatici e liberali (quelli che si divertono e "manciano"...). Ovviamente, è altrettanto vero, che
l’ordine spontaneo, teorizzato da Hayek (economista e filosofo), non guarda in faccia nessuno. E per dirla
con Morandi (cantante), uno su mille ce la fa. Però
ecco il punto, come giustamente scrive Hayek:
« È
ancor preferibile per tutti , che siano liberi solo alcuni piuttosto che nessuno, e anche che siano molti a poter godere di una piena libertà piuttosto
che tutti abbiano soltanto una libertà
limitata. L’importanza della libertà di
poter fare una determinata cosa - questo è il punto - non ha nulla da vedere con quanti vogliono farla:
il rapporto può anche essere inversamente proporzionale. Ne consegue, tra l’altro
che una società può essere intralciata da controlli anche se la grande maggioranza può ignorare che la sua libertà è stata significativamente
limitata. Se procediamo presumendo che è importante solo l’uso della libertà
fatto dalla maggioranza, creeremo certamente una società stagnante con tutte le
caratteristiche dell’assenza di libertà». (La
società libera, Vallecchi, Firenze 1969, p.
52, tit. or. The Constitution of Liberty, 1960)
Perciò,
la libertà è rischio (di non farcela). E di conseguenza non può essere legata
(anzi non deve) al placet delle
maggioranze, di solito dalle inclinazioni bovine, più amanti della sicurezza che della libertà. E che vorrebbero mettere sotto tutela l'intera società.
Ciò
significa che l’uomo che palleggia con la testa, difende la libertà di tutti. Vigili urbani, pertanto, lasciatelo palleggiare...
Carlo Gambescia
(*) Qui alcune informazioni sul palleggiatore,
risalenti al 2011. Quindi il “Nostro” si è reinventato come artista di strada:
http://www.igossip.it/gossip/16537-anziano-60enne-mendica-al-semaforo-palleggiando/
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