martedì 24 novembre 2015

Roma/ L’uomo che al semaforo  palleggia con la testa
Un simbolo di libertà


Domenica scorsa tornando da Fiumicino, dal finestrone del bus shuttle, fermo al semaforo rosso,  ho scorto un uomo di circa sessanta’anni, tarchiato,   che, palleggiando abilmente  con la testa, intratteneva  automobilisti, attenti e generosi.  Insomma,  al verde,  tutti felici e contenti.  
Artista di strada o foca ammaestrata?  Dovremmo, innanzitutto, chiederlo a lui (*).  Che dire?  Prendersela con il capitalismo cattivo che costringe gli uomini a vendersi, magari umiliandosi, all’angolo della strada? Oppure gioire della capacità umana, di  inventarsi un lavoro, tutto sommato onesto, capace di produrre  reddito?
Due possibilità. Coloro che chiamano in causa il capitalismo appartengono all’universo dei moralisti. quelli che ritengono di sapere sempre cosa sia bene per l’individuo, per imporglielo. Mentre coloro che celebrano la creatività umana, anche a livelli  non propriamente elevati (diciamo, a prescindere), appartengono al mondo piuttosto ridotto, minoritario dei pragmatici, del vivi e lascia vivere. 
Da un lato coloro che  possiedono ( o meglio credono di possedere) una ricetta morale (che quasi sempre diventa politica)  in grado di  riformare il  mondo, dall’altro coloro che confidano nelle capacità pratiche degli uomini,  da  sempre, si dice, in grado di  cavarsela da soli. I primi, enfatizzano quel   bisogno di sicurezza, che secondo alcuni animerebbe  la maggioranza degli uomini, al punto di barattare la libertà con la schiavitù; i secondi  credono invece  nella volontà di libertà ad ogni costo che,  per contro,  apparterrebbe a  pochi.  Chi ha ragione?  Premesso che,  comunque sia, si tratta di atti di fede sulla reale consistenza della natura umana,  ritengo se non giusta, più vicina alla realtà delle cose,  la tesi di Hayek.   Il quale scorge, a proposito della dicotomia di cui sopra,  da un lato razionalisti e costruttivisti, (per riferirsi al palleggiatore:  quelli che si indignano e invocano l'assistenza sociale), dall’altro i pragmatici e  liberali (quelli che si divertono e "manciano"...). Ovviamente, è altrettanto vero, che l’ordine spontaneo, teorizzato da Hayek (economista e filosofo),  non guarda in faccia nessuno. E per dirla con Morandi (cantante), uno su mille ce la fa. Però ecco il punto, come giustamente scrive Hayek:

« È ancor preferibile per tutti , che siano liberi solo alcuni  piuttosto che nessuno, e  anche che siano molti  a poter godere di una piena libertà piuttosto che tutti abbiano  soltanto una libertà limitata. L’importanza della libertà  di poter fare una determinata cosa - questo è il punto -  non  ha nulla da vedere con quanti vogliono farla: il rapporto può anche essere inversamente proporzionale. Ne consegue, tra l’altro che una società può essere intralciata da controlli  anche se la grande maggioranza  può ignorare che la sua libertà è stata significativamente limitata. Se procediamo presumendo che è importante solo l’uso della libertà fatto dalla maggioranza, creeremo certamente una società stagnante con tutte le caratteristiche dell’assenza di libertà». (La società libera, Vallecchi, Firenze 1969, p.  52,  tit. or. The Constitution of Liberty, 1960)

Perciò, la libertà è  rischio (di non farcela). E di conseguenza  non può essere legata (anzi non deve) al placet delle maggioranze, di solito dalle inclinazioni bovine, più amanti della sicurezza che della libertà.  E che vorrebbero mettere sotto tutela l'intera società.  
Ciò significa che l’uomo che palleggia con la testa,  difende la libertà di tutti.  Vigili urbani, pertanto, lasciatelo palleggiare...
Carlo Gambescia
               

 (*) Qui alcune informazioni sul palleggiatore, risalenti al 2011. Quindi il “Nostro” si è reinventato come artista di strada:   http://www.igossip.it/gossip/16537-anziano-60enne-mendica-al-semaforo-palleggiando/

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