venerdì 13 novembre 2015

Europa sveglia!
Con sorrisi  e lacrime non si va da nessuna parte...




Uno. È di oggi: l’arte sacra cristiana, a scuola può turbare  gli studenti di altre fedi. Quindi  niente visite guidate a  chiese e mostre “dedicate”.
Due. Intanto, in Medio Oriente si combatte, una guerra di religione, con terribili  ripercussioni globali.
Tre. Un’Europa,  nelle mani di cattolici di sinistra, socialdemocratici, post-comunisti ( e quando fanno comodo populisti e neofascisti),  discrimina economicamente  Israele,  unica nazione mediorientale, dove è possibile organizzare, piaccia o meno,  un gay pride (può sembrare una stupidaggine, ma non è così:  genealogicamente - e il nemico lo sa bene -  si potrebbe risalire all’Areopagitica di Milton). 
Quattro. Per contro, un ebreo ieri  sera è stato accoltellato a Milano in perfetto stile Intifada.  
Cinque. Infine, la polizia, sempre ieri, ha sgominato una  banda  islamista, pronta a compiere attentati a pioggia.
L’Europa è in guerra, ma fa finta di nulla. Non ci stancheremo mai di ripeterlo.  
Ora,  che i cittadini debbano continuare la loro vita, se possibile, in modo piano e tranquillo, anche nelle situazioni più difficili, è buona regola di governo (perfino un brigante come Hitler, fino al 1942-43, saccheggiando i paesi occupati, si sforzò di non fare pesare l’immane conflitto da lui provocato sulle spalle del popolo tedesco). Ma i responsabili, le classi dirigenti, no. Esse devono in tutti i modi: 1) individuare il pericolo e rimuoverlo con tutti i mezzi necessari, opponendo una forza militare superiore a quella del nemico; 2) difendere, valorizzare e promuovere i valori, per i quali è degno combattere il nemico, valori  che, per  evitare subito equivoci, non sono quelli del porgere l’altra guancia.
Ci spieghiamo meglio.
Nel primo caso (individuare, eccetera), l’approccio delle classi dirigenti europee,  politiche in particolare, è di tipo pacifista. Risente dell’irenismo culturale  cattolico, socialista,  liberale di sinistra (non realista). Con devastanti effetti di ricaduta sulla politica estera. 
Nel secondo caso (difendere,  valorizzare, eccetera),   tra cattolici, socialisti e liberali di sinistra non c’è accordo di fondo sui valori da difendere, ma solo su quelli da respingere in nome di un umanitarismo dolciastro e accomodante. Di qui, un penoso e peloso relativismo di stato che se per un verso facilita e neutralizza le relazioni di cittadinanza, per l’altro, ottunde  il senso di appartenenza a una tradizione politica, economica e sociale che ha fatto grande l'Europa  e il mondo nei secoli moderni: dalle istituzioni liberali  all'economia di mercato, dalla libertà di pensiero e parola al progresso scientifico e tecnologico. Una pagina di storia, autenticamente gloriosa. Di cui ogni europeo dovrebbe andar fiero. Uno "zoccolo duro" di valori da difendere a ogni costo, anche con la spada, e non  da annacquare per ragioni di quieto vivere.  
E invece? Per farla breve:  pacifismo politico e singhiozzo dell’uomo bianco distinguono  l’Europa di oggi. Ma con i sorrisi e con le lacrime non si va da nessuna parte. Europa sveglia! 

Carlo Gambescia


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