Europa sveglia!
Uno. È di oggi: l’arte sacra cristiana, a scuola può
turbare gli studenti di altre fedi. Quindi niente visite guidate a chiese e mostre
“dedicate”.
Due. Intanto, in Medio Oriente si combatte, una guerra di
religione, con terribili ripercussioni globali.
Tre. Un’Europa, nelle mani di cattolici di sinistra,
socialdemocratici, post-comunisti ( e quando fanno comodo populisti e
neofascisti), discrimina economicamente Israele, unica nazione
mediorientale, dove è possibile organizzare, piaccia o meno, un gay pride
(può sembrare una stupidaggine, ma non è così: genealogicamente - e il
nemico lo sa bene - si potrebbe risalire all’Areopagitica di Milton).
Quattro. Per contro, un ebreo ieri sera è stato
accoltellato a Milano in perfetto stile Intifada.
Cinque. Infine, la polizia, sempre ieri, ha sgominato
una banda islamista, pronta a compiere attentati a pioggia.
L’Europa è in guerra, ma fa finta di nulla. Non ci
stancheremo mai di ripeterlo.
Ora, che i cittadini debbano continuare la loro vita,
se possibile, in modo piano e tranquillo, anche nelle situazioni più difficili,
è buona regola di governo (perfino un brigante come Hitler, fino al 1942-43,
saccheggiando i paesi occupati, si sforzò di non fare pesare l’immane conflitto da
lui provocato sulle spalle del popolo tedesco). Ma i responsabili, le classi
dirigenti, no. Esse devono in tutti i modi: 1) individuare il pericolo e
rimuoverlo con tutti i mezzi necessari, opponendo una forza militare superiore
a quella del nemico; 2) difendere, valorizzare e promuovere i valori, per i
quali è degno combattere il nemico, valori che, per evitare subito
equivoci, non sono quelli del porgere l’altra guancia.
Ci spieghiamo meglio.
Nel primo caso (individuare, eccetera), l’approccio delle
classi dirigenti europee, politiche in particolare, è di tipo pacifista.
Risente dell’irenismo culturale cattolico, socialista, liberale di
sinistra (non realista). Con devastanti effetti di ricaduta sulla politica
estera.
Nel secondo caso (difendere, valorizzare,
eccetera), tra cattolici, socialisti e liberali di sinistra non c’è
accordo di fondo sui valori da difendere, ma solo su quelli da respingere in
nome di un umanitarismo dolciastro e accomodante. Di qui, un penoso e peloso
relativismo di stato che se per un verso facilita e neutralizza le relazioni di
cittadinanza, per l’altro, ottunde il senso di appartenenza a una
tradizione politica, economica e sociale che ha fatto grande l'Europa e il mondo nei
secoli moderni: dalle istituzioni liberali
all'economia di mercato, dalla libertà di pensiero e parola al progresso scientifico e tecnologico. Una pagina di
storia, autenticamente gloriosa. Di cui ogni europeo dovrebbe andar fiero. Uno
"zoccolo duro" di valori da difendere a ogni costo, anche
con la spada, e non da annacquare per ragioni di quieto vivere.
E invece? Per farla breve: pacifismo politico e
singhiozzo dell’uomo bianco distinguono l’Europa di oggi. Ma con i
sorrisi e con le lacrime non si va da nessuna parte. Europa sveglia!
Carlo Gambescia
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