mercoledì 25 novembre 2015

La crisi in Medio Oriente si fa sempre più grave
In difesa di un’Europa decadente (*)




Belgio e Francia sono in  stato d’assedio.  La Turchia, che  ha  aspirazioni  europee, abbatte senza tanti complimenti, un aereo russo  che bombarda lo Stato Islamico:  acerrimo nemico del nostro stile di vita.  Hollande, con il cappello in mano,  mendica dagli americani un aiuto che Obama, politico mediocre, riduce  al puro e semplice  scambio di informazioni. Tunisi subisce un pesante attentato di matrice islamista. Kobler, inviato speciale dell’Onu, sottolinea che l’Isis  rappresenta  la minaccia più grave in Libia.  In Italia si piange,  in mezzo ai grigiastri fumi della retorica pacifista, la studentessa morta a Parigi. Renzi, evidentemente privo di senso del ridicolo,  promette maggiori investimenti in sicurezza interna. Gli altri partner europei,  a parte Cameron,  tacciono e attendono.
Il quadro è desolante. Riflette  l’immagine, tristemente deformata, di un’ Europa decadente incapace di difendersi da chi  aspira a distruggerla, solo perché esiste.  Quali sono le ragioni di questa crisi?
Diciamo che  - semplificando -  l’Europa  ha reciso  le sue più importanti radici storiche.  Si pensi al glorioso liberalismo armato dell’Ottocento, delle grandi guerre di indipendenza,  trasformatosi  in bieco nazionalismo, giustamente sprofondato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Oppure all’orgoglio coloniale, divenuto senso di colpa, perché  vittima di una caramellosa ideologia dei diritti universali.  Un approccio dolciastro che ha infierito, e duramente, anche sull’orgoglio cristiano: quando mai, oggi, Papa  Francesco, benedirebbe, ammesso che sia possibile armarne uno,  un esercito cristiano in partenza per la Siria?
Si dirà, liberalismo e democrazia, pagano le proprie contraddizioni.  Il primo, per  essersi trasformato in pura e semplice ideologia economica,  la seconda per essere divenuta comodo  riparo di furbi demagoghi, messisi, apparentemente, al servizio di maggioranze oziose e  viziate. Di qui, l'inevitabile resa dei conti.           
Si dovrebbe recuperare lo spirito del 1945.  Anche se, a pensarci bene, come si arrivò alla Seconda Guerra Mondiale? Per strappi successivi. L’Europa anche allora, per alcuni già avviata  sulla strada della decadenza, non voleva battersi (“Morire per Danzica?"). Eppure, alla fine fu costretta. Come furono obbligati gli Stati Uniti.  E si vinse. Tutti insieme. In difesa di un’Europa decadente. Ma liberale e democratica.  

Carlo Gambescia


(*) Rubiamo il titolo al magnifico libro di Raymond Aron (Mondadori 1978)

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