Dove va Papa Francesco?
Sociologia della Chiesa Cattolica ai
tempi di Vatileaks 2
Al
di là del fuoco mediatico, che non va
oltre il pettegolezzo, il complottismo e l’anticlericalismo vecchio stile, che cosa c’è sotto Vatileaks 2, di sociologico, ? O meglio, quali riflessioni può suggerire al sociologo?
Intanto, che
i processi di riforma delle strutture
istituzionali, a maggior ragione quelle con
valori legittimanti forti da estendere e difendere, sono sempre pericolosi per la stabilità
dell'istituzione stessa.
Soprattutto, quando la rete decisionale e dei controlli, inevitabilmente, come ogni struttura, presenti a livello di élites dirigenti (non è mai uno solo
a governare, anche nelle monarchie
assolute), fisiologiche (figurarsi se
patologiche) aree di vulnerabilità,
rispetto al modo di interpretare necessità e natura delle riforme stesse.
Insomma,
tutto, diventa più difficile. Allora, le riforme vanno sempre evitate? No. Il vero punto della questione è che un processo riformistico può essere inteso in due
modi: come riforma della classe dirigente e come revisione dei contenuti
ideologici. Il primo tipo di riforma si
scontra con la necessità di sostituire
dirigenti meno validi, con altri più validi, sulla base di caratteristiche
legate all’età, alla qualifica, alla rettitudine, capacità organizzative. Il secondo
tipo riforma, oltre alle caratteristiche precedenti, implica la fedeltà al processo di revisione dei contenuti ideologici della riforma. Ora, quanto più i due percorsi riformisti si intersecano
tanto più diventa difficile condurli a termine con successo. Ci dovrà accontentare
di mezze misure, retromarce, compromessi, eccetera. Insomma, prudenza politica imporrebbe di
affrontare un processo di riforma alla volta. E con cautela. Anche perché una struttura istituzionale, non
vive sospesa nel vuoto, ha amici e nemici esterni, che possono condizionare, i
processi di riforma interni. Ciò significa che ogni struttura deve sempre operare su due fronti.
Ora,
la Chiesa Cattolica ,
in quanto struttura fondata su valori forti, a ogni processo di riforma dei
propri contenuti ideologici, rischia fratture interne, ossia il dividersi, come
tutti i sistemi politici e non, in conservatori e innovatori. Come sta accadendo. Inoltre, i rischi crescono, quando si tenta di saldare insieme i due processi di
riforma (contenuti e dirigenti). Come sta accadendo. Infine, tutto diviene più
difficile quando il numero dei nemici esterni sia superiore a quello degli amici
esterni. Come sta accadendo. Superiorità
dei nemici che rischia di aumentare le frizioni interne, perché, i nemici
(tanti) come gli amici (pochi) influiscono sui posizionamenti interni puntando,
in primis, sulle divisioni esistenti. Come sta accadendo.
Ovviamente,
chi scrive non è nelle condizioni di dare consigli a Papa Francesco. Ma se
fossimo in Lui, per ora punteremmo sulla riforma delle élites dirigenti, frenando su quella dei
contenuti ideologici. Che potrà essere affrontata dopo, con un classe dirigente
nuova e compatta, stretta intorno al
Papa.
Infine,
il Papa dovrebbe guardarsi bene dal favorire i caudillismi del genere “Francesco vai avanti, il Popolo di Dio è con Te”, perché di fatto “il Popolo di Dio” sul piano
politico, per non parlare di quello legato agli apparati legittimi ( o meno) del monopolio della forza, è semplicemente inesistente. Quindi il Papa corre il rischio di ritrovarsi solo. Del resto, sotto tale aspetto, Francesco sembra
aver dimenticato un sano principio di prudenza politica, rivendicato dall'Illuminismo più conservatore, ma esercitato informalmente per secoli
dalla Chiesa-Istituzione: tutto per il popolo ma nulla attraverso il popolo.
Carlo Gambescia
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