Eccidio di Parigi
Il miglior amico del razzismo
è il governante vile...
È celebre la frase di Mussolini “non si
può fare la guerra senza odiare il nemico” (2 dicembre 1942). Mussolini era un
dittatore. Ma non va neppure ignorato l'odio verso
Hitler evocato da Churchill, che non era un dittatore: “Batterci contro una tirannide mostruosa, non mai superata
nei tragici annali dell’umana criminalità" (13 maggio 1940).
Ieri il presidente Obama, lo stesso Papa e altri leader, pur con sfumature diverse, hanno addirittura messo in discussione, l’umanità (come appartenenza, crediamo, a un unico genere umano) dei terroristi in azione a Parigi. Parliamo di un Presidente, politicamente discutibile, ma di sentimenti democratici, e di un Papa che ha scelto come nome quello di Francesco, autore di una celebre cantica in onore di tutte le creature della terra.
Ieri il presidente Obama, lo stesso Papa e altri leader, pur con sfumature diverse, hanno addirittura messo in discussione, l’umanità (come appartenenza, crediamo, a un unico genere umano) dei terroristi in azione a Parigi. Parliamo di un Presidente, politicamente discutibile, ma di sentimenti democratici, e di un Papa che ha scelto come nome quello di Francesco, autore di una celebre cantica in onore di tutte le creature della terra.
A
questo punto ci si chiederà, ma allora l’amore? Non è
un sentimento umano? Certamente, ma anch’esso
è divisivo, perché nel momento in cui si ama qualcuno, l’esclusività stessa
dell’amore, implica almeno l’antipatia verso chiunque voglia
portarci via la persona amata. Di qui, semplificando, come per l’odio, una serie di livelli
crescenti: dai dissapori di coppia e in famiglia alle guerre civili
e mondiali.
Per
dirla brutalmente, la guerra, è una forma di odio istituzionalizzato. Ciò
significa che in quanto
istituzione va gestita con intelligenza e prudenza. Quindi il problema non è la
disumanizzazione del nemico, fenomeno che ha natura scalare perché racchiuso, piaccia o meno, nel DNA dei meccanismi sociologici dell’odio
umano. Perciò dichiarare la disumanità del fondamentalismo islamista va benissimo sul piano
militare e della retorica bellica, a patto però di passare subito all’azione. Perché il vuoto organizzativo (
o peggio) che si può creare tra le parole e i fatti
rischia di alimentare la deistituzionalizzazione dell’odio, ossia
la sua pericolosa diffusione a livello collettivo con l'inevitabile
trasformazione (certo in prospettiva) della guerra annunciata in
guerra civile tra bande armate di cittadini. Insomma, il miglior amico
del razzismo è il governante vile. Che talvolta, per insicurezza o debolezza favorisce, se ci
passa l'espressione, lo sviluppo delle famigerate "guerre tra poveri". E qui si
pensi, per passare al piano mediatico, ai titoli rancorosi, stupidi e incivili, apparsi, questa mattina, su molti quotidiani, soprattutto di
destra.
Per
tornare su quanto scritto ieri, la migliore risposta al nemico, ma soprattutto al razzismo strisciante, resta un attacco
immediato, chirurgico ma devastante, e perciò dal valore deterrente.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento