La "diversità" della sinistra
secondo Eugenio Scalfari
Su "Repubblica" di ieri, Eugenio Scalfari, ha
spiegato perché la sinistra è "superiore" o "diversa" dalla
destra.
Ora, sul problema specifico delle differenze tra
destra-sinistra, sono stati scritti moltissimi volumi, e sarebbe inutile, e
presuntuoso affrontare qui l'argomento. Anche perché quel che emerge,
"oggettivamente" dalla articolessa di Scalfari, al di là di alcune
banalità moralistiche da "salotto televisivo" (su Berlinguer, Craxi,
Berlusconi, eccetera), è la sempre più evidente, non diversità, ma identità tra
destra e sinistra, in particolare sul piano governativo, e soprattutto su
quello della politica economica. Perché?
Se c'è una "diversità", o
"superiorità" della sinistra nei riguardi della destra, in
particolare quella conservatrice, liberale e liberista, questa è rappresentata
dal controllo politico dell'economia. Per tutto il Novecento, ma si potrebbe
risalire ideologicamente al socialismo e alla democrazia post-Rivoluzione
Francese, la sinistra si è caratterizzata per il tentativo (introduzione del
welfare, delle tutele sul lavoro, della programmazione economica, eccetera), di
sottrarre, attraverso la "decisione politica", il lavoro e la
"domanda" alla mercificazione prodotta da un mercato sempre più
aggressivo e dominato da un ristretto numero di imprese. Un tentativo riuscito,
come prova il cosiddetto "Glorioso Trentennio" ( grosso
modo,1945-1975)
Questa situazione è cambiata negli anni Ottanta del
Novecento, con l'arrivo della "rivoluzione neoliberista", che alle
politiche imperniate sulla domanda, e quindi sulla tutela del lavoro, ha
sostituito politiche basate sull' offerta e sulla difesa dell'impresa.
Il principio, tutto liberista, che da allora si è
imposto, è quello che mercato - e dunque l'impresa, il cosiddetto lato dell'
offerta- avrebbe la forza di farcela da solo (nel senso di produrre crescita
economica e sviluppo sociale), a patto che lo si lasci operare, libero da
qualsiasi vincolo sindacale e welfarista.
Ora, Scalfari, nella terza parte del suo lungo
editoriale, propone alla sinistra, come segno di "diversità" e
"superiorità", rispetto alla destra, quello di mostrare di aver
capito i nuovi tempi, scegliendo di occuparsi proprio della "riforma del
mercato del lavoro", della "riforma del 'welfare' e, soprattutto la
riforma dell'offerta di beni e servizi".
Insomma, di abbandonare ogni progetto di controllo
politico dell'economia e di praticare, come fa attualmente la destra
conservatrice e liberista, una "politica dell'offerta" attenta solo
alle esigenze delle imprese, o al massimo, al rispetto delle famigerate
"regole" del gioco (certo, "regole" che la destra spesso
elude, ma che in quanto tali, fanno però parte, è bene ricordarlo, di quella
che Marx chiamava la "sovrastruttura giuridica"...).
E in questo, consisterebbe, secondo Scalfari, la
"diversità" o "superiorità" della sinistra...
Non è necessario aggiungere altro.
Carlo Gambescia
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