giovedì 26 gennaio 2006


Profili/10
Nicolai Dimitriev Kondratieff



Anche la storia dell'economia ha i suoi "martiri". Il termine può sembrare eccessivo o addirittura retorico, ma Nicolai Dimitriev Kondratieff (1892-1938) appartiene alla non foltissima schiera di economisti non ortodossi che hanno perduto la vita a causa delle proprie idee.
Nasce nella provincia di Kostroma (località a nord di Mosca). Figlio di contadini, militante socialrivoluzionario, intelligentissimo, diviene discepolo del celebre economista M.I. Tugan Baranovski ( studioso al centro di un' importante controversia di fine Ottocento sull'industrializzazione, e sostenitore in polemica coi socialdemocratici, di uno sviluppo graduale dell'economia russa). A 25 anni diventa ministro del governo Kerenskij. Successivamente, viene cooptato dai comunisti, e partecipa alla elaborazione dei primi piani quinquennali. Nel 1924 si reca all'estero (in Germania, Inghilterra, Canada e Stati Uniti), fonda nel 1928 l'istituto moscovita per lo studio della congiuntura economica. Ma di lì poco cade in disgrazia. La sua critica della collettivizzazione delle campagne, e indirettamente dello sviluppo industriale forzato, non piacciono a Stalin che dopo averlo accusato di essere membro di un inesistente "partito contadino", di cui l'economista non poteva non essere l'ideologo. Il "professore dei kulaki", prima viene deportato in Siberia (1930) e poi fucilato nel 1938, all'età di 46 anni.
Kondratieff è importante perché è stato il primo economista a porsi scientificamente, non solo il problema crescita, ma soprattutto della "decadenza economica". La teoria dei cicli che porta il suo nome (e poi ripresa in chiave "sviluppista" da Schumpeter e altri economisti , come Kuznet e Abramovitz) è importante perché introduce un'idea "finita" di capitalismo. Secondo Kondratieff (e ovviamente sulla base dei suoi approfonditi studi statistici) sono individuabili all'interno del capitalismo, studiando il movimento dei prezzi, onde lunghe di durata approssimativa di 50 anni (suddivise internamente in cicli medi, 7-10 anni, cicli brevi, 3-4 anni). Il primo ciclo lungo si svolge dal 1790 al 1850; il secondo dal 1840-50 al 1880-1890; il terzo iniziato nel 1880-1890 era ancora in atto al momento della sua scomparsa. All'interno di ogni "onda lunga" Kondratieff colloca un "punto di inversione, dove il ciclo ascendente lascia il posto a un ciclo discendente. Per il primo periodo il punto di inversione ha luogo attorno al 1810; per il secondo verso 1870.
Secondo Kondratieff, solo ricerche statistiche sempre più accurate, non solo sui prezzi, ma anche su altre variabili, avrebbero potuto dimostrare, la natura finita, o la "finitezza", del capitalismo. Stalin, purtroppo non glielo permise.
Di Kondratieff esiste in lingua italiana un' ottima raccolta dei sui scritti principali (1925-1928): Cicli economici maggiori, a cura di Giorgio Gattei, Cappelli Editore, Bologna 1981 (purtroppo esauritissima). Un altro economista italiano che si è occupato di Kondratieff, o che comunque lo ha utilizzato nelle sue ricerche storiche è Giorgio Ruffolo (in particolare si veda La qualità della vita. Le vie dello sviluppo, Editori Laterza 1990, sopratutto, p. 10). Per ulteriori informazioni bio-bibliografiche, e in particolare sulla fecondità delle intuizioni di Kondratieff, si rinvia a (http://faculty.washington.edu/krumme/207/development/longwaves).

Buona ricerca a tutti. 

Carlo Gambescia

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