martedì 17 gennaio 2006

Democrazia e scandali
Politica per tutti?



In alcuni può suscitare stupore, ma alcuni secoli di aspirazioni e pratica democratica moderna hanno appena intaccato il rivestimento del nucleo profondo, sociologico, della politica. Come del resto risulta evidente dal susseguirsi in Italia, ma anche altrove, di scandali politici ed economici.
Ad esempio, le polemiche giornalistiche e politiche di questi giorni, condotte a colpi di "rivelazioni", hanno messo in luce una rete di contatti (fatta di incontri, consultazioni, scambi di favori, connivenze), politicamente trasversale.
Va però premesso che quel che sta avvenendo, e non solo in Italia, non deve assolutamente condurre al rifiuto della democrazia (il qualunquistico "sono tutti uguali"), come idea e pratica: la politica è e deve restare patrimonio di tutti. Ma ciò non deve impedire un'analisi oggettiva della situazione e del problema.
Ora, la principale costante sociologica della politica è quella di scindersi in due livelli: un livello pubblico e un livello privato. Nelle democrazie in particolare il livello pubblico corrisponde a quello dei discorsi, dei dibattiti e delle elezioni, mentre quello privato corrisponde a quello delle decisioni concrete. Dal momento che le società in genere, e quelle complesse in particolare, si compongono di gruppi, la cui coesione è tanto più forte quanto più sono forti i vincoli comuni (interessi, formazione, valori), vincoli, che a loro volta, si rafforzano, e perpetuano, grazie alla frequentazione "ambientale". Sotto questo aspetto la "trasversalità", di interessi, lessico, eccetera, soprattutto all'interno di una élite (o gruppo) dominante, per posizione e potere di escludere e includere, superiore a tutti gli altri gruppi, è pressoché un fatto sociale naturale. Che non deve stupire nessuno.
Certo, in una società democratica, rispetto a una società castale, è sempre possibile favorire il ricambio attraverso le elezioni e una veloce mobilità sociale.
Ma si è sicuri che l'attuale classe dominante, al di là dei grandi discorsi (livello pubblico), sia decisa a favorire sul piano delle decisioni (livello privato) un ricambio, che se fosse troppo veloce, come esige l'idea di democrazia, ne minerebbe il potere ?
Da un lato c'è la costante sociologica dei gruppi, connettivi, comunicanti e dominanti (un fatto), e dall'altro due secoli di teoria e pratica democratica moderna (un'aspirazione che cerca di tradursi in "fatto").
Chi vincerà? Sarebbe bello dire la democrazia. Ma purtroppo, al momento, non è facile rispondere o fare previsioni sicure. 

Carlo Gambescia

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