martedì 3 gennaio 2006

Il problema energetico 
tra sviluppo e decrescita





La disputa, per il momento politica ed economica, tra Russia e Ucraina, sul prezzo del gas, potrebbe rappresentare l'occasione per riflettere non tanto sul problema della dipendenza energetica, quanto sull'attuale modello di sviluppo.
Tuttavia è piuttosto difficile che ciò avvenga negli ambienti politici ed economici europei e italiani. Al massimo si aprirà il solito dibattito, come ad esempio già sta avvenendo in Italia, sulla necessità o meno di passare o tornare "al nucleare".
Si dà per scontato che lo "sviluppo" abbia bisogno di quote crescenti di energia, e che le uniche risorse impiegabili siano quelle tradizionali (a cominciare dal petrolio e dai gas naturali lavorati), oppure che l'unica alternativa sia quella di un impiego massiccio dell'energia nucleare. Altre forme di energia "pulita" (eolica e solare) sono invece ritenute di scarsa utilità e di difficile impiego su ampia scala.
A frenare l'introduzione di energia "pulita" è soprattutto l'idea di uno sviluppo economico infinito. Quando si propone un' alternativa, come quella dell'impiego su larga scala dell'energia eolica ("pulita"), ci si sente rispondere che la fase di transizione sarebbe troppo lunga, difficile da gestire, dal momento che i costi di produzione crescerebbero, colpendo il consumo e rallentando lo sviluppo in misura tale da compromettere il nostro "stile di vita".
Pertanto fin quando si ragionerà solo in termini di sviluppo sarà difficile fuoriuscire dal circolo vizioso più energia, più consumi, più sviluppo.
Sarebbe invece interessante collegare il problema energetico all'idea di decrescita. Se fosse accettata su larga scala l'idea che oggi viviamo al di sopra dei nostri mezzi e che quindi è necessario rallentare o limitare lo sviluppo economico, sarebbe allora possibile aprire, sul piano delle riforme, a una fase di transizione, più o meno lunga ma "dolce", verso un sistema economico basato esclusivamente sull' energia "pulita". E questo prima che la situazione mondiale già segnata da gravi conflitti per l'acquisizione di risorse energetiche "sporche" possa degenerare ulteriormente.
Certo, come si è già notato, passare dalla "teoria alla pratica" non è assolutamente facile. Esistono interessi acquisiti, egemonie culturali"sviluppiste", schieramenti geopolitici, alleanze economiche, complicità segrete che non possono essere superati facilmente.
Sarebbe perciò già importante sollevare il problema, discuterne ( e magari lavorare a esperienze-pilota sul piano organizzativo e produttivo), almeno tra chi non condivide l'attuale modello di sviluppo. 

Carlo Gambescia

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