I libri della settimana: Ayn Rand, La virtù dell’egoismo,
Liberilibri 2003 , a cura di Nicola Iannello, pp. 150, euro 14,46;
Id., Antifona,
Introduzione di Gianfranco de Turris, Liberilibri 2003, euro 13,00;
Id.,La notte del 16 gennaio, Liberilibri 2005, pp. 144, Euro
13,00.
Cosa c’è di meglio
del parlar chiaro? Anzi del “filosoficamente” parlar chiaro? Nulla.
Si può apprezzare un autore per le idee. Ma quando le idee, oltre ad
essere interessanti, sono esposte con un colpo di
spada, cosa chiedere di meglio? Parliamo di Ayn Rand, al secolo Alissa
Rosenbaum, nata a Pietroburgo nel 1905, morta a New York nel
1982: laureata in storia, guida turistica, aspirante costruttrice
di grattacieli e abile ricostruttrice di vite altrui, quindi scrittrice,
commediografa, sceneggiatrice, pensatrice, costretta a
passare, avventurosamente, attraverso il cerchio di fuoco
bolscevico, per approdare negli Stati Uniti, dove trascorrerà
un' esistenza ricca di eventi, scoperte, creazioni, conflitti e
amori. Per chiunque desideri saperne di più rinviamo al sito dell'omonimo
istituto a lei dedicato: http://www.aynrand.org/site/PageServer?pagename=index .
Nell’opera, in primis letteraria (mai dimenticarlo), della
Rand, pensiamo a romanzi importanti che hanno avuto versioni
cinematografiche come Noi vivi e La
fonte mervigliosa o che meriterebbero come La rivolta di Atlante,
emergono con prepotenza due universi, non contrapposti ma ben
temperati: individuo e vita; l’uno rinforza l’altra,
per poi galoppare insieme con lo stesso vigore della
wagneriana "Cavalcata delle Valchirie".
C’è una pagina
bellissima di Noi vivi, dove la Rand affida il suo credo alle parole di
Andrei Tagarov, giovane funzionario della polizia segreta comunista in via di
doloroso ( e presto tragico) ravvedimento. Ascoltiamole, perché, in poche
chiare battute, è racchiusa la sua filosofia, poi
affermatasi come oggettivismo etico:
«Camerati! Fratelli! Ascoltatemi. Ascoltate voi, guerrieri consacrati di una nuova vita! Siete sicuri di ciò che state facendo? Nessuno può dire agli uomini lo scopo per cui devono vivere. Nessuno può assumersi tale diritto se non vuol trovarsi davanti un mostro, un orrore che occhio umano non può sopportare. Perché vedete, ci sono negli uomini, nei migliori di noi che sono al di sopra di qualunque Stato, di qualunque collettività, cose troppo preziose, troppo sacre, cose che nessuna mano estranea deve osar toccare. Guardate in voi stessi, sinceramente, senza paura; guardatelo e non ditelo a me, non ditelo a nessuno, ditelo a voi stessi: perché vivete? Non vivete forse per voi stessi e solo per voi stessi? Per una verità più alta che è la vostra verità? Chiamatela la vostra ragione di vita, il vostro amore la vostra causa… non è essa sempre la vostra causa? Date la vostra vita, morire per il vostro ideale, non è forse sempre il vostro ideale? Ogni uomo onesto vive per se stesso. Quelli che non vivono così non vivono affatto. Non potete mutarlo, perché così è nato l’uomo: solo, completo, fine a se stesso. Non potete mutarlo più di quanto non possiate far nascere gli uomini con un occhio solo, invece di due, e con tre gambe, due cuori […]. Nessuna volontà del partito potrà mai uccidere negli uomini quella cosa che sa dire “Io”. [Perciò] che cosa stiamo facendo? Vogliamo sfamare l’umanità affamata per farla vivere? O vogliamo strangolare la sua vita per sfamarla?» ( A. Rand, Noi vivi, Baldini & Castoldi, Milano, 1940, IX edizione, pp. 414-415, i corsivi sono nel testo).
Ecco il punto, di
regola, dimenticato dai collettivisti: solo il singolo può
sapere quale sia il suo bene, dal momento che ogni uomo resta l'
unico artefice del proprio destino. Si dirà, banalità individualiste...
In realtà, ammesso e non concesso che lo siano, sono parole
talmente banali al punto di essere dimenticate: oggi,
purtroppo, si preferisce prestare ascolto a chiunque offra scuse
"collettive" belle e pronte (la società, i "ricchi",
i "militari", gli "speculatori" eccetera) per
giustificare o mascherare vergognosi fallimenti individuali. Viviamo in
una società di individualisti assistiti: si aspira a una libertà senza
rischi e responsabilità soggettive; quando si vince il merito è
dell'individuo, quando si perde la colpa è sempre degli altri e in particolare
dello stato "latitante", of
course. Insomma, l'individualista
che cerca protezione vuole privatizzare i profitti e socializzare le perdite...
Ma torniamo alla Rand. Il resto della sua opera, così fieramente avversa a qualsiasi forma di individualismo assistito, è una ricca, appassionata, enorme e dotta chiosa, all’accorato discorso di Taganov. L’uomo vuole vivere, affermando la propria individualità, e la vita, rettamente intesa, quale rispetto dei contratti e della parola data, non può che essere creativa affermazione del proprio Io, anche a costo di un duro ma leale scontro con gli avversari in difesa delle proprie idee. Pertanto l’egoismo è un vivere per se stessi, senza nulla togliere agli altri in termini di vitalità, rispetto e onore, come ben si mostra ne La virtù dell’egoismo (Liberilibri):
«Il principio sociale basilare dell’etica oggettivista è che, proprio come la vita è un fine in sé, così ogni essere umano vivente è un fine in sé, non il mezzo per i fini o il benessere degli altri, e quindi, che l’uomo deve vivere il proprio interesse, senza sacrificare se stesso agli altri né sacrificando gli altri a se stesso. Vivere per il proprio interesse significa che il raggiungimento della propria felicità è il più alto scopo morale dell’uomo» (A. Rand, La virtù dell’egoismo, cit., p. 29. il corsivo è nel testo).
Ma torniamo alla Rand. Il resto della sua opera, così fieramente avversa a qualsiasi forma di individualismo assistito, è una ricca, appassionata, enorme e dotta chiosa, all’accorato discorso di Taganov. L’uomo vuole vivere, affermando la propria individualità, e la vita, rettamente intesa, quale rispetto dei contratti e della parola data, non può che essere creativa affermazione del proprio Io, anche a costo di un duro ma leale scontro con gli avversari in difesa delle proprie idee. Pertanto l’egoismo è un vivere per se stessi, senza nulla togliere agli altri in termini di vitalità, rispetto e onore, come ben si mostra ne La virtù dell’egoismo (Liberilibri):
«Il principio sociale basilare dell’etica oggettivista è che, proprio come la vita è un fine in sé, così ogni essere umano vivente è un fine in sé, non il mezzo per i fini o il benessere degli altri, e quindi, che l’uomo deve vivere il proprio interesse, senza sacrificare se stesso agli altri né sacrificando gli altri a se stesso. Vivere per il proprio interesse significa che il raggiungimento della propria felicità è il più alto scopo morale dell’uomo» (A. Rand, La virtù dell’egoismo, cit., p. 29. il corsivo è nel testo).
Il nemico principale della Rand, piaccia o meno, è il "noi". Si legge in Antifona(Liberilibri), dove sono descritti, in anticipo su Orwell, gli infami meccanismi psicologici della società totalitaria, basati, per l'appunto, sul "noi":
«Al principio l’uomo fu reso schiavo dagli dèi: ma spezzò le loro catene. Poi fu reso schiavo dalla sua nascita, dalla sua stirpe, dalla sua razza. Ma spezzò le loro catene. Egli dichiarò a tutti i suoi fratelli che un uomo ha dei diritti che né dio né re né altri uomini possono portargli via […]. Ed egli rimase sulla soglia della libertà per la quale era stato versato il sangue dei scoli che lo avevano preceduto. Ma poi cedette tutto ciò che aveva conquistato, e cadde più in basso del suo inizio selvaggio. Cosa fece accadere ciò? Quale disastro tolse agli uomini la ragione? Quale sferza li frustò sino a farli cadere in ginocchio in uno stato di vergogna e sottomissione? L’adorazione della parola “Noi” (A. Rand, Antifona,cit., p. 84).
E qui torna a proposito il dialogo tra Kira Argounova (Ayn Rand) e Victor Dunaev, giovane e abile astro nascente della società sovietica, tratto da Noi vivi:
« - E verso chi avrei dei doveri Victor “[è Kira a parlare, ndr] – Verso la società. – E che cos’è la società? – Se me lo permetti, Kira, ti dirò che questa è una domanda infantile. – Ma - disse Kira, con dolci occhi spalancati - non capisco verso chi debba avere dei doveri. Verso l’inquilina della porta accanto? O vero il miliziano all’angolo? O verso il commesso della cooperativa? O verso il vecchio che ho visto nella lunga fila, il terzo dalla porta, con un paniere usato ed un cappello da donna? – La società Kira, è un complesso meraviglioso. - Se scrivi [rispose Kira, ndr] un’intera riga di zeri, è sempre… niente.» ( A. Rand, Noi vivi, cit., p. 34)
La società come
riga di zeri... spiega l'inevitabile conflitto
tra convenzioni sociali e creatività individuale,
contrasto ben tratteggiato nel dramma teatrale La notte del 16 gennaio (Liberilibri), brillante antesignano
dei legal thriller di oggi, tra l’altro tuttora
rappresentato e con successo ( http://www.youtube.com/watch?v=xrxmCJlrjQ8 ), dove intorno al processo
per l' omicidio di un uomo d'affari, si scontrano, come
osserva la Rand ,
« due modi di
affrontare l’esistenza: l’appassionata auto-affermazione, la fiducia in se
stessi, l’ambizione, l’audacia, l’indipendenza – contro la convenzionalità, il
servilismo, l’invidia, l’odio, la sete per il potere» (A. Rand, La notte del 16 gennaio, cit., p. 13).
Insomma,
Un problema non da poco: anche perché un fascismo senza "noi" non sarebbe più tale, come d'altronde il capitalismo senza alcun "Io". E
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