Costanzo Preve discriminato?
È la sociologia
bellezza…
Discriminato,
emarginato, ignorato sono queste le parole che ricorrono nel
profluvio di necrologi in Rete dedicati allo scomparso Costanzo
Preve. Discriminato a sinistra, emarginato dal mondo accademico,
ignorato dai media.
Sono affermazioni esatte. Anche se, a dire il vero, si tratta, per ogni pensatore rivoluzionario, di una condizione ideale. Che però da sola non basta. Perché? Il pensiero non conformista ha bisogno di un’altra condizione ancora più importante che però, come mostra la storia del Novecento, finora non si è verificata proprio nelle società “rivoluzionate” grazie alle idee rivoluzionarie: la libertà.
Sono affermazioni esatte. Anche se, a dire il vero, si tratta, per ogni pensatore rivoluzionario, di una condizione ideale. Che però da sola non basta. Perché? Il pensiero non conformista ha bisogno di un’altra condizione ancora più importante che però, come mostra la storia del Novecento, finora non si è verificata proprio nelle società “rivoluzionate” grazie alle idee rivoluzionarie: la libertà.
Si pensi al
pensatore rivoluzionario, comunemente ritenuto il più grande di tutti.
Dove sviluppò le sue idee Marx? Non in Germania, neppure nella più
liberale Francia, ma in Inghilterra, la patria del liberalismo
politico ed economico. Perciò il pensiero critico - a maggior
ragione quello rivoluzionario - per svilupparsi sembra necessitare
di un clima di libertà. Altrimenti rischia di morire.
Cosa vogliamo
dire? Che un conto è venire ignorati intellettualmente dal
mainstream editoriale, un altro essere arrestati e finire in
prigione solo perché si sia manifestata l’idea, magari
in privato fidandosi dell' amico, di scrivere un certo libro contro lo
"stato delle cose".
Preve, non ignorava tutto
questo. Una volta mi raccontò, tra il serio e il
faceto, che da giovane, durante un viaggio Oltercortina, si accorse, e
con il dolore del comunista convinto, che la gente comune con cui parlava,
manifestando tutto il suo entusiasmo, lo guardava con sospetto… Preve da persona colta e intelligente qual era, sapeva benissimo che l’Occidente godeva e gode di una libertà, micro o macro che sia, altrove inesistente. E di questo clima di libertà si è giovato come pensatore non conformista. Quel che però non riusciva a comprendere, probabilmente a causa dei suoi nobili slanci utopici, è che ogni società, passata, presente, futura, aveva, ha e avrà i suoi meccanismi sociologici di legittimazione e formazione del consenso: semplificando, il proprio politicamente corretto. Pertanto, il vero problema è quello del “dosaggio” storico della libertà. Il che dipende dalla qualità delle classi dirigenti, dalle risorse, dalle circostanze, eccetera. Insomma, esistono ed esisteranno sempre società più libere, meno libere, prive di libertà. Sarà pure banale asserirlo, ma la perfezione non è di questo mondo. Fermo restando che senza libertà, in senso assoluto, non può fiorire alcun pensiero critico, né possono nascere pensatori come Marx o Preve.
Carlo Gambescia
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