Giovanni
Giolitti scrisse che in politica le leggi si applicano ai nemici e
si interpretano per gli amici. Il che non collimava (e
collima) con il principio liberale della prevalenza del
governo delle leggi sul governo degli uomini.
Che dire? Si
sbagliava o barava Giolitti, grande statista liberale,
che pure favorì un periodo di crescita civile ed
economica? O giocano sporco, tuttora, quei
seguaci ufficiali dello stato diritto - si pensi a certi
amici e nemici di Berlusconi - pronti, pur di vincere, a interpretare o
applicare le leggi ad o contra personam.
Ultimo esempio al
riguardo è la tempesta, squisitamente politica, che rischia
di provocare le dimissioni del Ministro della
Giustizia.
A destra si
difende la Cancellieri ,
arrivando addirittura a enumerarne, come fa oggi “il Foglio”, le
"telefonate umanitarie" per salvare non solo vita della
figlia di amici ma di molti detenuti comuni. A
sinistra, la si attacca, intonando a squarciagola i ritornelli
della legge uguale per tutti e dell’ autonomia del potere giudiziario,
salvo poi tacere sui guai di Vendola e sull’inquietante vicenda
Montepaschi.
Il punto è che il
governo delle leggi, bellissimo in linea di principio, resta
difficile - per alcuni impossibile - da realizzare, come ben sapeva
uno statista liberale, ma realista, come
Giolitti.
Detto altrimenti:
l’essere umano, con tutto quel che implica (nel bene e nel male),
non è un 'isola… Ciò significa, tra le altre cose, che il destino
di Anna Maria Cancellieri resta legato ai rapporti di
forza interni al Pd, partito diviso, come del resto il Pdl,
in due “isole”: filogovernativi e crisaioli. E
dove in segreto si ragiona sulla base non di valutazioni giuridiche
ma di convenienze politiche, salvo poi evocare in
pubblico i grandi valori. Quel che conta è conservare o conquistare il
potere.
È male? È bene?
Né l'uno né l'altro, sono le leggi della politica.
Carlo Gambescia
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