martedì 12 novembre 2013

Le 28 mila copie di Fabio Volo 
e i cliché della critica




Sulle  28 mila copie vendute da Fabio Volo in una settimana (*)  la critica, come sa magnificamente fare, storce  il naso, anche attraverso il  furbo silenzio-dissenso.  Ma pure  i pochi a favore  spartiscono  con la tribù dei nasi arricciati  una sola cosa: la pigrizia.  Perché gli uni e  gli altri -   se vogliamo evitare le solite banalità stile laurea triennale in editoria -  condividono un vecchio pregiudizio sociologico  per nulla convincente: che alfabetizzazione e scolarizzazione conducano  alla costante  lettura di libri, e che quest’ultima, sia sempre fonte di virtù e  pace.
Intanto, la curva ascendente delle guerre dal Quattrocento ad oggi, studiata a fondo da Pitirim Sorokin,  non sembra  confortare la tesi pacifista. Inoltre, dalla nascita della stampa a caratteri mobili,  i lettori hanno sempre  preferito, al netto dei mutamenti tecnologici,  l'aurea mediocritas del  piacevole intrattenimento e del facile  apprendimento, senza porsi troppe remore intellettuali e  morali.  Per scoprirlo basta sfogliare qualsiasi storia dell’editoria, dove è possibile constatare la marcia  lenta e sicura  di  almanacchi, libelli politici e religiosi, raccolte di fatti straordinari,  libretti piccanti  e  vite di santi, manuali professionali,  romanzi d’appendice,  rosa,  gialli, horror e così via fino ai best seller dei nostri giorni.   E che c'era e c'è di male?Nulla.  
Tuttavia  un tempo, al riguardo, si parlava di letteratura popolare, opponendola alla colta:  per alcuni studiosi si trattava del  primo stadio evolutivo  verso il trionfo finale della civiltà letteraria;  per altri  invece di una disgustosa sopravvivenza tribale, difficile però da contrastare;  per altri ancora dell’autentica anima dei popoli, patrimonio da difendere e incrementare.  In tutti e tre i  casi  si  pretendeva  però di sapere  ex cathedra  quale  fosse  il bene del  lettore.   
Perciò, quando si critica o si approva  il successo di Fabio Volo, i cui best seller funzionano perché incarnano  l'aurea mediocritas   del lettore medio,  si continua a  ricorrere  ai  cliché  della critica positivista e/o romantica.   Di qui,  il peccato di pigrizia…  In realtà,  invece di demolire o nobilitare la  sua poetica,  ci si dovrebbe interrogare su coloro che non leggono neppure i libri di Fabio Bonetti  ( in arte Volo) da  Calcinate ( Bergamo). Insomma,  sui potenziali  lettori  che,  nonostante le ondate  di scolarizzazione pubblica, si rifiutano di aprire un libro... Che sono maggioranza, e non solo in Italia.
Avanziamo un’ ipotesi:  che il piacere della lettura (colta, popolare e via dicendo…) sia qualcosa di innato?  Un dono di  pochi?   Proprio come la virtù? 

Carlo Gambescia

(*) http://www.libreriamo.it/a/5449/fabio-volo-con-il-suo-nuovo-romanzo-conquista-la-vetta-della-classifica-settimanale.aspx  .

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