Nessun pasto è gratis
Le polemiche sul
reato di clandestinità hanno assunto un tono del tutto surreale.
Certo, è comprensibile che ci si divida sui valori: da un
lato gli abolizionisti, dall’altro, per così dire, gli
instaurazionisti. E in mezzo tutte le sfumature del
grigio, ossia quelle posizioni a metà strada
tra l’umanitarismo più ingenuo e il segregazionismo più brutale.
Insomma, come in un agguerrito talk-show - però
infinito - ce n’è per tutti i gusti…
Il che, forse, va
bene in tv, ma non in Parlamento, e per la semplice ragione che il
punto è un altro. Cassare il reato di clandestinità ha un costo:
chi, dopo l'abolizione, entrerà in Italia dovrà essere accolto e
seguito nell’iter dell’inserimento, e di riflesso serviranno case-famiglia,
medici, assistenti sociali, mediatori culturali, eccetera. Ma anche
mantenere in vigore la
Bossi-Fini ha un costo: chi viene arrestato e
condannato finisce in carcere, perciò, per renderla effettiva occorrono
prigioni, poliziotti, giudici, guardie
penitenziarie, eccetera.
Inoltre, le strutture esistenti ( CDA, CARA, CIE - http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/sottotema006.html ), oltre ad essere costose, sembrano scontentare tutti, inclusi lassisti e rigoristi.
Inoltre, le strutture esistenti ( CDA, CARA, CIE - http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/sottotema006.html ), oltre ad essere costose, sembrano scontentare tutti, inclusi lassisti e rigoristi.
Ora, il bello è che
nessuno parla di costi: dell'ammontare
monetario occorrente per produrre i beni (o servizi) "apertura o
chiusura delle frontiere". Si dibatte, e animatamente,
ma le parti in causa non indicano mai il costo delle
due scelte e - cosa fondamentale - le precise
fonti di finanziamento. La questione non è priva di importanza,
dal momento che saranno sempre gli italiani a pagare… Perché sia
la bontà che la cattiveria hanno un prezzo, sempre e comunque.
Nessun pasto è gratis, dal carcere alla casa-famiglia...
Carlo Gambescia
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