giovedì 3 ottobre 2013


Il libro della settimana: Elio Cadelo e Luciano Pellicani, Contro la modernità. Le radici della cultura antiscientifica in Italia, Rubbettino 2013,  Euro 12,00.


Si può essere contro la scienza?  Per alcuni va combattuto l’uso che ne viene fatto.  Ma chi decide sulla giustezza o meno degli impieghi di un’invenzione?  Secondo altri invece,  la scienza è dannosa o  benefica per ragioni di principio.  Anche qui,  però di quali ragioni si parla?  Insomma,  chi decide?  Politici, scienziati, preti, imprenditori, sindacati, ecologisti ? Tutti  mossi da ragioni,  emozioni, interessi molto diversi? Difficile dire. 
Come si vede, anche nell’attività scientifica come nelle altre azioni umane, è implicito un giudizio di valore  sui mezzi e sugli scopi dell’azione stessa; giudizio che rinvia alla cultura e al significato che gli uomini attribuiscono a una certa attività; culture e significati che possono modificarsi o comunque mutare nel tempo e  nello spazio e di conseguenza incidere,  talvolta pesantemente, sulle azioni degli esseri umani.
Se le cose stanno così, diciamo allora che il brillante studio di Elio Cadelo e Luciano Pellicani, Contro la modernità. Le radici della cultura antiscientifica in Italia(Rubbettino),  riflette le posizioni, più o meno simili,  di due ardenti seguaci della modernità scientifica, non  meno  orgogliosi dei successi  della società capitalistica: il primo, un  giornalista e divulgatore scientifico piuttosto noto in Italia;  il secondo, un  sociologo di fama internazionale che non ha davvero bisogno di presentazioni.  In questo senso il libro  è un buon antidoto o comunque un ottimo contraltare  a  quei  testi di taglio  decrescista-ecologista  che sparano alzo zero sulla  scienza  come prodotto derivato del capitalismo. 
Dal punto di vista strutturale Contro la modernità  è diviso in sei ben argomentati capitoli.  Nel  primo,  opera di Luciano Pellicani,  si   riserva particolare  attenzione  all’interazione idee-società, sullo sfondo  delle note  tesi dell’autore sulle componenti gnostiche del pensiero anticapitalista e antiscientifico. Si tratta di un’ affascinante  cavalcata intellettuale, “alla Pellicani”.  Addirittura commovente  - per gli inconsolabili  lettori della vallardiana e solidissima   Storia letteraria d’Italia -   l'opportuna citazione a pagina ventisette,  tratta dal Novecento di Alfredo Galletti, profondo  storico della letteratura, oggi quasi dimenticato     
Gli altri cinque capitoli  sono scritti da Elio Cadelo.  E  dedicati a un’impietosa  disamina, anche statistica, dei cattivi se non pessimi fondamentali italiani.  Per ricordane solo alcuni:  scarsa o nulla cultura scientifica di base, formazione universitaria insufficiente, ricerca manchevole se non del tutto assente, fuga di cervelli, brevetti a singhiozzo, inutili pregiudizi sociali  verso la scienza. L’ultimo capitolo,  sul lato oscuro dell’ecologismo, oltre a ricongiungersi idealmente con il primo (sulle radici storiche della cultura antiscientifica e antimoderna),  fa da ponte all’ultimo,  dove  catastrofismo e cospirazionismo, oggi purtroppo di moda, sono collegati  all’ irrazionale paura verso la scienza: atteggiamento che, implicando comunque un senso di sfiducia verso ciò che è ignoto, mina alla base qualsiasi forma di agire scientifico, fondato per così dire  proprio sulla fame di ignoto.  D’altronde, secondo gli autori,  la scienza resta l’unica forma di attività  umana  attraverso la quale si potrà riuscire a preservare la vita dell’uomo sul nostro pianeta.  Insomma, se ci si passa l'adagio rivisto e corretto,  "chi di scienza (talvolta) ferisce, (solo) di scienza guarisce". Per farla breve:  «La sfida ecologica», comunque non negata nel libro,  « non può essere vinta, osserva Pellicani,  con le armi retoriche dei diffusori dell’ “ideologia della paura”, bensì con quelle della politica, della scienza e della tecnologia: le uniche risorse con le quali potrà essere corretta la rotta dell’astronave Terra»(p.50).  Come non condividere?  Del resto qual è l’alternativa?   Il regresso all’Età della Pietra,  inseguendo irrazionali  paure umane?       
Si esagera? Consigliamo di meditare  il seguente passo: «Vorremo ricordare - scrive Elio Cadelo - che dopo la scoperta dell’America  nel 1492 giunsero  in Europa  numerosi prodotti agricoli del tutto nuovi come la patata, il pomodoro, il peperone e così via. Bene, ancora nel 1850 si discuteva se il pomodoro facesse male alla salute e se provocasse malattie a causa della sua “natura umida”. Lo stesso per la patata che nel 1765 veniva descritta come “cibo del demonio” o anche come “cibo flautulento”. Oggi questi giudizi  ci fanno sorridere, ma non sono molto diversi dai giudizi espressi da molte persone  su talune applicazioni della ricerca scientifica. Insomma,  oggi come ieri, la propensione al cambiamento è proporzionale all’alfabetizzazione, alla cultura, alle conoscenze scientifiche che, come abbiamo descritto in questo lavoro,  in Italia presenta livelli molto bassi tanto che ancor  oggi si confonde la scienza con l’industria, la ricerca scientifica con la ricerca del profitto e lo scienziato con l’ingegnere» (p. 167).

Più chiaro di così.  Buona lettura.
Carlo Gambescia

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