martedì 15 ottobre 2013



I funerali di  Priebke 
Chi di spada ferisce 
di spada perisce


"Monumento alle vittime civili della Seconda Guerra Mondiale", opera di  Andrea Roggi, Arezzo.

Dopo  il terribile  Secondo Conflitto Mondiale,   autentica  guerra per la  sopravvivenza della specie umana,  non ci si deve stupire  che   al  nemico sconfitto  siano tuttora  negati   funerale   e sepoltura.  La memoria è ancora fresca.   Le due parti,   stante  la posta in gioco,  si contrastarono ferocemente e con ogni mezzo.   Di qui, la particolare durezza e pervicacia  dell’antico “guai  ai vinti!”  praticato dai vincitori, proprio per evitare ogni  possibile tentativo di   revanche.   E  accompagnato,  ovviamente,   da pubbliche   dichiarazioni sulla  superiorità  dei propri  valori morali.   
Perché scandalizzarsi?  Si tratta di una costante politica che la parte perdente -  fra l’altro  tuttora  prigioniera di una smodata affezione per il darwinismo sociale -   non può far finta di non  conoscere.   Semplificando: chi di spada ferisce di spada perisce. E Priebke, per giunta,  molto ha ferito…   
Naturalmente, tra i vincitori,  nessun politico pubblicamente si esprime in questi ultimi termini. Si preferisce porre l’accento sulle tremende colpe morali del nazi-fascismo, che pure sono innegabili.
Dal punto di vista delle motivazioni  il comportamento del vincitore  può essere scomposto in due parti,  da un lato,  il richiamo profondo  del “guai ai vinti!”,  moltiplicato per mille dalla straordinaria ferocia del conflitto, dall’altro lato, l’altrettanto profonda  necessità di  una giustificazione ideologica, tesa a difendere le ragioni  di una guerra condotta, anche dai vincitori,  senza esclusioni di colpi: una guerra che ha causato, come mai in passato, enormi perdite tra i civili di tutti gli schieramenti.
La prima parte rinvia alla natura residuale del politico (ciò che  resta immutato,  il "fattore non contestuale"),  la seconda alle sue forme di legittimazione ideologica (ciò che muta in base al contesto  e ai valori dei vincitori).  Naturalmente, dal punto di vista della persuasione retorica e della conseguente ricaduta sul piano delle convenzioni sociali di onorabilità,  si preferisce occultare la prima parte (“guai ai vinti!”), enfatizzando pubblicamente la seconda (i valori morali). Gli  uomini sono fatti così.  E sotto questo profilo non deve sorprendere la posizione assunta sui funerali di Priebke dal Vicariato di Roma - e di riflesso dalla Chiesa Cattolica.  Anche i preti sono esseri di carne e ossa.

Carlo Gambescia

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