di spada perisce
Dopo il terribile Secondo
Conflitto Mondiale, autentica guerra per la sopravvivenza
della specie umana, non ci si deve stupire che al
nemico sconfitto siano tuttora negati
funerale e sepoltura. La memoria è ancora fresca.
Le due parti, stante la posta in gioco, si
contrastarono ferocemente e con ogni mezzo. Di qui, la
particolare durezza e pervicacia dell’antico “guai ai vinti!”
praticato dai vincitori, proprio per evitare ogni possibile
tentativo di revanche. E accompagnato,
ovviamente, da pubbliche dichiarazioni
sulla superiorità dei propri valori morali.
Perché scandalizzarsi? Si tratta di
una costante politica che la parte perdente - fra l’altro tuttora
prigioniera di una smodata affezione per il darwinismo sociale -
non può far finta di non conoscere. Semplificando: chi di spada
ferisce di spada perisce. E Priebke, per giunta, molto ha ferito…
Naturalmente, tra i vincitori, nessun
politico pubblicamente si esprime in questi ultimi termini. Si preferisce porre
l’accento sulle tremende colpe morali del nazi-fascismo, che pure sono
innegabili.
Dal punto di vista delle motivazioni
il comportamento del vincitore può essere scomposto in due
parti, da un lato, il richiamo profondo del “guai ai vinti!”,
moltiplicato per mille dalla straordinaria ferocia del conflitto,
dall’altro lato, l’altrettanto profonda necessità di una
giustificazione ideologica, tesa a difendere le ragioni di una guerra
condotta, anche dai vincitori, senza esclusioni di colpi: una guerra che
ha causato, come mai in passato, enormi perdite tra i civili di tutti gli
schieramenti.
La prima parte rinvia alla
natura residuale del politico (ciò che resta immutato, il
"fattore non contestuale"), la seconda alle sue forme di
legittimazione ideologica (ciò che muta in base al contesto e ai valori
dei vincitori). Naturalmente, dal punto di vista della persuasione
retorica e della conseguente ricaduta sul piano delle convenzioni sociali di
onorabilità, si preferisce occultare la prima parte (“guai ai vinti!”),
enfatizzando pubblicamente la seconda (i valori morali). Gli uomini sono
fatti così. E sotto questo profilo non deve sorprendere la posizione
assunta sui funerali di Priebke dal Vicariato di Roma - e di riflesso
dalla Chiesa Cattolica. Anche i preti sono esseri di carne e ossa.
Carlo Gambescia
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