Fingere di essere sani
Esiste un diritto
alla salute? E cosa significa diritto alla salute? La morte di Raffaele
Pennacchio (nella foto), medico malato di Sla, può essere occasione
per qualche rapida riflessione in argomento. Anzi, controindicazione.
Diciamo che la causa
di fondo, per cui il dottor Pennacchio, sfidando una grave
malattia, si è battuto e morto, è più che giusta, perché riguarda
la libera scelta, da parte del paziente, di farsi assistere (o meno) dai
familiari in casa propria. Quindi si tratta di un diritto di
libertà.
Ma, come si osserva,
non tutti possono permettersi questo “lusso”. Di qui, l’intervento
“parificatore” dello stato in nome del diritto alla salute.
Il che però - cosa che spesso non si dice - porta automaticamente allo sviluppo
di fondi “dedicati”, controlli, burocrazie, trattative politiche, tagli,
aggravi fiscali. Dal momento che ogni diritto, mai dimenticarlo, ha
un prezzo, di regola oneroso, che ricade sulle spalle di
tutti i cittadini.
Naturalmente, come
nel caso del diritto alla salute, più il diritto è astratto, o comunque
indefinibile, più l’onerosità cresce. E per quale ragione? Perché
inevitabilmente la “platea” di coloro che desiderano fruirne si
amplia in modo incessante e con essa la burocrazia preposta alla
gestione concreta del diritto in questione. E più i burocrati si
moltiplicano (anche se in elegante camice bianco) più resta difficile -
per alcuni impossibile - controllarne l’ attività.
In realtà, che cos’è la salute? Difficile dire. E poi quale salute? Psichica o fisica? O entrambe? Mah… Certo, come avviene, possono fissarsi parametri “pubblici”, riconosciuti, che però, proprio perché convenzionali, sono sempre frutto di trattative politiche. Cosicché, a ogni cambio di governo, il diritto alla salute si allarga e restringe come un elastico. E di volta in volta gli ammalati delle più diverse patologie si ritengono autorizzati a scendere in piazza, sulle orme dei sindacalisti, per difendere il "proprio" diritto alla salute, guardando in cagnesco i portatori di altre sindromi perché giudicati meno gravi o addirittura sani. In questo modo si finisce per rispettare, in modo consapevole o meno, il rigido copione di una società, stupidamente conflittuale, dove si lotta tutti contro tutti nel nome di astratti diritti universali come il diritto alla salute. E ogni tanto, purtroppo, qualcuno cade sul campo di battaglia, come il povero dottor Pennacchio.
In realtà, che cos’è la salute? Difficile dire. E poi quale salute? Psichica o fisica? O entrambe? Mah… Certo, come avviene, possono fissarsi parametri “pubblici”, riconosciuti, che però, proprio perché convenzionali, sono sempre frutto di trattative politiche. Cosicché, a ogni cambio di governo, il diritto alla salute si allarga e restringe come un elastico. E di volta in volta gli ammalati delle più diverse patologie si ritengono autorizzati a scendere in piazza, sulle orme dei sindacalisti, per difendere il "proprio" diritto alla salute, guardando in cagnesco i portatori di altre sindromi perché giudicati meno gravi o addirittura sani. In questo modo si finisce per rispettare, in modo consapevole o meno, il rigido copione di una società, stupidamente conflittuale, dove si lotta tutti contro tutti nel nome di astratti diritti universali come il diritto alla salute. E ogni tanto, purtroppo, qualcuno cade sul campo di battaglia, come il povero dottor Pennacchio.
Carlo Gambescia
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