martedì 8 ottobre 2013


La destra "introvabile" e  il ciclo fiscale




In Italia, a dire il vero,  la questione dell’ “introvabilità”  riguarda   destra  e  sinistra. Anche se quest’ultima, nei suoi due versanti (riformista e radicale), quando si tratta di tosare i cittadini, sembra sempre parlare un unico linguaggio.  Tuttavia, se si osserva bene,  anche la destra non è da meno,   come   prova il flop del Pdl  a proposito dei  tagli fiscali  sempre evocati, mai realizzati. Ecco perché   le polemiche degli ultimi mesi su Imu e Iva sono veramente ridicole:  come pretendere di abbassare le  imposte  in coabitazione con la sinistra, dal momento che  non le  si è  diminuite quando si  governava  in solitudine? Roba da pazzi.  
Perciò quando si parla di “introvabilità” della destra, in primis, ci si deve riferire alla questione fiscale:  non è necessario volare alto,  andando in cerca di chissà quali grandi valori,  basta ragionare terra terra sull'andamento del  ciclo  fiscale,   seguendo  un  principio politico elementare:  se la pressione erariale  cala siamo davanti a un governo di destra,  se sale  di sinistra.  Inutile qui  infierire  sul totale fallimento della promessa "rivoluzione tributaria"  berlusconiana.  
Naturalmente  si tratta di una regola che governa quei paesi privi di tradizioni consociative, dove destra e sinistra, per farla breve, non si sono mai mescolate insieme, o comunque non sistematicamente come in Italia. In particolare,  pensiamo a  Stati Uniti e Gran Bretagna.     

Ovviamente, siamo consapevoli di semplificare,  forse troppo,   tuttavia  quando si parla di differenze fra destra e sinistra, e di riflesso dell "'introvabilità" della destra,  chiunque si dichiari di destra,  prima di spiccare il volo verso i cieli delle dottrine politiche,  dovrebbe  verificare il “colore” delle sue  tasche…    

Carlo Gambescia 

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