Venezia 2013
Il
cinema?
Meglio il teatro...
Possiamo dire che la
Mostra di Venezia ci annoia? Come altre manifestazione
dedicate alla cosiddetta settima arte? E non tanto per la qualità dei
film quanto per una questione di fondo. Che ora esporremo.
Il cinema, se
d’autore, è una specie di spocchioso fumetto culturale,
se pop, è solo divertimento a
buon mercato. Certo, è un fenomeno sociale che non può essere ignorato.
Ma un conto è discutere del cinema come fattore politico, sociologico ed
economico, un altro del film come forma d’arte.
In realtà, tutto
ruota intorno a una domanda fondamentale: la percezione della vera arte può
essere alla portata di tutti? Il quesito è moderno. Infatti,
per secoli l’arte ha riguardato pochi eletti, senza che nessuno si preoccupasse
più di tanto degli effetti di ricaduta sociale. Detto crudamente: se il
popolo intuiva e apprezzava, bene, altrimenti non faceva alcuna differenza.
Invece i moderni hanno introdotto una “programmaticità”,
sconosciuta in passato: l’arte doveva andare verso il popolo, sempre e
comunque. Cosicché, nel Ventesimo secolo, grazie al progresso
tecnico, un movimento pedagogico si è potuto trasformare in istituzione, passando armi
bagagli dal teatro, ingiustamente liquidato come fin
troppo aristocratico, superato, statico e per pochi, al cinema,
pomposamente giudicato democratico, moderno, dinamico e di massa.
Di qui, l’industria, i festival, il gossip, la critica, la teoria,
le scuole di pensiero, l’ opposizione tra cinema d’autore e cinema pop,
ultimo pallido riflesso di una visione pre-democratica dell’arte.
Semplificando al massimo: il cinema sta alla democrazia di
massa, come il teatro, soprattutto se tragico, alla società
aristocratica. Il primo rinvia a un mondo basato sul
principio di eguaglianza, il secondo a un cosmo fondato
su quello di gerarchia.
Con ciò non vogliamo
sostenere che la società aristocratica sia migliore di quella democratica
e viceversa. Ma soltanto che ogni sistema sociale ha l’arte che si
merita. E che, per quanto ci riguarda, preferiamo il teatro...
Carlo Gambescia
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