mercoledì 18 settembre 2013


 La crisi economica  
italiana in due parole



Non siamo economisti,  ma è fin troppo facile  capire  che  per  far  ripartire l’economia, ovviamente in una società libera (non autarchica…),  esistono solo due modi: o si aumentano le tasse (per semplicità: dirette e indirette) , finanziando con gli introiti  una  spesa pubblica crescente,  o si tagliano le tasse e  la spesa pubblica, creando così  le condizioni per gli investimenti  privati.  La prima è la ricetta della sinistra, la seconda della destra.   
Va però detto che spesso  i politici -   pasticciando -   tendono a  perseguire   un impossibile  mix  tra le due modalità.   E come?  Giocando sulla possibilità  di finanziare  la spesa pubblica, attraverso l’emissione di titoli sul mercato interno ed esterno. Emissioni  che, attenzione,  non sono  un male in sé,   a patto che non si accompagnino alla crescita dell' imposizione  fiscale   e che   non  vadano a  coprire  quasi per intero la spesa pubblica,  mettendo l’economia nelle mani di un mercato estremamente volubile (come quello che tratta i titoli del cosiddetto  il debito sovrano) e di uno stato altrettanto vorace.   Il lettore si sarà accorto che non abbiamo ancora  accennato al  credito bancario e alle  politiche monetarie. Diciamo allora  che  a grande linee  la destra  è per la libertà creditizia e  la sinistra per il controllo del credito, anche se  l'una  l'altra  ritengono  possibile influenzare  il mercato monetario e   finanziario, agendo sul  livello dei  tassi.    
Ora, in Italia cosa è successo?  Che, grosso modo negli ultimi vent’anni,   governi, né di destra né di sinistra, non hanno tagliato le tasse, non hanno tagliato  la spesa pubblica. E per contro, non hanno neppure  intrapreso o   favorito investimenti pubblici. Tuttavia, a causa del pletorico apparato statale di partenza, spesa e  debito pubblico  sono cresciuti a dismisura, così come è  salito alle stelle  il finanziamento del debito attraverso l’emissione di titoli.  E su questo  costoso e perdente  immobilismo  si sono  abbattuti  moneta unica e  crisi economica mondiale
Dove sono finiti i soldi degli italiani? Qui esistono due scuole di pensiero: i moralisti che parlano di corruzione ed evasione fiscale; i liberisti che parlano di mercato paralizzato e sprechi pubblici. I primi favoleggiano sul recupero dell’evasione fiscale, i secondi mitizzano le privatizzazioni. Non entriamo nel merito della diatriba.  

Diciamo solo che non esistono derive autarchiche  e che l’Italia, al momento,  avrebbe bisogno di scelte economiche ben  definite: o di destra o di sinistra.

Carlo Gambescia

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