Il libro della settimana: Elémire Zolla, Filosofia perenne e mente naturale,
a cura di Grazia Marchianò, Marsilio 2013, pp. 374, Euro 24,00.
Nella storia culturale
del Novecento italiano Elémire Zolla, scomparso settantenne nel 2002,
rappresenta un esemplare unico: non un antiquario delle idee,
magari deliziose, come il coltissimo ed eclettico Mario Praz, né un
tradizionalista necroforo alla Julius Evola, ma neppure un ammiccante
adoratore di rovine come Roberto Calasso.
Zolla è Zolla: un
vero unicum. Parliamo dell' instancabile navigatore della e nellacultura; di un
uomo dai mille idiomi, antichi e moderni, capacissimo di sfidare e
solcare i tempestosi mari dell’assoluto: quell' Essere o Uno
caro a tutte le grandi filosofie e religioni. Pensiamo a un
“marinaio” che forse sarebbe piaciuto al Melville palombaro
dell'anima, altrettanto affamato di autenticità. Sembra quasi di vederlo:
Zolla l'impavido timoniere pronto a dettare la rotta, la
sua rotta... Capace di tenere in pugno - trasformandoli
da ciurma in ordinato equipaggio - gli interessi
professionali e culturali più diversi: dalla letteratura americana
all’orientalismo, dall’esoterismo alla storia delle
religioni, dal pensiero mitico al razionalismo filosofico moderno. Ma al tempo
stesso perfettamente in grado di sfidare, da cattedratico,
l'ingombrante balena dello storicismo occidentale e dei suoi mostruosi
sottoprodotti pseudo-sociologici.
Insomma, Zolla è una lettura obbligata. O, per restare in metafora, il padre di un indispensabile portolano per anime irrequiete affamate di assoluto. Giunge perciò graditissima la ripubblicazione in volume unico, curata da Grazia Marchianò, di due opere zolliane uscite negli anni Novanta: La nube e il telaio (1996) e La filosofia perenne (1999). Il nuovo titolo è Filosofia perenne e mente naturale(Marsilio). Il volume esce nella collana, “Opere di Elémire Zolla”, curata sempre da Grazia Marchianò con devozione, scienza e leggiadria di parola.
Insomma, Zolla è una lettura obbligata. O, per restare in metafora, il padre di un indispensabile portolano per anime irrequiete affamate di assoluto. Giunge perciò graditissima la ripubblicazione in volume unico, curata da Grazia Marchianò, di due opere zolliane uscite negli anni Novanta: La nube e il telaio (1996) e La filosofia perenne (1999). Il nuovo titolo è Filosofia perenne e mente naturale(Marsilio). Il volume esce nella collana, “Opere di Elémire Zolla”, curata sempre da Grazia Marchianò con devozione, scienza e leggiadria di parola.
Il libro è
diviso in tre parti.
Nella prima, su
“Ragione irrazionalità tra Oriente e Occidente”, Zolla delinea
magistralmente, partendo da un sano relativismo cognitivo
incentrato sullo studio dei diversi significati del termine
ragione, la possibilità di perseguire o meglio ancora riscoprire, come
per rimbalzo metafisico, l’ assoluto. Certo,
Zolla parla comunque di intelletto, e dunque in qualche misura di
ragione. Ma - ecco il punto - si tratta di "apertura
all' intelletto d'amore". Una vetta "assoluta" del
pensiero, dove, una volta tenuta a giusta distanza la ragione troppo
ragionante, Oriente e Occidente potrebbero finalmente tornare a darsi la
mano.
Nella seconda parte, dedicata a “Filosofia perenne e mente naturale”, Zolla si affida a un occhio segreto capace di scrutare nei labirinti dell' assoluto. Si ( e ci) propone, dopo averlo scomposto e ricomposto alla luce dei saperi più diversi, il concetto di "mente naturale": vero sedimento visuale dell'anima. Un terzo occhio trans-storico, simbolico, archetipico, frutto di una percezione assoluta dell' essere come unità. Zolla evoca un mondo cognitivo originale, dove si fondono conoscere, conoscente, conosciuto: una condizione della mente umana cara a pochi, incompresa da molti, ma perseguibile, almeno come possibilità, da tutti. Se nella prima parte del libro, in qualche misura, si eleva il “relativo”, nella seconda si valorizza l’ "assoluto" a scapito del primo, giustamente retrocesso a puro strumento metodologico.
Nella seconda parte, dedicata a “Filosofia perenne e mente naturale”, Zolla si affida a un occhio segreto capace di scrutare nei labirinti dell' assoluto. Si ( e ci) propone, dopo averlo scomposto e ricomposto alla luce dei saperi più diversi, il concetto di "mente naturale": vero sedimento visuale dell'anima. Un terzo occhio trans-storico, simbolico, archetipico, frutto di una percezione assoluta dell' essere come unità. Zolla evoca un mondo cognitivo originale, dove si fondono conoscere, conoscente, conosciuto: una condizione della mente umana cara a pochi, incompresa da molti, ma perseguibile, almeno come possibilità, da tutti. Se nella prima parte del libro, in qualche misura, si eleva il “relativo”, nella seconda si valorizza l’ "assoluto" a scapito del primo, giustamente retrocesso a puro strumento metodologico.
Nella terza parte
Zolla si diffonde su “Tre incontri fatali”: Joan Petru Culiano,
Djuna Barnes, Sade. Riuniti, crediamo, perché
programmatici amanti di se stessi, seppure in forme diverse:
patologiche nel caso di Sade, narcisiste in quello della Barnes, misteriche in
Culiano. Forse tre monumenti al ( e del) soggettivismo moderno? Oppure
tre esseri fragili, affamati di assoluto? Zolla tratteggia, quando
necessario sottolinea, spesso sfuma. Facendosi forte di una verità acquisita
sulla vetta, rifiuta di emettere sentenze. Quale verità? Che
l'assoluto tutto perdona tutto comprende, non conoscendo
vinti né vincitori, né amici né nemici. Di qui però,
la conseguente impoliticità di Zolla. Un destino che
sembra segnare l'opera di tutti i maggiori
navigatori della anima umana Ma questa è un'altra storia.
Carlo Gambescia
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