giovedì 5 settembre 2013


Il libro della settimana: Elémire Zolla, Filosofia perenne e mente naturale, a cura di Grazia Marchianò,  Marsilio 2013, pp. 374, Euro  24,00. 



Nella storia culturale del Novecento italiano  Elémire Zolla, scomparso settantenne nel 2002,  rappresenta un esemplare unico:  non un antiquario delle idee, magari deliziose, come il coltissimo ed eclettico Mario Praz,  né un tradizionalista necroforo alla Julius Evola, ma neppure un ammiccante  adoratore di rovine come Roberto Calasso. 
Zolla è Zolla: un vero unicum. Parliamo dell'  instancabile navigatore della e  nellacultura; di un  uomo dai mille idiomi, antichi e moderni,  capacissimo di sfidare e solcare  i tempestosi mari dell’assoluto:  quell' Essere o Uno  caro a tutte le grandi filosofie e religioni.  Pensiamo a  un  “marinaio”  che forse sarebbe piaciuto al Melville  palombaro dell'anima, altrettanto affamato di autenticità. Sembra quasi di vederlo:   Zolla l'impavido  timoniere  pronto a dettare la rotta, la sua rotta...  Capace di tenere in pugno -  trasformandoli  da  ciurma in ordinato equipaggio -   gli interessi  professionali e  culturali più diversi: dalla letteratura americana  all’orientalismo,   dall’esoterismo alla storia delle religioni, dal pensiero mitico al razionalismo filosofico moderno. Ma al tempo stesso  perfettamente in grado  di sfidare, da cattedratico, l'ingombrante  balena dello storicismo occidentale e dei suoi mostruosi  sottoprodotti pseudo-sociologici.
Insomma, Zolla è una lettura obbligata. O, per restare in metafora, il padre di un indispensabile portolano per anime irrequiete  affamate di assoluto.  Giunge perciò graditissima la ripubblicazione in volume unico, curata da Grazia Marchianò, di  due opere zolliane  uscite  negli anni Novanta: La nube e il telaio (1996) e La filosofia perenne (1999).  Il  nuovo titolo  è  Filosofia perenne e mente naturale(Marsilio). Il volume  esce  nella collana, “Opere di Elémire Zolla”, curata sempre da Grazia Marchianò con  devozione, scienza e leggiadria di parola.
Il libro  è diviso in tre parti.
Nella prima, su “Ragione irrazionalità tra Oriente e Occidente”,  Zolla  delinea  magistralmente,  partendo da un sano  relativismo cognitivo  incentrato sullo studio dei  diversi significati del termine ragione, la possibilità di perseguire o meglio ancora riscoprire, come  per  rimbalzo metafisico,  l’ assoluto.  Certo,  Zolla parla comunque di intelletto, e dunque in qualche misura di  ragione.  Ma - ecco il punto - si tratta  di "apertura all' intelletto d'amore".  Una vetta "assoluta"  del pensiero, dove,  una volta tenuta a giusta distanza la ragione troppo ragionante, Oriente e Occidente potrebbero finalmente tornare a  darsi la mano.
Nella seconda parte, dedicata a “Filosofia perenne e mente naturale”,  Zolla si affida a un occhio segreto capace di scrutare nei labirinti dell' assoluto. Si ( e ci)  propone, dopo averlo scomposto e ricomposto alla luce dei saperi più diversi,  il concetto  di  "mente naturale":  vero  sedimento visuale  dell'anima. Un terzo occhio  trans-storico, simbolico, archetipico,   frutto  di una percezione assoluta  dell' essere  come unità. Zolla evoca  un  mondo cognitivo originale,  dove si fondono conoscere, conoscente, conosciuto: una condizione  della mente umana  cara a pochi,  incompresa da molti,  ma perseguibile,  almeno come possibilità,  da tutti.   Se nella prima parte del libro,  in qualche misura,   si eleva il “relativo”, nella seconda si valorizza  l’ "assoluto"  a scapito del primo, giustamente retrocesso a  puro strumento metodologico.

Nella terza parte Zolla  si diffonde su “Tre incontri fatali”:  Joan Petru Culiano,   Djuna Barnes, Sade. Riuniti,   crediamo,   perché programmatici  amanti di se stessi,  seppure  in forme diverse: patologiche nel caso di Sade, narcisiste in quello della Barnes, misteriche in Culiano. Forse tre monumenti al ( e del) soggettivismo moderno? Oppure   tre esseri fragili,  affamati di assoluto?  Zolla tratteggia, quando necessario sottolinea, spesso sfuma. Facendosi forte di una verità acquisita sulla vetta,   rifiuta di emettere sentenze. Quale verità?  Che l'assoluto  tutto perdona tutto comprende,  non conoscendo  vinti  né vincitori,  né amici né nemici.  Di qui però,  la conseguente impoliticità  di Zolla.  Un destino che  sembra segnare  l'opera  di tutti i  maggiori  navigatori della anima umana   Ma questa è un'altra storia. 

Carlo Gambescia

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