mercoledì 17 ottobre 2012

La nostra società è liberale?



«Ma  la nostra  società è  liberale?», così ci  chiedeva ieri un dotto amico.  A pensarci bene  si tratta di una domanda, soprattutto per un sociologo priva di significato. È come chiedersi quanto   fosse comunista prima del  crollo la società sovietica.  Oppure quanto tuttora  lo sia  quella cubana.
Purtroppo, il ragionamento di chi pone questo genere di domande è semplicistico: si contrappone l’ideale (il liberalismo o il comunismo), insomma l'armonia della  società perfetta,  alle disarmonie della  realtà.  Di qui, la facile vittoria sulla carta degli ideali rispetto al mondo reale.
Ora, che la gente comune ragioni in questo modo e che i politici, più o meno onestamente, cavalchino la tigre dell’ideologia è nell’ordine naturale delle cose sociali.  Ma addirittura  gli studiosi!   Non è  infatti ammissibile  che un uomo di   scienza   indulga   nel coltivare sogni di introvabili società perfette liberali o comuniste che siano. Dal momento che ogni società reale  è sempre frutto di compromessi tra natura umana imperfetta e la logica riproduttiva. altrettanto disarmonica,  del potere e delle  istituzioni politiche. E poi, solo per fare un esempio banale:  quante specie di liberalismo e comunismo esistono? Moltissime, troppe. E come mettere d’accordo i diversi sostenitori della varie correnti interne a ogni linea di pensiero? Ci sarà sempre chi rivendicherà il proprio liberalismo o comunismo, sulla base del metodo e/o della sostanza, come assolutamente perfetti...  
Perciò nessuna società potrà mai essere compiutamente liberale o comunista. La perfezione non appartiene a questo mondo. Di riflesso, lo studioso dovrebbe sforzarsi di  indagare non tanto la contraddizione tra ideali e realtà (mansione da lasciare agli ideologi), quanto i concreti meccanismi sociologici, o costanti metapolitiche, che governano la società in generale (sia liberale, sia comunista). E su questa base indicare i pericoli insiti in ogni tentativo rivolto a costruire  "sistemi sociali",  che proprio perché pretendono  di  essere perfetti,   rischiano  invece  di allontanarsi dalla verità dei fatti e delle regolarità  sociali e politiche.  Verità che, come mostra la storia del Novecento, secolo delle più sanguinose utopie, finisce sempre per vendicarsi.

 Carlo Gambescia


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