A proposito del ricambio "statistico" della classe politica
italiana
Non solo D’Alema
Oggi i giornali parlano molto di D’Alema che, per
dirla inelegantemente, sembra mostrarsi incollato alla
poltrona… Ma, in effetti, la crisi italiana dipende solo da una questione
di mancato ricambio, in chiave statistica, del personale politico?
Sì e no. Ci spieghiamo subito.
Semplificando al massimo, in un secolo abbondante (il
Ventesimo più il primo decennio del Ventunesimo), la classe politica, stando
alla letteratura in argomento, è statisticamente mutata tre
volte ( per età, composizione professionale e sociale, valori politici) :
nel 1922, nel 1945, nel 1994. E sempre in modo traumatico, attraverso il
cambiamento del regime politico (fascismo, prima e seconda repubblica).
Perché? In Italia il lavoro politico è sempre stato concepito nel migliore dei
casi come una missione, nel peggiore, come una sinecura o rendita. In entrambi
i casi, perciò, come qualcosa da praticare per tutta la vita e ovviamente (
considerata la debolezza della carne), da difendere dall' "assalto"
dei possibili uomini nuovi. Pertanto si tratta di “mentalità”. Di qui,
quella gerontocrazia così criticata da tutti, ma in fondo tollerata, salvo che
nei momenti di gravità storica assoluta, dove il cambiamento si impone (e si è
imposto) attraverso la cosiddetta forza dalla cose. Perché questa difficoltà di
fondo? La gerontocrazia italiana, di volta in volta carismatica e/o
utilitarista, si è retta e riprodotta grazie alla fitta rete di
rapporti politici e clientelari a
ogni livello. Si pensi, come riprova,
alla ciclica difficoltà - incontrata dai più diversi
riformatori -di snellire o ridurre la burocrazia statale
oppure di tagliare le rendite di posizione che
proliferano nell’area “grigiastra” dei rapporti economici tra pubblico e
privato.
Certo, a parole, tutti sono contro le caste...
Ma nei fatti, fin quando non cambierà
la mentalità (nel senso di una
politica culturalmente intesa come professione a tempo limitato), e
con essa la (non virtuosa) necessità di strutture parassitarie a sostegno
del gerontocrate, sarà difficile non solo favorire il
ricambio, ma, cosa fondamentale, istituzionalizzarlo,
rendendo la circolazione della classe politica un fatto
permanente, normale, fisiologico, capace di andare oltre
qualsiasi rottura traumatica. Come del resto
mostra - ripetiamo - il fallimento delle
tre occasioni storiche di ricambio statistico e non
culturale cui abbiamo accennato: fascismo, prima e seconda
repubblica. Insomma, non bastano gli uomini
nuovi, occorre una mentalità diversa.
Pertanto D'Alema, per dirla in modo non proprio originale,
è solo la punta dell' iceberg...
Carlo Gambescia
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