Poteri deboli o poteri forti?
Spesso si parla di poteri forti. Ma quali sono?
Semplificando al massimo: secondo la Confindustria il Sindacato sarebbe un potere
forte, mentre a giudizio del Sindacato il titolo spetterebbe
alla Confidustria. E allora? Diciamo che hanno
ragione tutti e due. Però l’ “entità” (ecco
il perché dell'iniziale maiuscola) Confidustria e
l’ “entità” Sindacato vanno scomposte in tante altre "entità" dalle
dimensione differenti.
Si pensi ad esempio al potere di veto della Fiat
all’interno del sistema di imprese italiano. Oppure, al ruolo,
spesso determinante, della Cgil in ambito sindacale. Perciò più che
di poteri forti si dovrebbe parlare di gruppi di pressione, dalle
dimensioni differenti e in continuo conflitto tra di essi. E
quindi sarebbe più esatto parlare di gruppi divisi e perciò
deboli.
Ma esiste un potere più forte di tutti gli altri? Magari in
ambito internazionale? Difficile dire. Anche perché nei vari settori
(imprenditoriale, sindacale, ma anche finanziario, mediatico, eccetera)
il potere è frammentato. Ovviamente, i gruppi di pressione possono
allearsi fra di loro e dare vita a patti redistributivi. Si pensi alla nascita
del welfare state, oppure alla progressiva accentuazione
dei processi di intermediazione finanziaria degli ultimi tre
decenni, condivisa, magari conflittualmente da imprenditori e sindacati. Certo, talvolta
vincono i "buoni", talaltra i "cattivi", altre
volte "buoni" e "cattivi" trovano
l'accordo. Insomma, il conflitto fa parte delle dinamiche
sociali. E, sotto questo aspetto, anche della democrazia:
perché non può essere soppresso, se non privando le
persone della libertà di confliggere. Certo, all'interno di
regole. Ma le regole non possono, anzi non
devono eliminare il conflitto: il rischio che
il conflitto possa degenerare va sempre accettato. Anche
questa è una regola... Naturalmente, la durata delle alleanze,
come per tutti le relazioni basate sugli interessi, è sempre
mutevole. Inoltre sulle scelte dei gruppi di pressione
influiscono le appartenenze nazionali, culturali, religiose, eccetera. In
ultima istanza, un dirigente indiano di una multinazionale ragionerà
in modo diverso da un dirigente australiano. E lo stesso discorso
vale per il sindacalista italiano rispetto al
sindacalista americano, e così via…
Insomma, anche in sociologia ( e nella realtà), il
mondo, come talvolta si dice, è bello perché
vario… In questo senso " il tutto scorre" di Eraclito
condensa perfettamente la dinamica dei gruppi di pressione. Pertanto
non esistono poteri forti in senso stretto, bensì poteri in continuo
conflitto e, probabilmente meno forti - proprio
perché , ripetiamo, divisi e differenti - di quel che
sospetti il cosiddetto uomo della strada. Tutto qui.
Carlo Gambescia
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