lunedì 4 dicembre 2023

Vannacci, il generale “partigiano”

 


La politica è complicata. Infatti c’è chi dietro la nomina del generale Roberto Vannacci a capo di stato maggiore della forze terrestri, scorge il classico Promoveatur ut amoveatur, cioè “Sia promosso affinché sia rimosso”. Nel senso di evitare una sua candidatura alle prossime europee, che potrebbe portare voti alla destra di Salvini: a quella destra non in sintonia con l’attuale congiuntura pseudo-legalitaria che sta attraversando Fratelli d’Italia.

Altri, sempre a sinistra, paventano futuri colpi di stato. Se non erriamo, a proposito del nuovo incarico, c’è il comando della piazza militare di Roma. Pertanto un rischio c’è. Diciamo oggettivo. Perché, se è vero come dice la destra che Vannacci come nuovo capo di stato maggiore non ha grande potere decisionale, però, non bisogna mai confondere potere e influenza, perché il generale in futuro di influenza – cioè come potere di intrecciare e condizionare relazioni – ne avrà tanta.

Per contro, la destra, a parte Salvini che festeggia, minimizza:  "metodo" Meloni. La stessa che, poche ore prima, criticava i magistrati politicizzati, ovviamente a sinistra… Però si faccia attenzione, non sono mai le polemiche  sulle contraddizioni (“chi a detto che”, prima e dopo), che aiutano a capire le cose, ma  i fatti.

E i fatti ci dicono di  un generale che ha messo nero su bianco le sue idee reazionarie. Che insomma non fa mistero delle sue idee.  Si comporta  come quei generali francesi trono e altare dell’Ottocento:  Vannacci a cavallo, piume e pennacchi, difende con la spada  il "buoncostume". Per capire la differenza: Giovanni De Lorenzo, il generale golpista degli anni Sessanta, si nascondeva invece dietro l’apoliticità.

Il che complica le cose. Perché un generale, con intenzioni golpiste, dovrebbe rivelare a tutti le sue idee?

Probabilmente Vannacci, ancora non sa bene cosa farà da grande. Però, come dicevano i nonni, l’appetito può venire mangiando…

Pertanto, per la destra, Vannacci, per ora rappresenta un rebus. Anche per lo stesso Salvini che festeggia. Del resto Crosetto ( membro di un partito dove non mi muove foglia che Giorgia non voglia…), per non inimicarselo, ha deciso di promuoverlo. Intanto. Poi si vedrà.

Detto altrimenti: Giorgia Meloni – ecco il  "metodo" – manda in avanscoperta  i sottoposti (Crosetto), intanto tasta il terreno, cioè studia le reazioni degli avversari, interni ed esterni, e si tiene buono il generale mina vagante elettorale.

L’aspetto che tanto ha scosso la sinistra ( quello del reazionario premiato) è meritevole di una riflessione Sine ira et studio ( "Senza animosità e parzialità": oggi è la giornata del latino). Il militare, di regola, disprezza o comunque non stima professionalmente politici e civili, a prescindere dal fatto che siano un passo indietro o avanti rispetto all’evoluzione sociale. Vannacci è un passo indietro. E, ovviamente, non non stima politici e civili, perché questa è la natura sociologica del militare.

Si tratta di una “miscela” ideologica piuttosto pericolosa. Perciò è buona regola per una liberal-democrazia tenere un generale “partigiano” – con idee politiche di “parte”, non importa se di destra o sinistra – lontano da incarichi influenti.

Ma l’Italia al momento è ancora una liberal-democrazia? O sta diventando altra cosa? E che cosa nel caso?

Questa è la vera domanda da porsi. La risposta ai lettori.

Carlo Gambescia

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