lunedì 18 dicembre 2023

Una destra volgare

 


 Del discorso di Gorgia Meloni ai suoi sostenitori sotto il surriscaldato tendone di Atreju, quel che colpisce è la volgarità. La completa assenza di cultura, di educazione, elevatezza e nobiltà spirituale (*).

Esageriamo? Come si può accusare, chi vive sotto minaccia di morte, Roberto Saviano, di essersi arricchito grazie ai libri sulla camorra? Cioè di scrivere contro la criminalità mafiosa esclusivamente per fare soldi? Oppure attaccare, sempre senza fare il nome, Chiara Ferragni? Una grandissima influencer, venuta su dal nulla per puro merito, ignorando il fondamentale  concetto liberale della presunzione di innocenza? Per non parlare infine dell’appiccicoso complottismo-vittimismo, altro tema ricorrente: la vera arma totale della destra per aizzare le folle di elettori contro il nemico ovviamente nascosto nell’ombra.

Si dirà che la sinistra ai tempi di Berlusconi fu altrettanto volgare. Giustissimo. Però come si esce dalla volgarità? Abbassando le armi. Chi ha buon senso, eccetera, eccetera.

Sicché non è una giustificazione dire che la  sinistra ha iniziato prima della destra. E che quindi Giorgia Meloni sarebbe autorizzata – a proposito di “scarpe piene di fango”, per citarla – a voltolarsi invece nel fango di una retorica plebea.

In realtà  l’estrema destra da cui proviene è sempre stata volgare, grossolana, rozza, scurrile, sguaiata. Si badi non era ed è questione di abbigliamento o di modi. Michelini, vestiva sartoriale. Almirante era forbito ed elegante. Ma qualcosa che concerne il rivolgersi sistematicamente alla pancia della gente, facendo appello a piazze invelenite. Perciò oggi resta facilissimo per Giorgia Meloni entrare in parte.

Va detto, che all’interno del Movimento Sociale, tralasciando la cafonesca vena da Strapaese tipica del  fascismo e  che oggi ritroviamo in chiave caricaturale  nei  ministri come Lollobrigida, per gli intellettuali puri la vita è sempre stata sempre durissima.

Al di là delle idee reazionarie, si pensi, tra i tanti, al destino solitario di Julius Evola, troppo aristocratico per il partito del “Boia chi molla”. Come pure al cammino, non privo di spine, di un sottilissimo pensatore metapolitico come Silvano Panunzio. Oppure alle alterne sorti di un purissimo intellettuale-politico come Pino Rauti. Ma anche alla strada in salita di un Giano Accame, che ricordiamo a ottant’anni con il libro aperto davanti e la matita per sottolineare: un uomo che detestava, esistenzialmente, la destra con la bava alla bocca. E che dire di Marco Tarchi, espulso negli anni Ottanta, oggi professore universitario di scienza politica? E del raffinato ideologo di Alleanza Nazionale, il professor Domenico Fisichella, praticamente costretto alla fuga?

L’ unico tipo di intellettuale gradito al vertici populisti e volgari prima del Movimento Sociale, poi di Alleanza Nazionale, oggi di Fratelli d’Italia, era ed è l’intellettuale-cameriere, che serve a tavola, distogliendo lo sguardo da padroni in ciabatte e mutande che ruttano. Solo facendo così si poteva e si può “fare carriera”, come prova tuttora la cooptazione  all'interno del  governo e delle sue “partecipate” culturali (dalla Rai ai vari enti) di non pochi pseudo-intellettuali in livrea, un tempo evoliani, rautiani, neo-destri e “immensi e rossi”.

È lo stesso volgarissimo contesto, in cui Tolkien, scrittore dello stesso valore di un Salgari, viene considerato una specie di Omero, solo perché lo ha ordinato, “Sua Raffinatezza” Giorgia Meloni.

E per oggi è tutto.

Carlo Gambescia

(*) Qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=T3rJ0Q4qmY8. Si leggano in particolare i deliranti commenti dei sostenitori.

 

2 commenti:

  1. Hai detto poco a paragonare Tolkien a Salgari, nobilissimi uomini e scrittori che forse non meritano l'allusione che nell'accomunarli li svilisce (Salgari poi fu uomo di impegno, pazienza e 'artigiano' studio). Peccato che così il professore di Oxford venga doppiamente svilito, dalla sora Giorgia che perverte Tolkien riducendolo a feticcio politico, sottraendolo all'unico contesto che si merita, ovvero quello della letteratura, delle opere d'ingegno e libertà, e da lei che nel sacro furor (giustificatissimo ahinoi) abbatte sacerdote e involontario totem.

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