Uno degli aspetti negativi delle scienze politiche e sociali dei nostri giorni, particolarmente in Italia, è quello di rifiutare le grandi sintesi. Per fare un esempio – libro che tra l’altro esiste ma scritto da un professore britannico – si pensi a una sociologia dell’impero romano. Oppure a una sociologia storica comparata delle motivazioni dell’ascesa del cristianesimo e dell’islamismo nel primo millennio.
Oggi queste grandi ricerche – che sono il sale intellettuale della metapolitica – sono lasciate nelle mani di giornalisti, che scrivono di fretta, liquidando a passo di corsa complesse questioni storiche e sociologiche.
Qui si pensi al libro di Cazzullo su Roma antica (*): banalizzazione di una complicatissima evoluzione-involuzione storica, per giunta spalmata sui problemi attuali come una mediocre marmellata in offerta al supermercato.Insomma, siamo davanti al famigerato “da che mondo è mondo”, privo di qualsiasi senso storico, che però mette d’accordo tutti, senza spiegare nulla. E magari aiuta anche ad ascendere alla carica di direttore del "Corriere della Sera" (quanto siamo cattivelli...).
Ovviamente, il pacchetto prevede, come sta accadendo con Cazzullo, che il libro guadagni i piani alti della classifica, grazie a un potente lavoro di tam tam mediatico sui colti a metà (cioè gli incolti che si ritengono colti), affamati di merce storica a buon prezzo.
Una campagna mediatica che include presentazioni pubbliche, con materializzazione di Mario Draghi. Il quale, stando ai resoconti, ha però messo in guardia dalle semplicistiche comparazioni tra Roma antica e Palazzo Chigi. Draghi si è poi inerpicato lungo i sentieri della costruzione di uno stato europeo in salsa socialdemocratica.
Volendo stare al gioco di Cazzullo, si potrebbe dire che il Draghi che sogna di centralizzare ancora di più l’Unione europea, magari in modo soft, attorno alla Banca centrale, dividendo e raggruppando per velocità economica i vari stati membri, ricorda Diocleziano che – ironia della storia – pur aspirando all’unità, contribuì, evocando ragioni di governabilità (proprio come Draghi), alla frammentazione dell’Impero, prima in diarchia, poi in tetrarchia, eccetera, eccetera.
Ma torniamo a Cazzullo divulgatore storico. Fa bene il suo mestiere? Da quel che abbiamo letto è due o tre gradini sotto Indro Montanelli, autore di una giustamente celebre storia d’Italia, in molti volumi, partendo dai Greci e dai Romani. Libri – i suoi – che ancora si leggono con profitto. Ovviamente si parla di alta divulgazione che risente dell’ottima lezione di grandi storici italiani come Barbagallo e Volpe. Ma anche di sociologi come Weber e Sombart.
Nessuna comparazione invece si può fare tra il libro di Cazzullo e l’opera di un grande giornalista – ma non solo, perché fu storico e sociologo – come Guglielmo Ferrero. Che nel primo decennio del Novecento scrisse in più volumi una storia di Roma, durante la transizione dalla Repubblica all’ Impero, storia che ancora oggi si legge con profitto.
Ferrero, lavorò direttamente sulle fonti primarie, non trascurando quelle a stampa (secondarie), ma neppure trascurando la cassetta degli attrezzi delle scienze politiche e sociali, allora ridotta all’osso, ma altrettanto efficace.
Montanelli e Ferrero, ai loro tempi, hanno dovuto subire le critiche della storiografia ufficiale, troppo attenta, magari anche giustamente, agli alberi ma non alla foresta (**).
Se Cazzullo subirà la stessa sorte non sappiamo dire. Possiamo però asserire che il valore divulgativo della sua opera è pari a zero.
Divulgare significa rendere semplice ciò che è difficile, magari usando le parole adatte ( e qui si pensi al magnifico stile di Montanelli). Non significa invece andare subito alle conclusioni ( e qui si pensi alla problematicità delle risposte di Ferrero).
Cazzullo, come Brad Pitt in “Fury”, dalla sua torretta falcia tutte le differenze storiche e sociologiche, mettendo sullo stesso piano le politiche economiche espansive di Draghi e Diocleziano, migranti e barbari, cristiani e umanitaristi socialisti, Unione europea e Impero romano.
Una storia che si “consuma”, mangiando i popcorn, come davanti al film appena ricordato.
Carlo Gambescia
(*) Aldo Cazzullo, Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito, HarperCollins Italia (2023).
(**) Della Storia d’Italia di Montanelli (scritta in collaborazione con Roberto Gervaso e Mario Cervi) esistono varie edizioni (Rizzoli), tuttora reperibili sul mercato, soprattutto dell’usato. Raccomandiamo in particolare, per un immediato raffronto con la storia di Cazzullo, i volumi-prologo sui Greci e sui Romani. La storia di Ferrero è stata ristampata di recente in volume unico da Castelvecchi: Grandezza e decadenza di Roma (2016), a cura di Laura Ciglioni e Laura Mecelli.
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