lunedì 11 dicembre 2023

Fascismo, neo-neofascismo e neo-antifascismo

 


C’è chi oppone al neo-neofascismo da pagliacci (quello dei nostalgici, in abiti nazisti, alla proiezione in provincia del film “Comandante”), il neo-antifascismo da operetta (si legga però Teatro alla Scala) di una sinistra che rispolvera il pericolo fascista quando a corto di consensi elettorali

Il fascismo non fu una carnevalata storica. E neppure l’antifascismo. Si pensi solo sacrifici di Matteotti e dei fratelli Rosselli. Uccisi per mano fascista.

Se ancora oggi, nonostante il trascorrere delle generazioni, ci si confronta in sede politica, spesso anche duramente, su ragioni, colpe, pericoli e conseguenze di un’ideologia dai tratti totalitari è proprio perché il fascismo italiano, unitamente al nazismo, mise a ferro e fuoco la storia europea e mondiale.

In realtà l’errore della sinistra, nelle sue differenti accezioni politiche (marxiste, socialdemocratiche, liberalsocialiste), è un altro.

Lo si può ravvisare nel doppio registro di giudizio, comico e tragico. Diciamo registro tragicomico. Quando la sinistra giudica il fascismo italiano operetta e tragedia al tempo stesso.

Il fascismo non è un fenomeno tragicomico. Qui l’errore. Il fascismo fu tragedia per milioni di italiani, prima privati di ogni libertà politica, poi trascinati in guerre di aggressione e infine in una tremenda guerra civile, che fu tutto, eccetto che un fenomeno tragicomico.

Per capirsi: una famiglia di pagliacci politici non viene giudicata pericolosa, perciò non la si epura. Anzi si permette che si ricostituisca in partito, ispirato comunque agli ideali fascisti. E che si infili in complotti, per poi magari riderne al cinema. E infine addirittura la si “sdogana”, eccetera, eccetera.

Alla base dell’atteggiamento antifascista della sinistra, non c’è alcuna riflesso condizionato, né moralismo a priori. Ma più semplicemente un registro tragicomico. Ripetiamo: fascismo-operetta e fascismo-tragedia al tempo stesso.

Un registro che ha reso poco credibile l’antifascismo della sinistra: dal momento che se un nemico è un nemico-buffone, allora non può essere un nemico, se invece è un nemico-nemico allora non può essere un buffone.

Sul punto, anche la stessa sinistra azionista, così contraria ai compromessi, non hai mai dato risposte definitive, preferendo restare ancorata al registro tragicomico.

Ovviamente questo atteggiamento ambiguo della sinistra, come accennato, ha creato zone politicamente franche, se si vuole grigie, che hanno poi permesso lo sdoganamento del neofascismo, eccetera, eccetera. Come pure di imporre l’idea, sposata dalla destra che in Italia non si è studiato seriamente il fascismo per colpa di una sinistra che lo ha trasformato in caricatura tragicomica.

In realtà il primato del doppio registro tragicomico spetta al fascismo. Quando Augusto del Noce, sulla scia di Giacomo Noventa, socialista atipico, scriveva che l’antifascismo, per mentalità, era simile al fascismo, si riferiva anche a incomprensioni di questo tipo: all’incapacità del fascismo come dell’antifascismo di accettare il liberalismo, che il fascismo presentava in veste caricaturale, grottesca, così politicamente deforme al punto di sembrare ridicolo. Lo stesso metro di giudizio che l’antifascismo, a sua volta, userà contro il fascismo, recependo anche i contenuti della critica macchiettizzata del fascismo al liberalismo.

Sono temi, interessantissimi, tra l’altro sviluppati anche da Domenico Settembrini in un magnifico libro sull’idea antiborghese (quindi antiliberale) in Italia.

Ciò significa che l’impasse fascismo-antifascismo, o comunque la si voglia etichettare, si potrà superare studiando il fascismo per quello che realmente fu : una tragedia.

Carlo Gambescia

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