La religione come fatto pubblico può essere pericolosa. Poi quando ci sono i fascisti al governo il pericolo può raddoppiare. Inoltre, sia detto per inciso, non c’è figura più patetica del realista (nel senso del fanatico monarchico) più realista (o fanatico) del re. Però patetico non è sinonimo di innocuo. Per dirla alla buona: mai scherzare con i santi o col presepe…
Fratelli d’Italia (prima firmataria la senatrice Lavinia Mennuni di FdI) ha presentato un disegno di legge su quello che può essere definito l’obbligo del presepe a scuola. Poiché, non abbiamo potuto prenderne visione, citiamo da una rivista specializzata.
«Il testo del disegno di legge stabilisce all’articolo 1 che “la Repubblica valorizza, preserva e tutela le festività e le tradizioni religiose cristiane quale espressione più autentica e profonda dell’identità del popolo italiano”.All’articolo 2, invece, si va più nel dettaglio e si dispone che negli istituti di istruzione pubblici è fatto divieto di impedire iniziative promosse da genitori, studenti o dai componenti di organi scolastici, volte a perpetuare le tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l’allestimento del presepe, recite e altre simili manifestazioni. All’articolo 3 si prevede che il ministero dell’Istruzione e del Merito possa adottare provvedimenti per l’attuazione di quanto previsto, mentre all’articolo 4 si dispone che chiunque violi tali norme, tra i dipendenti della pubblica amministrazione, sarà passabile di procedimenti disciplinare» (*).
In pratica, si proibisce ai dirigenti scolastici apicali (i vecchi presidi di una volta), minacciando sanzioni disciplinari, di laicizzare le festività natalizie.
Cosa dire? Laicizzare, parola grossa. Perché l’ Italia dai Patti lateranensi in poi ha cessato di essere uno stato laico. Per dire una sciocchezza, basta accendere, alle 11, ogni domenica la televisione pubblica, per capire come siamo messi.
Ora che i fascisti sono tornati al governo, il fenomeno non potrà non accentuarsi. E infatti quel che si legge all’articolo 1 è tremendo. Siamo davanti a una dichiarazione di guerra (di religione): “la Repubblica valorizza, preserva e tutela le festività e le tradizioni religiose cristiane quale espressione più autentica e profonda dell’identità del popolo italiano”. Roba appunto da manganello e aspersorio.
Che dice la chiesa cattolica? Per ora tace. La compagnia politica non è delle migliori. Non in linea con la visione di sinistra – così dicono – di papa Francesco. Il re, come dicevamo, potrebbe essere meno monarchico dei monarchici...
Resta comunque il fatto che la religione dovrebbe rinviare a quello che un tempo si chiamava aulicamente il “foro interiore” dell’individuo. La sua coscienza. E invece, nell’anno di grazia 2023, si torna a una visione collettivistica. Come recita l’articolo 1: “identitaria”, quindi pubblica. Parola magica per fascisti e nazisti.
In realtà, la scuola, a cominciare da quella dell’obbligo, in primo luogo non dovrebbe essere pubblica, e in secondo luogo, in quanto separata da qualsiasi forma di culto – qui pensiamo anche alle pseudo-religioni repubblicane – dovrebbe occuparsi solo di istruire. La scuola educatrice è pericolosa.
O comunque sia - e ciò deve valere soprattutto per chiunque creda (onestamente) nei valori della pedagogia socialista o cattolica - solo un sistema privatizzato potrebbe garantire a ogni individuo (o famiglia, se minore) di scegliere – eventualmente – che tipo di “educazione” ricevere. Anche socialista o cattolica. Ma a proprie spese.
E la questione redistributiva? Chi non può, perché povero, eccetera? Borse di studio in base al merito e alle capacità. Meglio se private. Lo “stato etico”, che viene contrabbandato come laico, rappresenta in realtà il prolungamento di un’idea redistributiva che conduce al predominio della scuola pubblica e al conflitto tra le varie tesi identitarie dei partiti. Cioè parliamo delle stesse forze politiche che vogliono impossessarsi della scuola per indottrinare i cittadini, proprio con la scusa dello “stato etico” (educatore). In realtà, stato "à la carte".
Ora è il turno di Fratelli d’ Italia. Poi magari di qualcun altro. Perciò il male andrebbe tagliato fin dalle radici. Come? Privatizzando.
Quanto detto, qui in Italia, al momento è irrealizzabile. Pura utopia. E di conseguenza si parla di presepi, identità, e altre mitologie reazionarie. Si chiama anche nazional-cattolicesimo. Molti italiani, per varie ragioni, non sanno ancora in quale avventura rischiano di imbarcarsi credendo vere le pericolose baggianate identitarie di Fratelli d’Italia. Si chiamano guerre di religione.
Il che spiega il nostro uso del condizionale. Nel senso che solo se si verificasse una rivoluzione liberale, allora forse si potrebbe, eccetera, eccetera. Ma così non è. Oggi al potere ci sono i nipoti e bisnipoti di Mussolini. L’"Uomo della Provvidenza" che firmò i Patti Lateranensi.
Che malinconia.
Carlo Gambescia
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