C’è una parte d’Italia, politica ed elettorale, maggioritaria in Parlamento, per la quale la lezione del 1945, non ha alcun valore, anzi da non pochi è tuttora dipinta come la vittoria delle plutocrazie occidentali.
Un’ Italia che straparla, sragiona, che si affida ai curanderi dell’economia. Poi spiegheremo il perché di questo termine. Il lettore abbia la pazienza di seguirci fino in fondo.
Un’ Italia rossobruna, che come ogni reincarnazione storica di fascismo, si aggrappa al mito distopico del né destra né sinistra.
Un’Italia che ha votato ieri contro il Mes. Di quali partiti parliamo? Fratelli d’Italia, partito dalle radici fasciste, Lega, partito razzista e nazionalista, Movimento Cinque Stelle, partito populista e sovranista. La peggiore Italia – dispiace dirlo – con la testa rivolta verso Mussolini, Hitler, Perón, Castro, Chávez.
Qui va sottolineato un punto importante: che il Mes non sia stato ratificato a causa del voto contrario del superpartito rossobruno non ha soltanto un valore antieuropeo. Si va oltre. Il voto riassume, in tutta la sua pericolosa portata, il rifiuto dell’economia capitalistica e del meccanismo fiduciario-bancario, che, se ci si perdona la fin troppo facile metafora da medico di base, sta all’organismo capitalistico, come il sistema circolatorio, sta al corpo umano.
Il rifiuto di ricorrere, in caso necessità, al prestito bancario (perché questo è il ruolo del Mes, alla stregua, per capirsi, del Fmi), significa rifiutare quel rapporto fiduciario, di fondo, una specie di trama, tra un cliente bancario che chiede un prestito, e la banca che lo concede o meno, sulla base di garanzie. Così funziona il capitalismo.
Ovviamente, si può fare un passo indietro. Chiamarsi fuori. E questo è il significato politico, diciamo di sistema, del voto contrario di ieri. Però esistono serie controindicazioni.
Il rischio è quello di scivolare verso l’autarchia, il protezionismo, cioè di rispolverare tutto l’arcaico armamentario, retorico e politico-economico, dei fascismi. Come dicevamo, "legnati" nel 1945, se ci si perdona l'espressione.
Il voto contrario di ieri, ripetiamo, prima ancora che antieuropeo è anticapitalistico. Hanno vinto i retrogradi, gli illusi del “faremo da soli”, come se non esistesse l’universo economico internazionale. Una enorme rete fitta di corrispondenze: si tocca qui, risponde là, e così via. Imprese, banche e stati non solo isole. Questa è la lezione del capitalismo. Da imparare a memoria.
Come detto sono forze politiche e forme di mentalità collettiva (si pensi ai loro elettori) che hanno come punti di riferimento i modelli economici fascisti, peronisti, castristi, chavisti.
Per tornare alla nostra metafora, rifiutare il rapporto fiduciario-bancario capitalistico significa credere che il sangue possa circolare e irrorare soltanto una parte del corpo umano. Si chieda pure a un medico come può finire. Male. E, per estensione, si ponga la stessa domanda a un economista. Come può finire? Male. Fallimenti bancari, chiusura delle imprese, disoccupazione e rialzo dei prezzi, segue calmiere, fuga di capitali, altra disoccupazione.
Insomma, i rossobruni del no al Mes non ragionano come un medico ma come un “curandero”.
Ieri hanno perciò vinto i ciarlatani dell’economia. Coloro che agli economisti preferiscono i santoni come Perón, Chávez, Castro.
Poveri noi.
Carlo Gambescia
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