giovedì 14 dicembre 2023

“Vamos por la gloria”, Presidente Milei

 


Il “paquetazo” del Ministro all’economia Luis Andrés Caputo, concordato ovviamente con il Presidente Milei, come al solito viene interpretato, in particolare dalla stampa italiana ed europea, in chiave socialdemocratica e antifascista (*).

Per capirsi:  viene giudicato come roba da nemici del popolo, secondo la consueta equazione politica, facile facile, liberalismo-fascismo. Del resto la vulgata politica, non solo europea, colloca Milei all’estrema destra. Ecco  la triste e dura sorte di chiunque oggi ami la libertà: finire automaticamente in compagnia dei nipotini di Hitler e Mussolini. Ma questa è un’altra storia.

Del “paquetazo” sfugge un aspetto che si può definire epocale, di natura-storico culturale. Un aspetto che in Europa, forse, è possibile ritrovare nelle politiche della Lady di Ferro, Margaret Thatcher, che addebitava giustamente la crisi britannica al welfarismo dei governi laburisti, succedutisi dopo la caduta di Churchill, all’indomani della vittoria. Una mentalità politica, basata su spesa pubblica a pioggia e nazionalizzazioni a gogò,  che aveva contagiato anche i conservatori. Un approccio, alla realtà politica ed economica durato, pià o meno,  trent’anni:  i  “Trenta Gloriosi” (1945-1975),  tuttora celebrati dai socialisti europei.

Era insomma una autentica analisi storica: un discrimine epocale. La Thatcher metteva un paletto: fissava la data d’inizio del declino britannico. Coraggiosamente andò avanti, ignorando le critiche interne allo stesso partito conservatore, mezzo “laburistizzato”. Non temeva l’impopolarità. Fu una ventata di aria pura liberale. Un momento magico.

Ora  Caputo –  ma è un concetto che risale a Milei –  fissa, sulla falsariga della Thatcher, la data di inizio della crisi argentina almeno a cento anni fa e al conseguente seguito di governi statalisti, peronisti e di sinistra. 

Per contro, altro aspetto importante di queste tesi è  che  intorno agli Novanta dell’Ottocento,  grazie a una serie di misure liberali,  più o meno  le stesse del “paquetazo” (di sicuro nello spirito),  l’Argentina aveva conosciuto un periodo di grande prosperità fino al termine (o quasi) della Prima guerra mondiale.

Non è questa la sede appropriata per ripercorrere la storia dell’Argentina negli ultimi centocinquant’anni, quel che è importante sottolineare è l’importanza che Milei e i suoi, a differenza della fugace esperienza Macri (come Caputo sa bene), attribuiscono alla prospettiva storica: le misure economiche, di contenimento della spesa pubblica e di liberalizzazione-privatizzazione (sintetizzando), non sono campate in aria, ma rinviano a un’analisi storica accurata.

Insomma, mai dimenticare che se un paese ricchissimo come l’Argentina (45 milioni di abitanti, nove volte l’Italia) negli ultimi cento anni ha perso la sua bussola economica, la colpa va imputata a quel ciclo politico-economico (almeno a far tempo dagli anni Trenta del Novecento), imperniato su spesa pubblica, nazionalizzazioni e protezionismo. Una pozione alla lunga venefica, usata   come fattore di consenso elettorale a breve, di facile popolarità, giocando sullo scaricabarile governativo: la colpa era sempre dell’altro governo o de “el yanqui”.

Milei e Caputo sembra vogliano mettere fine a questa giravolta, andando alle radici. E soprattutto di  non temere l’impopolarità. Anche perché sono misure sbandierate in una campagna elettorale, vittoriosa, all’insegna di un elettrizzante “Vamos por la gloria”, pezzo famoso di un gruppo rock argentino, La Beriso, prediletto da Milei e usato durante la campagna (*). Ecco qual è la chiave per un “nuovo” liberalismo: non avere paura dell’impopolarità.  Puntare alla gloria, però nel senso contrario dei cosiddetti "Trenta Gloriosi" dei socialisti.

Sappiamo benissimo che il riferimento al rock è puro “colore” politico. Però, a chiunque voglia oggi scoprire la grandezza, la “gloria”, anche di prospettive, dell’Argentina liberale all’inizio del Novecento, consigliamo di leggere Fra i due mondi (1913), il capolavoro letterario e filosofico di Guglielmo Ferrero. Una sorta di Montagna incantata (1924), ma in mezzo all’Oceano: il romanzo, trapuntato di dialoghi e conversazioni tra personaggi emblematici si svolge su un transatlantico e non tra le mura di un sanatorio come nel romanzo di Thomas Mann. Ferrero che aveva viaggiato in lungo e  in largo per l’America di lingua ispanica, parlava di cose conosceva molto bene. A suo avviso l’Argentina, poteva rappresentare rispetto agli Stati Uniti, civiltà della quantità, una civiltà della qualità: liberale e moderna nelle pratiche, ma antica nel cuore latino (***).

Purtroppo, in Italia, Ferrero viene considerato un autore minore e non lo si legge quasi più. Però si continua a credere nell’equazione politica liberalismo-fascismo. E di conseguenza a capire poco o nulla di quella che potrebbe essere la “rivoluzione” Milei.

Certo, se non arretrerà. Però al momento si può parlare di una lezione di cultura storica e di amore per la libertà che potrebbe essere utile anche per l’Italia, dove la mentalità welfarista, risale almeno dalla dittatura fascista. Strano paese l’Italia. Sembra andare al passo del gambero. Oggi vede addirittura i nipoti e bisnipoti del duce al governo.

Concludiamo con un appello: “Vamos por la gloria, Presidente Milei. Avanti tutta!”.Se l’esperimento liberale riuscisse potrebbe essere un esempio per l’Italia.

Qui però sorge spontanea la domanda: dove sono finiti i liberali italiani?

Carlo Gambescia

(*) Qui la sintesi delle misure: https://www.pagina12.com.ar/694570-el-paquetazo-del-ministro-caputo-en-15-frases . Qui la versione integrale dell’ intervento di Caputo : https://www.youtube.com/watch?v=eJQvxvEVA8k .
(**) Qui:  https://www.youtube.com/watch?v=newqmCxSyns .
(***) Di Ferrero si veda Bogdan Raditsa, Colloqui con Gugliemo Ferrero, Edizioni Il Foglio 2022.

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