Dal 2014 ho una pagina Facebook. Ho quasi cinquemila amici. Vi posto gli articoli quotidiani che pubblico in prima battuta sui miei due blog: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/ e https://cargambesciametapolitics.altervista.org/ .
Sono un sociologo e gli articoli che scrivo vertono su questioni di tipo politico, culturale, sociale, economico. Tematiche che riconduco nell’alveo della “metapolitica”, disciplina che, senza alcuna falsa modestia, credo di aver reinventato e ricondotto nei normali canali metodologici della ricerca scientifica. Politicamente sono un liberale, ma non sono iscritto né voto alcun partito che porti questo nome. Mi riconosco nei valori della modernità occidentale. Per dirla con Popper nei principi della società aperta.
Devo ammettere onestamente di aver sempre pubblicato liberamente i miei articoli su Facebook. Con la “Comunità”, diciamo, massima armonia.
Tuttavia questa settimana due miei scritti, il primo sul conflitto nell’Est europeo, il secondo sulla nuova inquilina di Palazzo Chigi, sono stati rimossi. Articoli non diversi, per contenuti, dalle tante altre analisi metapolitiche pubblicate su Facebook. In 9 anni quasi 3000 articoli, un milione e trecentomila visualizzazioni soltanto su http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/ .
La spiegazione ufficiale – di Facebook – ha ricondotto la rimozione a una normale misura antispam. Ciò mi è stato notificato attraverso gli schemi rigidi di una comunicazione predefinita basata sull ’apertura di apposite finestre, fornite di risposte preordinare da vistare. Una cosa, direi, umanamente pietosa.
A parte questo aspetto imbarazzante, non è comunque simpatico, per usare un eufemismo, liquidare in questo modo chi abbia all’attivo, come il sottoscritto, la pubblicazione di non pochi libri, saggi, articoli, traduzioni, tra i quali da ultimo un “Trattato di metapolitica” in due volumi. Perché alla mancanza di rispetto verso la persona (liquidata nel modo umanamente pietoso di cui sopra), si unisce la mancanza di rispetto verso lo studioso, quindi non tanto verso di me – Carlo Gambescia – ma verso la “figura”, ossia verso chiunque abbia dedicato la vita alla conoscenza. Liquidato, per così dire, con un “clic” in automatico. Senza leggere, senza capire, senza contestualizzare.
Non credo ai complotti e neppure sono affetto dalla famigerata sindrome del genio incompreso. Quando sono al massimo della vanità mi considero una specie di Pareto tascabile. O se si preferisce un Max Weber spiegato al popolo. Insomma, mi sono pacatamente chiesto perché il “potere” dovrebbe preoccuparsi per quel che scrive un povero “untorello” manzoniano: uno studioso che non ha “agganci” in alto di alcun tipo, che non ha incarichi istituzionali e che non appartiene organicamente a nessuna cordata partitica, meno che mai liberale.
Eppure dal 2014, quanti governi sono passati? Non pochi. Mai avuto un problema. Ora però le cose sembrano mutate. Riconosco onestamente di non essere stato tenero fin dall’inizio con il nuovo governo di destra. E neppure con gli aggressori, eccetera, eccetera . Ma sempre argomentando e sul piano dell’analisi scientifica. Sfido chiunque a provare il contrario.
Perciò continuo a chiedermi: possibile che Facebook, una struttura indipendente e meritoria per tanti aspetti, si presti a giochi politici? Anche ammesso che vi sia stata segnalazione di terzi soggetti che non apprezzano i miei scritti?
Poi, ripeto, perché accanirsi contro un povero “untorello”? Alcuni amici che di digitale ne capiscono più di me hanno imputato la colpa alle dinamiche in via di perfezionamento dell’Intelligenza Artificiale, applicate anche da Facebook. Quindi mi hanno consigliano di avere pazienza.
Può darsi pure che abbiano ragione. Però la dinamica IA, che funziona per parole chiave (il lettore può facilmente immaginare quelle usate nei nostri articoli…) avrebbe dovuto colpire non solo il sottoscritto. O no?
Se fosse come dicono gli “esperti”, dovrebbe essere in atto una specie di pandemia digitale, capace di colpire sia i sostenitori che gli oppositori del governo di destra come pure delle due parti in guerra… Inoltre, si badi bene, il contagio “terminologico” dovrebbe infierire anche sugli osservatori “neutrali”: su coloro che usino casualmente le parole chiave di cui sopra. Non mi sembra però sia così.
Sono attonito. E comunque la si metta, non mi trovo più mio agio su Facebook. Sto perciò valutando l’idea di chiudere la pagina. O comunque di non pubblicarvi più alcun contributo. Dietrologie o meno, mi sento sotto rischio di censura, soprattutto per il futuro. E per chi scrive, e non solo per chi come me imbratta carta professionalmente da quasi cinquant’anni, il fiato sul collo del censore è qualcosa di indescrivibile e di insopportabile.
Se possibile, però, prima di prendere qualsiasi decisione, vorrei ascoltare il parere degli amici lettori, soprattutto di Facebook, che in ogni caso potranno continuare a seguirmi sulle pagine del blog. Aperte anche ai commenti.
Grazie a tutti e buona giornata.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento